C'è l'epopea di una grande saga famigliare: quella (vera) dei Florio. Ma anche la storia d'Italia, i moti borbonici, le battaglie per l'Unità. E pure gli scontri di classe che vedono la borghesia contendere fama e potere a una nobiltà arroccata sui propri privilegi. Insomma, nella serie tv I leoni di Sicilia c'è un universo, dai mille volti, che riemerge dal passato - per la precisione dal nostro Ottocento - , con il suo codazzo di abiti, cappelli, cappellini, mantelline, carrozze e regge sfarzosa. Eppure alla fine a rimanere impresso è soprattutto l'amore tormentato tra Vincenzo Florio e donna Giulia: una relazione che parte come da canovaccio (primo incontro - colpo di fulmine - si odiano - litigano - si amano), arriva solo al terzo episodio ma poi si porta via tutta la scena. Perché non è il solito amorazzo idilliaco: è un manifesto sociale. Vincenzo è infatti un uomo "portatore sano del patriarcato", come lo definisce il suo stesso interprete Michele Riondino, mentre Giulia è una giovane donna che racchiude in sé tutti i capi saldi dell'empowerment femminile. Due mondi, e due mentalità, opposti ma che si attraggono inesorabilmente. Il loro amore è una lotta sociale i cui risultati hanno fatto la Storia. La Storia di noi donne.
A sottolinearlo è proprio Miriam Leone che, alla Festa del cinema di Roma, è intervenuta per presentare I leoni di Sicilia, i cui primi quattro episodi saranno disponibile dal 25 ottobre sulla piattaforma Disney+, mentre i restanti saranno rilasciati dal 1 novembre. "Sono grata di aver interpretato questo personaggio", ha esordito l'attrice. "Avevo regalato il libro a mia madre e a tutte le donne della mia famiglia dicendo loro: questa storia fa parte di noi, parla della nostra vita". Se oggi infatti possiamo sposare chi amiamo, lavorare e coltivare i nostri interessi è perché, nel passato, è esistita un'eroina come donna Giulia, che si è battuta per i propri diritti. "Donna Giulia decide per il proprio destino non solo perché ama Vittorio: lo fa prima di tutto per se stessa", spiega senza fare troppi spoiler Leone. "A un certo punto capisce di non stare vivendo la propria vita. Si rende conto che quello che è davvero disonorevole è accettare l'esistenza che gli uomini, e il patriarcato, hanno deciso per te". Poi, come se la donna potesse ancora sentirla, fa una pausa e aggiunge: "Giulia, grazie per averci reso un po' più libere".
Le fa eco Riondino: "Giulia lotta contro un'idea di patriarcato di cui Florio è un portatore sano", concorda. "Di quest'uomo mi ha affascinato il suo modo di vivere totalmente orientato verso il futuro: è un visionario, un viaggiatore, un precursore dei tempi. è stato testimone della rivoluzione industriale in Inghilterra e aveva una visione della Sicilia legata al progresso".
Tra le figure femminili chiave c'è però anche il personaggio interpretato da Ester Pantano: Giuseppina, la mamma di Vincenzo. Una donna che è stata costretta a sposare il marito Paolo (Vinicio Marchioni) quando in realtà era amata, corrisposta, dal fratello Ignazio. "Paolo racchiude in sè la somma di tutti i vari padri e padroni che si sono succeduti nelle nostre epoche", spiega Marchioni, "erano uomini concentrati solo a costruire qualcosa, a fare soldi: non si preoccupavano dei sentimenti. Oggi per fortuna non è così, anche se noi maschietti dobbiamo fare ancora molti passi avanti". Anche Pantano sottolinea come "Giuseppina sceglie di sposare Paolo perchè così avevano deciso per lei. Per questo si ribella quando lui vuole lasciare la Calabria e andarsene in Sicilia: è l'ennesima decisione sul suo destino che è costretta a subire".
Dietro alla macchina da presa c'è poi Paolo Genovese: "Onestamente non conoscevo la storia della famiglia Florio, che ho appreso leggendo il libro da cui è tratta la serie", ammette, "a conquistarmi sono stati soprattutto i contrasti, a tutti i livelli". Immediato il paragone con il Gattopardo: "se il film raccontava l'immobilismo, noi invece mostriamo la forza del cambiamento insita in quell'epoca, leggendola non dal punto di vista della nobiltà bensì della borghesia". Il risultato è una serie ad alto budget, dalle grandi ambizioni che ci mostra una Sicilia meno nota: rigogliosa e imprenditoriale. "Finalmente si parla della mia terra senza raccontare storie di mafia", chiosa Miriam Leone.