Secondo il rapporto globale sull'ageismo pubblicato dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2021, all'intersezione tra età e sessismo, le donne anziane affrontano forme uniche di disuguaglianza e discriminazione. L'ageismo non è una di quelle parole nate con casualità: è una forma di discriminazione ben radicata nella società, visibile anche nelle dinamiche lavorative. Il caso denunciato via social da Ainett Stephens ha riacceso il dibattito a riguardo, instillando la domanda: perché la tv italiana non ha ancora imparato ad accettare la vecchiaia femminile.

Nel circolo vizioso in cui la rappresentazione televisiva pesca dalla società e viceversa, lo scambio di modelli porta a situazioni come questa. La vicenda nasce con l'annuncio del remake del Mercante in fiera, programma del 2006 condotto da Pino Insegno che ieri come oggi presiederà lo show, ma questa volta su Rai2. Durante un'intervista rilasciata per la promozione del programma a DavideMaggio.it, Pino Insegno ha spiegato che nulla varierà nella struttura del Mercante in fiera, fatta eccezione per la figura della Gatta nera, che nella prima edizione vedeva Aniett Stephens affiancare il conduttore. "Ovviamente ci sarà la Gatta Nera, la stiamo cercando" ha dichiarato Pino Insegno, aggiungendo una postilla ostica "Ainett è diventata un po’ più grande, sono passati tanti anni, resta indimenticata icona di quel programma".

La risposta di Stephens non ha tardato ad arrivare, sottolineando tramite le storie Instagram come dietro queste parole ci sia una forma di discriminazione da parte del conduttore: "Ha fatto un comunicato dicendo che non mi ha riconfermata perché sono invecchiata" aggiungendo "Vedere che ci sono persone […] rimaste legate a questi antichi retaggi, pensando che le donne a 40 anni ancora oggi sono vecchie, è inammissibile". Al netto delle polemiche, è innegabile che la televisione italiana adotti un doppio standard, in cui il presentatore - tendenzialmente uomo, bianco, maschio, etero, cis e abile - ha spesso e volentieri un'età che supera i 50 anni, mentre è accompagnato alla conduzione da donne nettamente più giovani.

Ne è stato un esempio il Festival di Sanremo nei suoi tanti anni tra scivoloni e riprese, lo sono gli show che vanno in onda ogni prima serata: la presenza femminile è molto più frequentemente assoggettata alle regole di bella presenza e giovinezza che, pur essendo intrinseche alle logiche antiquate dello showbiz, sono oggi molto più stringenti per le lavoratrici femminili rispetto alla controparte maschile. I social in questo senso hanno regalato una forma di visibilità, uno spazio di discussione, di denuncia e critica a chi viene condannato all'oblio televisivo. E la cui voce oggi non deve più essere ignorata, in favore di un cambiamento che sia prima di tutto culturale.

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