Carlo Conti ci sta pian piano mostrando il suo piano d’azione: super ospiti strategici (da Damiano David a Jovanotti), co-conduttori per tutti i gusti (da Alessandro Cattelan a Elettra Lamborghini, da Bianca Balti a Geppi Cucciari), fino ai cantanti, scelti ormai secondo la tradizione pescando tra gli idoli della nuova leva pop e rap (Bresh e Gaia), con un occhio al bel canto delle vecchie glorie (Massimo Ranieri), senza dimenticarsi degli artisti “impegnati” (Willie Peyote e Simone Cristicchi) e con una bella strizzata d’occhio al gossip nostrano (Fedez e Tony Effe). Tra i 30 big in gara al Festival di Sanremo, noi di Elle ne abbiamo scelti 6. Ecco su chi scommettiamo.

Noemi con Se t’innamori muori

La cosa affascinante di Noemi, che a Sanremo è di casa, è che negli anni ci ha reso partecipi del suo cambiamento, della sua rinascita, della riscoperta dell’amore per se stessa. «A un certo punto mi sono sentita totalmente fuori fuoco- spiegava nel 2021- chiusa in un vicolo cieco, e invece volevo tornare appassionata di me e di quello che mi circonda.

fashionable garment with a unique neckline against a solid red backgroundpinterest
Nicolò Parsenziani

A cominciare dal mio corpo, volevo sentirmi bene. Ero come un minatore che cerca la vena d’oro. Una volta che sono riuscita a ritrovare un equilibrio ho pensato: come può la musica che ami ridarti nuova linfa? Allora mi sono avvicinata all’underground, ho cercato autori giovani, dovevo confrontarmi con cose nuove». Non ha cambiato idea, la cantante italiana con la voce più blues di tutte, e per questo suo ottavo Festival s’è affidata alla scrittura di due autori che di pezzi vincenti ne sanno qualcosa: Mahmood e Blanco. Lei, che dall’esordio a X Factor 2008 a oggi ha realizzato sei album in studio, conquistando tre dischi d’oro e 18 di platino, e che nel 2024 ha anche debuttato come attrice nella serie tv Adorazione, ci metterà il suo tocco finale: quel graffio, quell’increspatura che nessun altro in Italia ha.

Achille Lauro con Incoscienti giovani

Quella tra Achille Lauro e Sanremo era diventata una relazione problematica, di quelle che sai che possono tornare a funzionare purché si venga a patti col fatto che si è cresciuti e cambiati. La prima volta di Lauro a Sanremo, nel 2019, gli aveva fatto raggiungere gli obiettivi a cui ambiva: aveva attirato l’attenzione, aveva allargato il suo pubblico, s’era preso le copertine, le ospitate televisive, la prima fila alla Milano fashion week. In parallelo, però, Lauro aveva mantenuto un rapporto strettissimo con i fan delle origini, della trap di borgata. Non hanno funzionato in modo ugualmente efficace partecipazioni successive: Me ne frego, in gara nel 2020, era troppo simile a Rolls Royce e l’anno dopo, in versione super ospite fisso, Lauro peccò di eccesso di enfasi e carenza di auto ironia, finendo con l’annoiarci un po’. Alla sua quarta volta a Sanremo, terza da concorrente, è passato quasi inosservato, complice il fatto che fossero arrivati altri, come Mahmood e Blanco a portare la ventata di freschezza di cui il festival ha bisogno per poter continuare a piacere.

Nel 2024, lui che nel suo libro Sono io Amleto scriveva di non essere “mai triste e mai felice” è invece apparso contento, risolto e, ci perdonerà questo aggettivo non proprio sexy, “sereno” in versione giudice di X Factor, dove la passione che ha messo nel ruolo l’ha portato, primo nella storia del programma, ad arrivare con tutta la squadra in finale. Rinvigorito da questa sua inedita modalità di essere umano pacificato col mondo, torna a Sanremo alzando le aspettative. Anche perché Lauro è uno che con la sua musica, le sue esibizioni e il suo personaggio ha offerto un modello di mascolinità diverso. In un mondo di gente che dichiara l’adesione a precisi codici comportamentali, a una formula fissa, Lauro è la variabile impazzita. Non si è mai limitato a raccontare l’esistente ma ci ha sempre fatto intravedere un’alternativa, ed è questo che ci aspettiamo dal suo Sanremo 2025.

Joan Thiele con Eco

Joan Thiele ha festeggiato la notizia di essere in gara a Sanremo 2025 condividendo un video di lei diciottenne alle prese con una cover dei Led Zeppelin. A dirci che è partita da lì, dall’hard rock e dall’inseparabile chitarra, questa cantautrice di origini svizzero-colombiane e cresciuta tra Cartagena, Londra e Milano, prima di avventurarsi ovunque l’ispirazione la chiamasse. Perché uno dei grandi talenti di Joanita, come ama essere chiamata, è quello per le collaborazioni, innumerevoli, con altri musicisti.

Una predisposizione naturale che in parallelo a un album, Tango, due ep, una raccolta e un David di Donatello nel 2023 per la miglior canzone originale con il brano Proiettili, colonna sonora del film Ti mangio il cuore, le ha permesso di punteggiare con il suo stile in continua tensione tra la contemporaneità dell’urban e l’eleganza del passato, ora il pop raffinato di Colapesce e Dimartino, ora il rap autoriale di Marracash, ma anche la psichedelia elettronica di Mace, l’anima soul di Venerus e il lato più intimo dell’amica Elodie.

Lavorare con artisti anche molto diversi da lei (Joan è stata anche una de Le ragazze di Porta Venezia di MYSS KETA) le è stato, come ci raccontava qualche anno fa, «fondamentale. Ci si contamina, ci si aiuta, ci si confronta». E a proposito di aiuti, quell’anima rockettara unita al fatto di avere nelle gambe anni e anni di gavetta sui palchi di tutta Europa e oltre, saranno per Joan Thiele alleati preziosi al suo primo, ed era ora, Festivalone.

Marcella Bella con Pelle diamante

Quando ad aprile dello scorso anno è stata ospite del programma di Francesca Fagnani Belve, abbiamo capito che non è Anna Pepe la vera baddie della musica italiana: è lei, Marcella Bella, classe 1952, da Catania.

71th sanremo music festival 2021 day 2pinterest
Jacopo Raule / Daniele Venturelli//Getty Images


Accomodata sullo sgabello più rovente della tv italiana, ha candidamente confessato d’essere ossessionata forse più dei Jalisse dal palco dell’Ariston. «Non riesco ad andare a Sanremo, nonostante canzoni bellissime, a detta degli altri. Non mi prendono. Non sono stata nella rosa per 5 anni e ho pensato che forse Ama non mi ama». Vogliamo credere che sia stata sua l’esultanza più scomposta alla notizia di essere stata scelta per la sua decima partecipazione al festival. Su quel palco, Bella arriva più affamata di una ventenne, e fedele a un solo credo, ripetuto come mantra nelle interviste: «La mia più grande fan sono io».

Rose Villain con Fuorilegge

Se mi chiedessero il nome di qualcuno che lo scorso anno ha fatto per davvero quella cosa che tutti dicono di voler fare a Sanremo, e cioè divertirsi, risponderei Rose Villain.



Che, arrivata 23esima su trenta, ha poi dominato le classifiche con la sua Click Boom, canzone-manifesto di una musicista che sta stretta in un solo genere, e quindi ne prende manciate e li mischia tutti assieme. Rose Villain è musicalmente avventurosa, e infatti il suo secondo disco, uscito poco dopo il festival, Radio Sakura, è un melting pot di ispirazioni: c’è la bachata di Come un tuono insieme al compagno di Sanremo 2025 Guè, c’è il punk, la ballad, il rap, la cassa dritta, l’urban raffinato. Con un repertorio così variopinto, Rose, all’anagrafe Rosa Luini, si gioca questo secondo festival all’insegna dell’imprevedibilità: farà una seconda Click Boom o se ne uscirà con un pezzo punk, come punk sono le parti più convincenti dei suoi live? Stavolta arriva all’Ariston come una rosa della musica pop italiana finalmente sbocciata, e con buone chance di, azzardiamo, arrivare almeno in top ten.

Lucio Corsi con Volevo essere un duro

Con Carlo Verdone Lucio Corsi era stato a un festival immaginario (succede nella terza stagione della serie Vita da Carlo), e alla fine ha scoperto, come racconta, «che era una storia vera sotto forma di bugia, solo che non lo sapevo ancora».



Tornava tutto troppo, a questo cantautore maremmano con il viso da elfo e una poetica rara nel panorama musicale italiano, per ignorare i segnali: «Ero circondato - ha spiegato a un mese dal suo debutto sul palco dell’Ariston - da vari Carlo, e poi avevo già il disco in preparazione che infatti uscirà dopo Sanremo. E poi Verdone è un bluesman, ha quella malinconia, la musica dentro». E insomma, eccolo in gara, come nome più inaspettato ma anche molto atteso, perché è dal 2014 che Corsi, con quell’aria da menestrello glam rock, ci regala musica senza tempo che disegna immagini bellissime.

Una musica rodariana, verrebbe da dire, che è puro sogno. «Le canzoni che raccontano la realtà - dice Corsi - così com’è mi annoiano, le forme d’espressione devono andare da altre parti, ingannare, far credere di essere altro. Le canzoni servono per fuggire». Arriva al suo primo Festival a 31 anni, e dopo una gavetta che lo ha portato a suonare in strada, anche a Milano e che per lui è stata la scuola più importante: «Devi fermare le persone, attrarre l’attenzione, farle rimanere. Ti crei delle basi solide, così non vacilli. So di essere pronto per Sanremo, per l’esperienza di quel palco, per questo motivo».