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Joseph Okpako//Getty Images
Lorde


Lorde (Nuova Zelanda)

Si intitola Virgin, il nuovo disco della 28enne di Takapuna, Ella Marija Lani Yelich-O’Connor, in arte Lorde, come a voler dire che l’intento, oggi, è ricominciare daccapo e riconnettersi (spiritualmente) a quel capolavoro che fu il suo esordio Pure Heroin, pubblicato quando aveva solo 16 anni. A differenza degli ultimi due lavori precedenti, pubblicati con cadenza quadriennale, qui Lorde ha afferrato il testimone brat da Charli XCX ed è tornata in modalità sfrenata. Sia nelle liriche sia nel sound. Virgin è, infatti, un ritorno al mondo synth pop che Lorde aveva esplorato in Melodrama, ma con una produzione più minimal e pulita. Un disco potente, commovente, personale e universale, ma anche pieno di bang, che rimette la musicista neozelandese al centro del pop.

Brani consigliati: Broken Glass; Current Affairs; GRWM.

Joalin (Finlandia)

Prima della carriera solista, Joalin, 23 anni, da Turku, Finlandia, ha fatto parte del gruppo pop Now United creato da Simon Fuller, già manager delle Spice Girl. Seguitissima sui social nel suo Paese, ha iniziato a fare musica da sola all’insegna dell’intersezione culturale. Per lei, infatti, la specialità della casa è mischiare due mondi lontanissimi tra loro: la cultura nordica e l’universo sonoro latino (Joalin ha vissuto in Messico e Spagna). Il risultato è un pop molto moderno che punta dritto alle classifiche, rimanendo cool.

Brani consigliati: Mis Sueños; GUM; La Chica-Cá.

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D.R.
Gelli Haha durante un live

Gelli Haha (Usa)

Nata a Boise, in Idaho, lo stato delle Montagne Rocciose, Gelli Haha è un’artista tutt’altro che spigolosa. Al contrario, ama costruire mondi pop come parchi gioco, fatti di colori primari, con superfici gonfiabili su cui rimbalzare felici. Dal vivo, è coerente con il suo animo fastaiolo-onirico: spara in aria bolle di sapone, circondata da creature marine e ballerini vestiti da pugili. Il suo dance-pop deliziosamente strano pesca a piene mani da sintetizzatori vintage e ispirazioni 80’s e suona come un gioiellino pop new wave europeo.

Brani consigliati: Bounce House; Normalize; Funny Music.

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D.R.
Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi, il duo italiano di Le Feste Antonacci.

Le Feste Antonacci (Italia)

Uomini cani gabbiani, appena uscito per Panico Dischi, è il primo album di Giacomo Lecchi D’Alessandro e Leonardo Rizzi, duo irresistibile da Genova e Siena, che fa musica, in realtà, da più di sette anni. Sette tracce per quasi mezz’ora d’ascolto, con momenti di follia memorabili (vedi Siena/Firenze, con il suo muro sonoro violento eppure magnetico e le parole incomprensibili) e canzoni puramente pop, quelle con il ritornello perfetto da cantare a squarciagola, occhi chiusi e braccia al cielo, come Ora è meglio di prima.

Brani consigliati: tutto Uomini cani gabbiani e qualche traccia del passato come Sigarette e Diverso.



Rusowsky (Spagna)

Nato nel 1999 da una famiglia bielorussa trasferitasi a Madrid, Rusowsky conta su una formazione classica che, nel corso della sua poliedrica carriera, ha messo al servizio dell’universo musicale tutto: dall’R&B al flamenco, dal pop sinfonico al funk brasiliano fino all’hip-hop. Il suo disco d’esordio come solista (proviene dalla crew dei Rusia-IDK) si intitola Daisy ed è una delle cose più divertenti e sincere che potrete ascoltare nel 2025. Ma soprattutto è una prova artistica formidabile, basti dire che la traccia elettro-merengue MalibU, così meravigliosamente stratificata, non è stata registrata da un ensemble di musicisti, bensì è prodotta ed eseguita interamente da lui.

Brani consigliati: Johnny Glamour; Liar!; Kinki Fígaro.

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La rapper sudafricana Moonchild Sanelly

Moonchild Sanelly (Sudafrica)

La pettinatura blu elettrico di Moonchild Sanelly è ormai un marchio registrato in Sudafrica, dove le sue rime sex-positive le hanno fatto conquistare un folto pubblico per lo più di gen Z, ma la rapper e cantante merita da tempo un riconoscimento internazionale mainstream. Finora era apparsa come ospite (indimenticabile) in brani di popstar come Beyoncé e band come i Gorillaz, per i quali ha cantato in Xhosa, la sua lingua madre. Oggi con Full Moon, il suo terzo lavoro in studio, fa il salto necessario per prendersi gli occhi del mondo senza bisogno di essere guest di nessuno. Qui c’è abbondanza di grinta e sfrontatezza, come nella migliore tradizione delle rapper diventate popstar vedi Nicki Minaj, ma con un atteggiamento più pungente, con ampio spazio all’ironia. E se in uno dei brani più divertenti dell’album, Do my Dance, ribadisce che tutto ciò che vuol fare è ballare, alcuni pezzi riflessivi la rendono più tridimensionale rispetto al passato.

Brani consigliati: To Kill a Single Girl (Tequila); Gwara Gwara; Scrambled Eggs.



Jayda G (Canada)

Cresciuta in una piccola comunità rurale nella Columbia Britannica, in Canada, Jayda G, 35 anni, dj e producer, ha avuto modo di vedere da vicino il potere rigenerativo della natura (è anche tossicologa ambientale). Per questo nel 2024 ha realizzato un documentario, Blue Carbon, sulla crisi climatica. Nonostante il presente sia un disastro, però, è ottimista, come la sua musica, una gioiosa house infusa di soul e disco. In un’era in cui la musica techno si è presa tutto – estetica, suono, chiusura in sé stessi – l’artista canadese, ora di stanza a Londra, crea nei suoi live un viaggio quasi monografico dentro la Chicago House, mentre in studio si è concessa una profonda e a tratti dolorosa introspezione con l’album Guy (che è il suo cognome), dedicato all’amato padre, scomparso quando lei aveva 10 anni. Insomma, Jayda G è una creatura ricca di fascino e sfumature, che ci piace osservare in ogni cosa che fa.

Brani consigliati: i video su YouTube di tutte le sue Boiler Room.



Luzai (Italia)

Artista autodidatta di origini italo–camerunesi con base a Milano, Luzai è una cantautrice e produttrice dall’approccio visionario, che si muove con audacia nell’universo dell’avant-pop, costruendo un sound unico che fonde elettronica sperimentale e suggestioni di artisti come Sophie, Doechii, Sevdaliza, Arca, FKA Twigs e Björk. Estranea, il suo nuovo album uscito per Asian Fake, è un manifesto intimo e politico, un viaggio sonoro e identitario che riflette l’esperienza di chi cresce in Italia da genitori immigrati, tra appartenenze frammentate e resistenza quotidiana. Un titolo che trasforma un’etichetta in un atto di consapevolezza e riappropriazione. Il viola, colore guida del progetto, diventa simbolo di questa complessità: sacro e proibito, arte e ribellione.

Brani consigliati: tutto Estranea.



AFFA (Francia)

A maggio è uscito un disco bellissimo: Underground Music Superstar Vision di AFFA, un’artista di origine senegalese cresciuta a Parigi che scrive, compone, canta e rappa (in francese). Il suo nuovo lavoro è breve e conciso, come un manifesto. Il senso del limite è misura e ritmo. Un fuoco che arde, una certezza, un pugno alzato, una dichiarazione di indipendenza, la forza del mondo in 17 minuti.

Brani consigliati: ascoltate Underground Music Superstar Vision dall’inizio alla fine, ne uscirete rinvigorite.