Antidivo per eccellenza, è difficile trovare una frase, un’immagine, un aneddoto di quelli che possano fare di Jannik Sinner un personaggio eccentrico da copertina. Per lui parlano i risultati, metodicamente, quasi freddamente raggiunti: fresco trionfatore nei tornei di Vienna e Pechino, numero 4 del mondo (dalle nostre parti non accadeva dai tempi di Adriano Panatta, negli Anni 70), numero uno del tennis italiano. Il bello è che di italiano sembra avere pochissimo: altoatesino, 22 anni, è cresciuto tra le Dolomiti di San Candido, quasi ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, al confine fra Italia e Austria. E quasi al confine con il cielo: papà Hanspeter e mamma Siglinde hanno lavorato per 20 anni in un rifugio di montagna della Val Fiscalina, lo sci è stato il suo primo amore e infatti una volta ha detto: "Paura su un campo da tennis? Non può averne uno che si è lanciato in discesa libera dalla cima di un monte".

Di base, i suoi concetti sono due: "Mi piace giocare (a tennis) e gioco per vincere". Dicono che non sia introverso, ma semplicemente essenziale e concreto. Oltre che riservato: pare che abbia troncato la sua storia con l’influencer Maria Braccini, dopo che lei si era permessa di pubblicare un loro selfie privato su Instagram. Adesso, sul fronte sentimentale, è il turno della modella meranese Laura Margesin, che ha capito il tipo e non dice una parola. La modestia è senz’altro uno dei punti di forza di Jannik: può sconfiggere l’universo e ancora sarebbe lì a ripetere che sul servizio e nelle smorzate deve ancora migliorare. Quando ha battuto per la prima volta il temibilissimo Medvedev, gli ha detto: "Grazie per avermi fatto vincere almeno una partita". E il russo gli ha risposto: "Se non sbagli più niente, è impossibile batterti".

Di sicuro, sono pronti a scommettere in molti, non si monterà la testa, anche se piovono successi e diluviano denari: è infatti già testimonial di grandissimi marchi. Dal mondo fashion a quello della scuola, tutti lo cercano, perché è un ragazzo d’oro in ogni senso: a livello finanziario, nel solo 2023, ha portato a casa 5 milioni di euro in premi da vittorie sportive (12 in tutto nella sua carriera), più 15 dagli sponsor. La Nike, in particolare, gli ha appena giurato eterno amore con un contratto decennale da 15 milioni l’anno. A livello umano non ha mai litigato con nessuno, ne è quasi ontologicamente incapace, e Roger Federer, forse il giocatore più amato ed elegante degli ultimi tempi, prima del ritiro lo aveva scelto come compagno ideale per allenarsi. Questione di carattere: Jannik è buono come il pane e forte al limite dell’indicibile. "Nei punti importanti tiro meglio e più forte", dice con disarmante semplicità. Solo quando parla di papà sembra sgelarsi un pochino: "Vivo fuori casa da quando avevo 14 anni, e finalmente l’ho convinto a entrare nel mio staff per passare più tempo insieme e curare la dieta: è pur sempre un grande chef, cucina da 40 anni, molto meglio di come gioca a tennis...".

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Fred Lee//Getty Images

Ora a Sinner manca l’ultimo acuto: la vittoria in uno Slam, uno dei quattro tornei più importanti al mondo. Può farcela, magari con l’aiuto dei suoi tifosi personali che hanno cominciato a seguirlo ovunque e che stanno accendendo nel Paese un’autentica Sinner mania. Li si può notare vestiti da carota, in una specie di pigiama arancione spinto, in omaggio alla carota che un giorno hanno visto mangiare al campione durante un cambio campo, al posto della consueta banana. Si sono chiamati “carota boys” anche in omaggio al colore dei capelli di Jannik. Partiti in sei amici piemontesi, stanno crescendo per numero e passione, spalleggiati da un’altra colonna personale e portante del giocatore: il fratello Mark, di tre anni più grande di lui. Di origini russe e adottato dai genitori di Jannik quando temevano di non poter avere figli, è il primo tifoso del tennista, anche se nella vita fa tutt’altro, ossia l’istruttore dei vigili del fuoco. Il resto del team di Sinner è composto da un doppio coach e da un preparatore atletico che lo ha enormemente rinforzato negli ultimi tempi a livello di muscoli. Adesso dicono che il problema sia staccare Jannik dal campo di gioco per distrarlo ogni tanto: chi gli è vicino ci riesce solo con burraco e scala 40. Ma resta molto più forte con la racchetta in mano.


Questo articolo è apparso su GENTE n.45, in edicola dal 10 novembre 2023