E pensare che i suoi due primi debutti cinematografici d’autore (Tempo di swing, di Jonathan Demme, e La rosa purpurea del Cairo, di Woody Allen) erano stati vanificati dalle inappellabili regole del montaggio, rimasti sul pavimento della sala moviola. E quindi poco l’aveva consolato l’esordio ufficiale nella parte di un amish in Witness-Il testimone, del maestro Peter Weir: veramente pochi secondi e appena un paio di battute. Si potrebbe spiegare così psicanaliticamente la prudenza con cui Viggo Peter Mortensen jr. ha sempre maneggiato la sua carriera, mantenendosi parecchie uscite d’emergenza: pittore, fotografo, poeta, musicista, perfino editore, quasi un uomo rinascimentale.

Per troppo tempo la reazione del pubblico era stata «ma dove ho già visto quel tipo?», e più che il nome la curiosità riguardava la sua nazionalità: danese come il padre (Viggo Peter senior) o americano, come la madre (Grace)? Insomma, sembrava un mestiere poco affidabile e molto soggetto al caso e alla jella. Finché il karma lo rimborsò con gli interessi: un suo giovane collega, Stuart Townsend, protagonista di una intera trilogia di film, si dimostrò troppo giovane a riprese già iniziate, e il regista/produttore Peter Jackson gli offrì di rimpiazzarlo, con 24 ore di preavviso. Sì, era il Signore degli anelli e il ruolo quello di Aragorn. E Viggo, pur sempre cauto, fu autorizzato, anzi spinto, a partire da suo figlio Henry, fan dei romanzi di Tolkien.

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D.R.
Una scena di I morti non soffrono

Dissolvenza, ed eccoci a oggi, anzi a dopodomani 20 ottobre, quando Viggo compie 65 anni. È ormai una felice superstar internazionale (tre candidature all’Oscar), a Roma viene festeggiato con un Premio alla carriera, una masterclass, e la proiezione di I morti non soffrono, il suo secondo film da regista (di cui è anche interprete, sceneggiatore, musicista). Un western all’antica, ma con spirito modernissimo e addirittura femminista, dedicato, con tanto di epigrafe, a Grace Gamble Atkinson Wright, sua madre. Che lui rappresenta come una tosta, e ottimista pioniera, in un mondo ottusamente patriarcale (la interpreta l’attrice lussemburghese Vivienne Le Coudy). E in una poetica scena, le concede l’onore di imbracciare addirittura Andùril, la mitica spada di Aragorn. Auguri Viggo, e cento di questi film…

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