Raffinata, ricca, colta, abituata a gestire il potere quando a nessun’altra era concesso e, soprattutto, la donna che ha di fatto inventato il Duce: è Margherita Sarfatti nella serie M. Il figlio del secolo di Joe Wright, ora a Venezia 81, interpretata da Barbara Chichiarelli. Riduttivo chiamarla amante: «Margherita è stata il pigmalione di Benito Mussolini, la sua talent scout», dice Barbara. «L’idea di tornare ai fasti dell’età romana è sua, è lei che ha creato l’iconografia del fascismo anche nell’architettura».
Come ha studiato il personaggio storico della Sarfatti?
«Ho letto i suoi libri, in particolare Dux, il carteggio tra lei e Mussolini e anche biografie, cataloghi delle sue collezioni: è stata una delle prime critiche d’arte d’Europa. Con Joe Wright non volevamo fare un lavoro di mimesi, anche perché di lei esistono solo pochi documenti video e audio. Abbiamo lavorato sul suo dialetto veneziano».
Che idea si è fatta di Margherita?
«Una donna avanti coi tempi, una poliglotta che, come pochissime donne allora, ha avuto un rapporto alla pari col padre e si è abituata a stare nella stanza dei bottoni, con una buona dose di cinismo e spregiudicatezza. Solo che il potere lo ha gestito come gli uomini».
Una donna ambiziosa…
«Era molto innamorata di Mussolini, ma sapeva anche annusare il futuro. Ha contribuito alla sua rapida ascesa perché era convinta che servisse un leader forte alla guida della nazione. Dopo la Prima guerra mondiale l’Italia viveva una situazione di instabilità, era alle porte una rivoluzione civile».
Gli occhi bistrati di nero, il rossetto scuro: la Sarfatti della serie è una dark lady…
«Abbiamo lavorato sulla sua parte oscura, una sorta di burattinaia che muoveva e a volte manipolava le idee del Duce. Grazie anche ai costumi di Massimo Cantini Parrini diventa un personaggio icastico: ha un aspetto che può richiamare Tim Burton ma anche Pontormo».
Mussolini ha avuto molte relazioni ma non ha mai lasciato la moglie Rachele: come vede il suo rapporto con le donne?
«Era un uomo dall’appetito sessuale insaziabile, il sesso è stato un collante in tutti i suoi rapporti, compreso quello con Margherita. La moglie era la depositaria del focolare domestico, le altre donne erano prede, conquiste, oggetti. Di Sarfatti aveva più rispetto perché la stimava dal punto di vista intellettuale, ma lo definirei un misogino».
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