Il fentanyl è la nuova droga di massa: negli Stati Uniti è una vera emergenza sociale, causa del 70 per cento delle morti per overdose. Tutti ne sembrano coinvolti, ci racconta John Swab in King Ivory, ora a Venezia 81, che non a caso è un film collettivo interpretato anche da molti tossicodipendenti e membri dei cartelli: dai civili ai criminali, dai tossicodipendenti alle forze dell’ordine, tutti i ceti sociali sono coinvolti. Tra un agente dell’antidroga di Tulsa e il boss che comanda il locale cartello messicano, c’è anche la banda della mafia irlandese locale guidata da Smiley, Ben Foster, e dalla madre Ginger, interpretata da Melissa Leo.

L’attrice ha vinto un Oscar nel 2011 nei panni di un’altra madre, quella di The Fighter. Ginger, però, è molto diversa: per proteggere il figlio arriva a decisioni estreme. «Penso che la maggior parte delle madri proteggerebbe i propri figli», dice Melissa, che stasera sarà all’incontro di Orizzonti Extra presentato da Chiara Tagliaferri in Sala Giardino. «Ginger è cresciuta in un ambiente criminale, come il fratello. Un genitore può dare al figlio soltanto ciò che sa. La nozione di attività “criminale” è un giudizio sul carattere di Smiley. Lo stiamo definendo un criminale perché è stato in prigione? C’è però molta criminalità da tutte le parti, comprese le forze dell’ordine ». Difficile capire cosa, a livello istituzionale o politico, andrebbe fatto per fermare il dilagare del fentanyl. Per questo, dice Leo, «nel film John Swab pone domande ma non fornisce risposte. Io non sono nella posizione di dire cosa si dovrebbe o meno fare, ma certo oggi è endemico nella nostra cultura». Tra i prossimi progetti di Melissa c’è il film The Knife di Nnamdi Asomugha, che sta per debuttare al Festival di Deauville, e soprattutto un ritorno cult nei panni della detective Kay Howard della serie anni ’90 Homicide: Life on the Street, che riappare in streaming su Peacock.

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