Laure Calamy è maestra nell’incarnare donne comuni che la vita mette di fronte a questioni etiche ed emotive enormi. Come Mona che, in Mon inséparable (sopra una scena) della regista francese Anne-Sophie Bailly che riceve oggi lo Special Award del Premio Film Impresa, è la mamma di Joël, un ragazzo con disabilità impiegato in un ESAT, struttura di lavoro protetta per persone vulnerabili. Lì Joël s’innamora ricambiato di Océane, a sua volta disabile. Quando la ragazza rimane incinta, non solo Mona vedrà vacillare il suo rapporto simbiotico con il figlio, ma dovrà anche confrontarsi con una scelta che influirà sul futuro di tutti. «Credo si capisca molto di una società attraverso il modo in cui tratta le persone più fragili», dice Anne-Sophie Bailly, «e il modo in cui vediamo l’amore tra persone con disabilità dice molto sui nostri valori sull’amore in generale».

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D.R.
Anne-Sophie Bailly

Perché per il suo primo film ha scelto di raccontare l’affettività tra persone con disabilità?

«Io stessa prima parlavo di “affettività”, con un termine istituzionale, ma le parole giuste sono amore e sesso. Il campo semantico della disabilità e i suoi eufemismi talvolta confinano le persone in espressioni pudiche. Nel film volevo mettere in discussione i diritti che abbiamo gli uni sui corpi degli altri. E poi c’è il tema della genitorialità che ne coinvolge qui uno giuridico, legato al nascituro. Le persone con disabilità sono spesso più resilienti e più vulnerabili degli altri, ma questo non li esenta da ogni colpa».

La sessualità tra persone disabili è ancora un tabù?

«Sì, anche se le istituzioni stanno facendo passi avanti soprattutto negli ESAT, che ho frequentato. In Francia il Comitato nazionale consultivo etico ha affrontato per la prima volta nel 1996 la questione della sessualità delle persone con disabilità, su sollecitazione di molti medici ai quali veniva chiesto di praticare la sterilizzazione forzata di giovani donne con disabilità intellettive e non solo. Il diritto alla sessualità di queste persone solleva questioni etiche ampie, per esempio come essere sicuri che venga rispettato il consenso di una persona il cui giudizio o la cui parola sono compromessi. Ma è una riflessione che dobbiamo ai nostri concittadini che, a seconda della definizione, rappresentano circa il 10 per cento nella popolazione francese».

La disabilità è una lente attraverso la quale parlare di famiglia…

«I genitori di ragazzi disabili sono spesso dilaniati da paure legittime e da sensi di colpa opprimenti. Soffrono di ciò che ritengono sia stato trasmesso, se la malattia è genetica, o causata, se deriva da una sofferenza alla nascita. Queste sono molle molto potenti e Laure le ha usate con sensibilità. Mona non è una santa: anche lei cerca di emanciparsi».

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