E tre. Le ha portate tutte a Venezia le sue icone tormentate del XX secolo, Pablo Larraìn: la vedova Kennedy, raccontata nei giorni dopo l’attentato al marito (Jackie con Natalie Portman), Lady D/Kristen Stewart in Spencer, “una fiaba tratta da una tragedia vera” e ora Maria, biopic sugli ultimi giorni della Callas a Parigi, in concorso a Venezia 81. Una trilogia intervallata dalla magnetica incendiaria Ema (film presentato, sempre alla Mostra del cinema, nel 2019) e, dal divertissement horror El conde sul vampiro Pinochet (2023).

Nei panni di una delle più grandi cantanti liriche di tutti i tempi, sicuramente la più diva, ci voleva una star che diva lo fosse già naturalmente “che portasse quel peso e avesse quella presenza”. Voilà Angelina Jolie. Che, tra le altre cose, canta molto bene. Perché, come ha spiegato Larraìn, grande appassionato di opera, non si può fare un film sulla Callas senza sentire la sua voce, ma neanche con un’attrice che non canti realmente.

Pare che Angelina fosse molto spaventata all’idea di interpretare la Callas, divenuta leggendaria per la grande personalità interpretativa e una gamma di eccezionale estensione. Ha lavorato molto sull’accento, sulla postura, sul movimento, ma soprattutto ha preso lezioni di canto per sei mesi. Alla fine, si è arrivati a un compromesso innovativo dal punto di vista tecnico: il regista cileno e il sound editor premio Oscar John Warhurst hanno registrato la voce di Jolie che cantava ascoltando la Callas in cuffia e l’hanno mixata con la voce della soprano statunitense di origine greca.

Nei flashback del film, ovvero nelle scene ambientate negli anni d’oro, prevale la voce della vera Maria, in quelle che si svolgono nel presente del racconto ascoltiamo invece quasi totalmente la voce di Angelina Jolie. Nei panni della sorella della soprano, la nostra Valeria Golino. Nel cast, anche Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Kodi Smit-McPhee. Haluk Bilginer interpreta Aristotele Onassis, grande amore della Callas, che le spezzò il cuore lasciandola per Jackie Kennedy. E il cerchio si chiude.

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