Visto il titolo, dobbiamo fare una doverosa premessa. Anzi, due. Primo: Ryan Gosling non merita assolutamente l'Oscar per il film Barbie come qualcuno ha invece ventilato in America (siamo seri, ragazzi...). Secondo: l'attore non deve mai più provare a ossigenarsi i capelli in vita sua. Per i nostri ormoni è stato uno spettacolo a dir poco spaventoso: lo abbiamo perdonato solo perché era un'esigenza di copione. Detto questo, dobbiamo riconoscere che a salvare il film Barbie è proprio lui: il Ken di Ryan Gosling.

Com'è noto, il film sulla celebre bambolina della Mattel era attesissimo: Barbie è un'icona - nel bene e nel male - e la campagna marketing era riuscita a creare un hype pazzesco attorno alla pellicola, a colpi di vernice rosa scomparsa dal pianeta Terra, mille anticipazioni e altre genialate. Così, alla vigilia del 20 luglio - giorno di uscita nelle sale - le nostre aspettative erano, se non alte, per lo meno discrete. In fondo, ci dicevamo, la regista è Greta Gerwig: non certo la prima che passa per strada. Peccato che un conto è portare sul grande schermo Piccole donne, un altro un prodotto commerciale quale Barbie: nemmeno Gerwig poteva fare i miracoli. Infatti il film è quello che è: un giocattolone, che si perde in ragionamenti filo-femministi e schiera qualche battuta azzeccata. Ma, c'è un ma.

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Courtesy of Warner Bros. Picture

Perché a visione conclusa, succede l'impensabile: getti lo scatolone XXL di pop corn, ti avvi alla macchina e pensi a lui, anziché a lei. Sì, esatto: ad entrarti nella testa è Ken, e il fastidioso look biondo ghiaccio non c'entra nulla (o forse sì, ma fino a un certo punto). La verità è che le sue scene sono le migliori.

Il Ken snobbato e poi ribelle e poi spaesato è l'aspetto - forse l'unico - veramente originale della storia. Senza contare che come spiega il patriarcato Ken, mai nessuno: "Perché Barbie non mi hai mai parlato del patriarcato, dove gli uomini e i cavalli comandano?". Nella storia, infatti, (occhio che da qui iniziano gli SPOILER, non leggete se non avete visto il film!) Ken è lo zerbino di Barbie. O meglio, di tutte quante le Barbie. "Se per Barbie è sempre un giorno speciale, per Ken è un giorno speciale solo se Barbie lo guarda". Nella società matriarcale di BarbieLand, i maschi dipendono infatti dalle donne e la loro funzione inizia e finisce con questo servizio. Non c'è tra l'altro spazio per il sesso, i baci sono finti e ogni sera è una "serata donne", off limits per Ken. Così, quando il nostro arriva nel mondo reale e vede che lì è tutto il contrario ("Una donna mi ha persino chiesto che ore erano!", esulta) a Ken non pare vero. Così proprio lui che, per la Mattel, "non ha mai dato problemi" (mica come l'ultima Skipper che era scappata via...) sovverte tutto e trasforma BarbieLand in KendiLand, e le Case dei sogni in dei casa - villa - mojo - dojo. Ma non lo fa per prevaricare Barbie o perché le disprezza: semplicemente rivendica la sua identità, seppur nel modo sbagliato.

Ryan Gosling riesce a dare forma al dolore di Ken che si sente inutile perché, di fatto, è inutile: la sua mansione è stare sulla spiaggia. Nient'altro. Inoltre il fatto di essere sempre rimbalzato da Barbie non è certo un toccasana per il suo ego. Il tema della parità tra i sessi diventa quindi quello del dialogo tra i sessi: "Sono sempre esistiti Barbie e Ken", lamenta lui, "Capisci? Non esisto senza Barbie". E lei: "No: c'è Barbie e c'è Ken. Nessun Ken e nessuna Barbie dovrebbe vivere nell'ombra. Ripeti con me: io sono Ken. E io sono Barbie". Geniale l'immagine finale con la maglietta che riporta la scritta "I'm KenEnough".

Il messaggio, ce ne rendiamo conto, non è certo da premio Pulitzer. Tuttavia l'interpretazione di Ryan Gosling ti entra in testa anche per via del cortocircuito ormonale: lui, uno degli uomini più sexy del pianeta, si zerbina, piange, viene trattato da idiota e sorride ebete. Riesce quindi a colmare quello che la trama, fin troppo esile, non dice. Così, alla fine del film, pensi a lui, alla sua pelliccia coatta e ai mitici pattini gialli. E non puoi fare a meno di chiederti se sia giusto che l'iper femminista film Barbie ti spinga a ricordarti degli uomini...

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