Avete presente la vulgata seconda la quale se hai vent'anni e vuoi fare l'attore, sei condannato al ruolo di figlio o, al massimo, di studente? Ebbene, per Aurora Giovinazzo non vale. L'attrice rivelazione di Freaks out (e già qui...) vanta un curriculum all'insegna del famolo strano o, se preferite, del "se non è difficile non lo voglio". I suoi ultimi ruoli non hanno infatti nulla a che vedere con lo stereotipato immaginario teen. Qualche esempio: in tv l'abbiamo vista in Oltre la soglia, serie tv interpretata da Gabriella Pession e che, per la prima volta, affrontava il tema dei disagi mentali. Qui Giovinazzo era una delle ragazze ricoverate nel reparto di neuropsichiatria infantile. Al cinema si è invece imposta all'attenzione del pubblico con Freaks out, opera seconda di Gabriele Mainetti, per poi tornare con la singolare commedia Anni da cane. Adesso è attualmente nelle sale con L'uomo sulla strada di Gianluca Mangiasciutti: un thriller a tratti disturbante, che affronta il complesso tema dei sensi di colpa.

La storia ruota attorno a un incidente stradale: un pirata della strada (Lorenzo Richelmy) investe accidentalmente un uomo. Anziché soccorrere la vittima, l'uomo se la dà a gambe ma, un attimo prima di schizzare via in auto, viene visto dalla figlia della vittima. E voi direte: "Beccato!". Invece no. La piccola era infatti lontana, di mezzo c'era un finestrino mal illuminato dal sole e poco lavato, e quindi la poveretta non riesce a definire bene i connotati dell'uomo. La nostra crescerà quindi con il peso di non aver mai consegnato alla giustizia l'omicida del padre. In realtà, nemmeno quest'ultimo a sua volta se la passa proprio benissimo: la coscienza sporca è tutto fuorché una gradita compagna di vita... Per ragioni che non spoileriamo, a distanza di anni i due si ritroveranno allacciando un rapporto complesso e imprevisto. Per Giovinazzo si tratta quindi di un ruolo complesso, che l'ha messa alla prova anche fisicamente: Irene (questo il nome della protagonista) è una campionessa di nuoto. Prossimamente la vedremo inoltre nel film The cage, nei panni di una campionessa di arti marziali miste, e nell'atteso Nuovo Olimpo di Ferzan Ozpetek.

Un film facile mai, eh?

(ride, ndr) Be', ben vengano i ruoli più complessi e le storie avvincenti: è molto più stimolante!

Ma è merito tuo, che fai scelte di campo coraggiose, oppure sta cambiando il nostro modo di fare cinema?

Il cinema italiano sta sicuramente dando molta più fiducia a noi "pischelletti" e devo dire che questa cosa mi rende molto felice! Prima ci si era un po' fossilizzati su un certo stereotipo adolescenziale: quello della ragazza spensierata, senza problemi, che non capisce le situazioni. Invece l'adolescente è già, in parte, un adulto. Intendiamoci: i progetti per i teenager sono molti ed è giusto così. Però credo sia corretto e bello raccontare anche gli altri volti di questa fase della vita: non tutti i giovani sono così spensierati, giocherelloni o bambaccioni... Di Irene mi piace proprio il fatto che non sia la classica teenager. Ha infatti solo 19 anni, ma allo stesso tempo è già una donna.

è vero che è stata tua mamma a spingerti a recitare, per placare la tua iper - attività?

Sì, è così. Da bambina mi piaceva dire le bugie e vedere le reazioni della gente. Per canalizzare, o arginare, questa malsana propensione, mia madre mi ha spinto a recitare. Della serie: lì, sul palco, puoi essere chiunque, qui a casa devi essere te stessa e dire la verità.

Be', ma molti bambini dicono le bugie...

Sì, ma le mie non erano frottole qualsiasi. Ero piuttosto perfida. Mi inventavo emorragie interne, fingevo di svenire, o di essere caduta e ferita. Le mie erano bugie molto gravi, per questo erano un problema. Tra l'altro mi studiavo tutto per bene perché ero una fan di E.r. e dr House: li guardavo a manetta e conoscevo i termini medici alla perfezione. Me ne venivo fuori con "credo di avere uno schiacciamento del nervo ottico"...

aurora giovinazzo e lorenzo richelmy in l'uomo sulla stradapinterest
courtesy photo
Giovinazzo in L’uomo sulla strada, con Lorenzo Richelmy

Un'infanzia difficile... per tua madre.

Ah, sì! Poverina! Le ho fatto perdere dieci anni di vita.

La "terapia" teatrale ha funzionato?

In parte. Continuavo a divertirmi molto a sparare bugie. Ora però non riesco più a mentire. Sono una ragazza molto espressiva e quindi si vede lontano un miglio quando dico una menzogna. Da piccola invece era diverso: avevo una faccia angelica e potevo fare o dire qualsiasi cosa.

Da strumento educativo, la recitazione è poi diventato un impegno che ti ha assorbito sempre più energie e tempo, fino a diventare un lavoro. A quel punto i tuoi genitori cos'hanno fatto? Continuavano ad appoggiarti?

Sì, assolutamente. Mi hanno appoggiata e sostenuta e sono sempre stati felici di questo mio percorso. Anzi, forse ci hanno più creduto loro di me.

Tu quando hai iniziato a crederci seriamente?

Ho pensato "ok, questo è il lavoro che voglio fare" con Freaks out. Prima era un hobby, un divertimento: voglio dire, ho iniziato a 14 anni e saltare la scuola per andare sul set che sofferenza vuoi che fosse? Zero! (ride, ndr) Mi divertivo e basta. Tant'è vero che il lavoro di attrice era il mio piano B.

Qual era il piano A?

Lavorare con i miei genitori: sono dei restauratori. Poi c'era anche l'idea di diventare una super insegnante di danze caraibiche. E devo dire che non ho certo accantonato l'idea...

Ora però il piano A è diventato la recitazione?

Sì, sì, certo! Però continuo a gareggiare come ballerina (è campionessa di balli caraibici, ossia salsa, merengue, bachata, afro, rumba ndr) anche perché credo che sia saggio tenersi aperte più strade.

E l'università?

La farò, ma più avanti. Finora ho sempre incastrato qualsiasi cosa - studio, set, danza - facendo i salti mortali ma onestamente mi demoralizza l'idea di affrontare un nuovo percorso di studi sapendo benissimo di non poterci dedicare il tempo che merita. Quindi ho deciso di posticipare. Ora infatti è tutto bello, sono super contenta dei film fatti finora, ma il mio percorso è ancora in salita. Quando arriverà il momento in cui sarò un po' più rilassata, prenderò in mano l'università. Nel caso vorrei fare antropologia oppure storia dell'arte, però è anche vero che, da qui a quando lo farò, cambierò idea trecento volte.

Gabriele Mainetti ti ha definito una guerriera. Mi sa che ha ragione, sai?

Trovo che sia un complimento bellissimo. A me piace dare il massimo perché vorrei dire a me stessa (non agli altri, ma a me, perchè sono una persona molto ambiziosa) "hai dato tutto quello che puoi: tutto! Non ascoltare nessun altro, tu sai di aver dato il massimo". Io sono così: do l'anima nelle cose che faccio. E in quei giorni in cui mi sentivo un po' scarica sul set, trovavo sempre una "batteria di riserva".

Non oso immaginare quanto tu ti sia allenata per interpretare il ruolo di Irene, che è una nuotatrice...

Ah, guarda! Mi sono messa "di punta", come si dice a Roma. Prima di iniziare le riprese mi sono dedicata al nuoto: andavo in piscina tre volte a settimana, per un'oretta e mezza, due. Volevo farmi il fiato e credo che questa preparazione mi abbia aiutata anche a concentrarmi di più. Come ti dicevo, do tutto per cui per me un film non dura mai novanta giorni: inizio molto prima. Per L'uomo sulla strada ho anche lavorato, mesi prima, con l'acting coach. Sapevo il film a memoria: pure le parti degli altri! (ride, ndr) Non ti dico, poi, per The cage: mi sono allenata intensamente per tre/quattro mesi, cinque ore al giorno, perché dovevo crescere di massa fisica.

Sei semplicemente secchiona o un po' ossessiva compulsiva?

Penso tutte e due! (ride, ndr) Il fatto è che io sono super auto critica: del tipo che mi scavo la fossa da sola! Quindi, essendo così ambiziosa, devo avere il controllo totale di quello che faccio.

Il tuo prossimo film sarà invece Nuovo Olimpo: cosa hai provato quando ti ha chiamato Ozpetek?

E' stato a dir poco elettrizzante! Di più purtroppo non posso dire sul film.

Ma in tutto questo trovi anche tempo per gli amici e l'amore?

Sì, ho una vita privata anche se ultimamente la sto trascurando un po'... Devo dire che apprezzo molto quando le persone mi rimangono vicino anche se non ci si sente molto.