"In She said c'è qualcosa di più grande di Harvey Weinstein". Quel "qualcosa" sono due donne. Che poi sono diventate cinque, dieci, cento: un movimento, chiamato #metoo, che si è battuto per i diritti femminili. Come ha spiegato la regista Maria Schrader al Torino Film Festival, dove il film è stato presentato in anteprima (nelle sale arriverà a gennaio, distribuito da Universal), She said non è semplicemente una storia contro Weinstein. Né una mera ricostruzione processuale. Il vero protagonista è il giornalismo investigativo: quello votato alla verità, che non scende a compromessi e senza il quale i diritti di molte persone continuerebbero a restare calpestati. E' dunque una storia di denuncia ma - stavolta ci sta tutto - anche e soprattutto di girl power . Della serie: dopo aver visto il film, ci sentiremo tutte più orgogliose e fiduciose nel mondo. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

She said è ispirato all'ormai celebre inchiesta del New York Times contro Harvey Weinstein e al libro da lì a poco pubblicato. Ovviamente tre quarti della produzione è in rosa: la regista è Maria Schrader, celebre anche per la serie tv Unorthodox, mentre a interpretare le due reporter protagoniste sono la strepitosa Carey Mulligan, candidata all'Oscar per Promising young woman, e Zoe Kazan. Le due si calano rispettivamente nei panni delle giornaliste americane Jodi Kantor e Megan Twohey: è grazie a loro - anzi, solo grazie a loro - se Hollywood ha iniziato a mettere la parola fine agli abusi dentro e fuori dal set. Non a caso il loro articolo fu premiato con il Pulitzer.

All'epoca della loro inchiesta, Harvey Weinstein era ancora "il" produttore per definizione: il più potente, e dunque intoccabile. Fino a quel momento, tutti gli scandali che lo riguardavano facevano parte di un sommerso, fatto di accordi di riservatezza, pagamenti sotto banco e tanta, tantissima, omertà. Poi, appunto, sono arrivate loro e hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Il film racconta la loro estenuante indagine, fatta di interviste riservate, fonti che avevano paura di parlare, ricostruzioni e documenti da reperire. "Jodi e Megan si pongono delle grandi domande, ovvero: cosa rappresenta l’uomo nella nostra società? E la donna? La sessualità dell’uomo e quella della donna? La vergogna fa parte dell’equazione? Sono tutte domande molto personali", spiega la regista tedesca durante la presentazione a Torino.

C'è dunque tanta verità, in questo film, tanto che quasi non stupisce apprendere che "alcune reali sopravvissute hanno preso personalmente parte alla storia". La stessa Gwyneth Paltrow ci ha tenuto a esserci: "ci ha donato la sua voce", continua Schrader. Naturalmente calcare quel set non è stato per loro facile. Anzi, probabilmente non lo è stato nemmeno per gli interpreti tant'è vero che "sul set era presente una terapista". Allo stesso tempo She said è tutto fuorché pruriginoso: "Non ho voluto mostrare le violenze sessuali: non era giusto aggiungere violenza ad altra violenza", spiega, "e poi non volevamo che l'attenzione si concentrasse anche solo per un momento sull'autore di questi abusi. Abbiamo quindi deciso di lasciare spazio all'immaginazione di quello che era successo".

Però, come dicevamo, She said non è "solo" un film sulla nascita del #metoo. Schrader voleva soprattutto farci toccare, con mano, la paura delle vittime, il potere dell'intimidazione e la fatica quotidiana di chi si batte per la libertà. Da qui la scelta di alternare il racconto investigativo delle due reporter con quello più privato, sulla loro vita personale. "Le due protagoniste devono parlare con donne che rivelano le loro storie più traumatiche: tutto questo ha avuto inevitabilmente un impatto sulle loro vite e non sarebbe stato un ritratto completo se avessimo solo raccontato la parte investigativa", chiarisce Schrader. "She said è molto diverso da un film come Tutti gli uomini del presidente in cui non c’è nessun accenno alla vita privata, ma solo persone con una missione da compiere. Anche quell’inchiesta ha cambiato la società, ma non in un modo così personale".

Se a questo punto non siete già stra convinte di vedere il film aggiungiamo il dettaglio che vi farà correre al cinema: tra i produttori esecutivi c'è il buon Brad Pitt...