Pippo Baudo si ricongiunge ai suoi concittadini. Dopo giorni di commozione collettiva, saluti di personalità dello spettacolo, sentiti omaggi e corone di fiori nella camera ardente che il Teatro delle Vittorie ha allestito a Roma, il carro funebre del presentatore, scomparso sabato 16 agosto a 89 anni, ha attraversato l'Italia per raggiungere Militello in Val di Catania, il paese natale dove tutto è iniziato e dove ancora ragazzino Pippo sognava di fare televisione per entrare nelle case di tutti gli italiani. Un sogno compiuto e avverato, che ha lasciato tracce di bene e di bello in tutto il Paese, come testimoniato dalle inaspettate attestazioni di stima a notte fonda, quando il feretro ha attraversato la Penisola a mezzanotte accolto da una folla di auto. A scortare il feretro i familiari e la preziosa collaboratrice Dina Minna, da 36 anni al suo fianco, e anche oggi, nel dolore, amorevole organizzatrice dei funerali che dalle 16 si sono tenuti nel Santuario di Santa Maria della Stella a Militello.

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Fabrizio Villa
Il libro delle firme fuori dal Santuario di Santa Maria della Stella.

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Fabrizio Villa
Un omaggio al presentatore da parte di una concittadina.

Chi era presente ai funerali di Pippo Baudo?

In questa calda giornata agostana la piazza di Militello si è fatta grande per accogliere la popolazione accorsa a dare l'ultimo saluto a Pippo Baudo, un fiume silenzioso di gente che durante le celebrazioni, officiate dal vescovo di Caltagirone Calogero Peri insieme ad altri 16 co-celebranti, ha seguito le esequie dal grande schermo allestito fuori dalla chiesa. All'interno, tra i primi banchi, oltre alla figlia Tiziana, il figlio Alessandro e i nipoti Nicolas e Nicole, siedono la seconda carica dello Stato Ignazio La Russa, il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, tutti e tre intimamente legati all'isola per i propri natali, oltre a una dozzina di sindaci in fascia tricolore, tra cui Enzo Trantino, primo cittadino di Catania, e Giovanni Burtone, primo cittadino di Militello. Tra le celebrità che hanno scelto di prendere parte alla cerimonia funebre spiccano Lorella Cuccarini, Albano, Gigi D'Alessio e il regista televisivo Michele Guardì.

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Fabrizio Villa
Il feretro di Pippo Baudo nel Santuario di Santa Maria della Stella a Militello.

Le parole dell'omelia

Una cerimonia semplice e sobria, come da volontà del presentatore, introdotta dai canti del coro polifonico della Madonna della Stella. Commovente l'omelia di don Giuseppe Albanese, che ha voluto ricordare Pippo Baudo come un uomo "generoso, discreto, pronto ad aiutare senza clamore, nel nascondimento spesso". Negli ultimi giorni di vita gli confidò che "il successo non basta a riempire il cuore, non basta da solo a rendere felice". "Un invito a volgere lo sguardo non alle cose che passano, ma a quelle che restano per sempre". Parole che si accordano con la Parola del Vangelo e che testimoniano la grande umanità di Baudo, capace di guardare agli ultimi anche se avvolto dalla luce del suo successo. Don Albanese ha anche ricordato la lotta contro la mafia del presentatore, per cui Cosa Nostra era "un male da estirpare a favore della legalità". E proprio a seguito del suo pubblico appello ad adottare leggi severe contro i clan, nel 1991 Baudo subì un vile attentato contro la sua villa a Santa Tecla, una frazione di Acireale, in provincia di Catania, che venne fatta saltare in aria per ordine di un boss catanese. "Testimone esemplare di fraternità", "entrato sempre felicemente nelle case degli italiani", Pippo era "cittadino orgoglioso dei semi di verità e bene che ha sparso nella propria vita, rendendo lustro a questa terra, non solo a Militello e alla Sicilia, ma all'Italia tutta". Parole seguite da un caloroso applauso.

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Fabrizio Villa
L’ultimo saluto a Pippo Baudo.

Le parole del sindaco di Militello

In chiusura l'intervento appassionato, l'unico autorizzato dalla famiglia, del primo cittadino di Militello, intimo amico che lo ricorda come "una persona sobria e allegra", che "non amava il divismo né la retorica", sempre con una parola per tutti. "Un faticatore che non si è mai fermato ed è andato avanti sul piano culturale", "capace di realizzare trasmissioni che dessero qualcosa alla nostra comunità", "un maestro della Rai", che ha lavorato sempre "con eleganza e senza strumentalizzazioni", "partendo innanzitutto dalla diffusione della lingua per unire il Paese". "Ecco perché è stato un protagonista della Repubblica", "un Enrico Mattei della Rai", "un uomo del Sud senza il cappello in mano", che aveva "la schiena dritta e la testa alta".

Al termine della cerimonia il feretro è stato portato a braccia fuori dalla chiesa, seguito dai familiari e accolto da un commosso applauso della folla riunita per l'ultimo saluto al suo concittadino più illustre e affezionato, mentre in piazza risuona l'intermezzo della Cavalleria Rusticana, scelto da Pippo Baudo per il suo commiato.

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