Il tribunale ha parlato. La Corte d'appello di Londra ha respinto il ricorso del principe Harry contro la revoca del diritto automatico alla scorta, durante le sue visite in patria. E in un inconsueto botta e risposta, il duca di Sussex ha rilasciato un lunga intervista televisiva per commentare una decisione che, dal suo punto di vista, gli renderà "impossibile" portare la sua famiglia nel Regno Unito in sicurezza. Una costatazione amara e dolorosa, che sembra anche chiudere definitivamente la possibilità di una riconciliazione con la royal family, sebbene oggi il desiderio del principe ribelle sia proprio quello di riavvicinarsi al padre. Mentre il figlio di Carlo cerca "asilo politico" in un'altra royal family, ripercorriamo punto per punto i momenti più significativi di questa intervista shock del principe Harry alla Bbc che cambieranno per sempre la sua posizione.
Principe Harry, cosa ha detto nell'intervista shock alla Bbc
L'intervista, concessa a Nada Tawfik della Bbc in California, incomincia con la costatazione del principe che del Regno Unito gli mancherà "tutto". Come ricorda Harry, in questi cinque anni i suoi viaggi nel Regno Unito sono stati sporadici e brevissimi, quasi sempre senza la famiglia e spesso per occasioni dolorose tra il funerale della nonna Elisabetta e le molteplici dispute in tribunale — di cui quella per riottenere una scorta permanente 24/7 per sé e la sua famiglia rappresentava la più importante. Al 6 maggio 2023 risale una partecipazione lampo all'incoronazione del padre, ma anche in quel caso l'occasione non fu così lieta vista la fredda accoglienza riservatagli. Mentre l'anno prima prendeva parte, insieme a Meghan, ai festeggiamenti per il Giubileo di platino di Elisabetta, una vita fa.
"Le cose che mancheranno sono, beh, tutto", spiega Harry. "Amo il mio Paese, l'ho sempre fatto, nonostante quello che hanno fatto alcune persone in quel Paese... Quindi mi manca il Regno Unito, mi mancano alcune parti del Regno Unito, certo che mi mancano, e penso che sia davvero molto triste non essere in grado di mostrare ai miei figli la mia patria". Nel corso dell'intervista il principe sostiene che il declassamento delle sue disposizioni di sicurezza nel 2020 sia stato usato come "leva" dopo la sua decisione di dimettersi dai doveri reali in prima linea e trasferirsi negli Stati Uniti. A suo parere la decisione del tribunale ha "stabilito un nuovo precedente per cui la sicurezza può essere utilizzata per controllare" e potenzialmente potrebbe avere "imprigionato altri membri della famiglia dalla possibilità di scegliere una vita diversa".
"Posso venire nel Regno Unito in sicurezza solo se sono invitato... C'è molto controllo e abilità nelle mani di mio padre", spiega Harry, che alla domanda se volesse che il re prendesse provvedimenti per garantire la sua sicurezza, ha risposto: "Non gli ho mai chiesto di intervenire, gli ho chiesto di farsi da parte e lasciare che gli esperti facciano il loro lavoro". E qui sta forse il nocciolo della questione, su cui si è molto dibattuto in questi mesi: al principe Harry non è mai stata negata la possibilità di poter contare su una scorta per sé e la sua famiglia a Londra, ma l'accordo è che la famiglia debba essere invitata e che quindi l'arrivo sia comunicato 28 giorni prima. In questo caso la scorta sia garantita solo per lo specifico evento. Come peraltro avviene già per altri membri della famiglia, compresi alcuni componenti con centinaia di impegni reali ogni anno: dalla principessa Anna ai duchi di Edimburgo Edoardo e Sophie. Chi può contare su una scorta h24 è, naturalmente, il re e la discendenza diretta, dunque William con la moglie e i loro tre figli. Harry, scegliendo un'altra vita lontano dalla patria, non può più godere di questo privilegio che, peraltro, grava sui contribuenti.
Per il principe Harry, tuttavia, questa decisione dipende da ragioni esclusivamente personali. "Questa, al centro, è una disputa familiare", spiega. "E mi rende davvero, davvero triste che siamo seduti qui oggi, cinque anni dopo, per una decisione che è stata presa molto probabilmente, in realtà lo so, per tenerci sotto il tetto". Secondo Harry però il suo status di reale non è cambiato, pur essendo cambiato il tenore dei suoi impegni. "Il mio status non è cambiato. Non può cambiare. Io sono quello che sono. Sono parte di ciò di cui faccio parte e non potrò mai sfuggirgli. Le mie circostanze saranno sempre le stesse". E ancora: "Ho prestato 35 anni di servizio a questo paese, due tour in Afghanistan. Sono nato con questi rischi, sono solo aumentati nel tempo".
Obiettivo polemico di Harry è il comitato responsabile della sicurezza dei reali senior, la Protection of Royalty and Public Figures (Ravec), nella quale ha scoperto che siede anche un rappresentante della famiglia reale. Una presenza che, a suo parere, deve avere esercitato notevole influenza sulla decisione finale. Il principe Harry ha confermato che non andrà avanti oltre, sottoponendo il suo caso al governo, l'unica opzione che gli rimane dopo la sentenza di venerdì. "Non voglio che le battaglie continuino. C'è troppa sofferenza e troppi conflitti nel mondo". Tuttavia, chiede al governo di intervenire direttamente sul modo in cui le decisioni vengono prese da Ravec, che secondo lui "non è vincolato dalla legge". "Chiederei al primo ministro di intervenire. Chiederei a Yvette Cooper, il ministro degli Interni, di esaminare la questione con molta attenzione. E le chiederei di recensire Ravec e i suoi membri... Perché se si tratta di un corpo di esperti, allora qual è il ruolo della casa reale se non quello di influenzare e decidere ciò che vogliono per i membri della loro famiglia?".
Il desiderio di riconciliazione di Harry con il padre Carlo
La domanda resta aperta, così come la richiesta di una riconciliazione con il padre Carlo malato. "Non ha più senso continuare a lottare, la vita è preziosa", spiega. "Non so quanto tempo ancora abbia mio padre, non mi parlerà a causa di questa faccenda della sicurezza, ma sarebbe bello riconciliarsi", ponendo enfasi sulla malattia del sovrano, che invece Buckingham Palace tratta con il massimo riserbo. Consapevole che "alcuni membri della mia famiglia non mi perdoneranno mai" per aver scritto il suo libro di memorie Spare — il riferimento è al fratello William —, "sarebbe bello avere quella parte di riconciliazione ora. Se non lo vogliono, dipende interamente da loro". Parole ambigue, che aprono alla possibilità di una pacificazione e allo stesso puntano il dito contro la famiglia reale, accusata di non voler voltare pagina, di non saper guardare oltre, dopo il danno di immagine e la campagna diffamatoria portata avanti dai Sussex — a partire dall'accusa di razzismo — degli ultimi anni. Dopo queste parole c'è da credere che i Windsor si arroccheranno sempre di più sulle loro posizioni e che i figli del principe Harry non visiteranno il Regno Unito per molto tempo ancora.