Ogni volta è la stessa storia: sembra che non si possa parlare serenamente di maternità e c'è da chiedersi il perché. Stavolta a far discutere su Instagram è un post di Levante dove la cantautrice racconta il modo in cui sta vivendo la maternità: una foto dolcissima di lei e della piccola Alma Futura di pochi giorni davanti al pianoforte e una riflessione sul suo bisogno di continuare a suonare, cantare rifiutandosi di vedere la maternità come "invalidante" per i suoi sogni e la sua carriera, ma come "vita vera". Un pensiero personale di una neomamma alle prese con un grande cambiamento, ma allora perché ha suscitato delle critiche?
"Mi ascolta suonare e cantare… mi ascolta non fermarmi mai e non perché non me lo conceda, è che proprio non voglio", scrive Levante. Poi, forse pensando ai tanti modi in cui le donne incinta e le neomamme vengono messe da parte ancora al giorno d'oggi negli ambienti lavorativi aggiunge: "La paura di questo viaggio che sembra arrestare qualsiasi donna va assolutamente allontanata. Ho sentito dire di tutto sulla maternità (condizione individuale in cui ogni caso non è paragonabile a nessun altro) e nei racconti di molte e molti c’è spesso il retrogusto amaro del suo aspetto 'invalidante'. Non è semplice di certo. È un viaggio magico e potente che, come tutti i viaggi magici e potenti affatica e sfida la pazienza, la gioia. Ma non è una condizione 'invalidante'… è vita vera, ricchezza". Sotto al post si leggono molti commenti di supporto, ma anche messaggi di critica. Diverse donne, infatti, hanno voluto sottolineare che per alcune la gravidanza e il post parto sono, in realtà, effettivamente condizioni invalidanti: c'è chi soffre di depressione, chi sta male fisicamente e chi non ha aiuti di alcun tipo o difficoltà economiche gravi, chi ha un compagno abusante e nessuno a cui rivolgersi.
Levante ci ha tenuto a specificare che la sua condizione non è necessariamente privilegiata: "Come milioni di mamme", ha scritto, "l’ho partorita con dolore, senza epidurale, allatto giorno e notte, milk party h24, dormo poco, non ho babysitter, non ho uomo/donna delle pulizie. Come vedi ho condizioni molto simili a quelle di molte mamme… e… se non lavoro, tenetevi forte, non guadagno". Ha poi ribadito che la sua era una riflessione personale e non universale: non voleva parlare di "questioni sociali", ma solo del suo sentire. In mezzo a tanti racconti che preoccupano e allarmano, il suo intento era farsi forza e trasmettere positività. "Non lascio dire a nessuno che un figlio è invalidante", ha risposto "Era solo questo il discorso. Poi se volete parliamo del fatto che il mondo fa schifo. Ma è un altro discorso!".
Il privilegio esiste anche quando non è facile da individuare e nessuno può negarlo. Oggi, forse, più che in passato, è diventato importante alzare lo sguardo anche sulle altre donne e chiedersi se per loro non sia tutto diverso a causa di problemi strutturali che andrebbero affrontati. La maternità, però, è anche un'esperienza molto intima e attaccare una neomamma per aver condiviso i suoi pensieri e le sue paure difficilmente contribuisce alla causa. Il problema non è Levante, ma piuttosto la narrazione edulcorata che ci è stata presentata per decenni e che oggi ci sembra dannosa e poco realistica. Il problema è che non si riesce ancora a parlare di maternità in modo complesso considerando le luci e anche le ombre senza metterle su un piano di esclusione. E il problema è soprattutto la società patriarcale che ancora penalizza le donne e fa sì che solo alcune abbiano gli aiuti che dovrebbero essere accessibili a tutte. Prendersela l'una con l'altra su Instagram, però, non serve: lottiamo perché avere figli diventi davvero un'esperienza migliore per tutte le donne.