Beyoncé sul tetto del mondo sempre e comunque. Rihanna più ricca della Regina Elisabetta. Serena Williams e Naomi Osaka Queen da record nello sport. Good news che profumano di successo, inclusione, accettazione (ed empowerment femminile) e che ci hanno dato l'illusione che qualcosa si stesse realmente muovendo (seppur in slow motion) verso quell'uguaglianza (di razza, genere, orientamento sessuale) che tanto desideriamo. L'illusione, appunto. Perché il delirio razzista è ben lontano dall'essere sradicato, in tutti i settori, in tutti i livelli, per tutte le razze, in ogni angolo del pianeta. La barbara uccisione di George Floyd, afroamericano, per mano di un poliziotto bianco, è stato uno schiaffo in pieno viso, lo scossone che ha fatto riaprire gli occhi assopiti e nascere l'urgenza di fare qualcosa. Subito. Insieme. Per strada, sui giornali e sui social (terreno fertile per i changemaker, vedi il proliferare del #metoo) i profili verificati hanno mostrato il loro sostegno contro il razzismo e l'adesione a tutti i principi di #Blacklivesmatters (royal family compresa), oscurando i loro profili social e urlando a gran voce che il silenzio non è un'opzione.

"La rabbia e la frustrazione che vediamo nelle nostre strade è ancora una volta il segno di quanto poco la nostra nazione si sia elevata dal suo peccato originale della schiavitù. Questa è la nostra pandemia. Ci infetta tutti e per il razzismo non abbiamo trovato vaccino in 400 anni di storia", le parole di George Clooney affidate al Daily Beast, in cui il parallelismo tra le due pandemie è illuminante. Nella stessa dichiarazione, l'attore invita gli americani a votare, definendola l'unica opzione "per tenere aperta la speranza" e per scegliere "politici e amministratori che trattino nello stesso modo tutti i cittadini" e sbarazzarsi di "leader che alimentano l’odio e la violenza come se l’idea di sparare ai saccheggiatori non fosse evidentemente altro che un incitamento all’odio razziale" con chiaro riferimento a Donald Trump e alla sua gestione delle proteste di questi giorni.

Ariana Grande, Camila Cabello e Shawn Mendes sono scesi in strada a protestare, nelle manifestazioni pacifiche che si sono tenute in tutte le più grandi città USA (Cole Sprouse di Riverdale è stato arrestato a Santa Monica ndr); Rihanna su Instagram ha parlato di "devastazione, rabbia e tristezza" annunciando la chiusura per un giorno di tutte le attività del suo brand Fenty Beauty, per "riflettere sul cambiamento", mentre Beyoncé ha chiesto giustizia per Floyd invitando i followers a firmare la sua petizione ("Abbiamo tutti visto questo omicidio. Siamo disgustati, non possiamo lasciar passare questo fatto senza agire"). Il campione di basket Nba Lebron James è stato fra i primi a unirsi alla protesta, come Michael Jordan ("Mi sento molto rattristato ma anche decisamente arrabbiato. Vedo e provo il dolore, l'indignazione e la frustrazione di tutti. Sono dalla parte di coloro che stanno protestando contro il razzismo insensato che c'è nel nostro Paese nei confronti della gente di colore", ha detto il popolare cestista, "ma ora ne abbiamo abbastanza. Io non ho le risposte, ma le nostre voci unite hanno una forza che nessuno può dividere).

Anche Lewis Hamilton, campione del mondo di Formula 1, non le ha mandate a dire scagliandosi contro il suo settore "dominato dai bianchi" e gridando a gran voce che "le ingiustizie che vediamo e che i nostri fratelli e sorelle devono affrontare in tutto il mondo sono disgustose e DEVONO cessare" citando Will Smith, "il razzismo non sta peggiorando, è solo stato filmato". La tennista Naomi Osaka, simbolo del futuro dello sport multirazziale, che nel suo essere un'atleta biracial ha fondato tutto il suo credo e la sua immagine riuscendo a farsi strada in uno degli sport più bianchi ed elitari al mondo, è scesa in piazza per le strade di Los Angeles come documentato sui social ("Solo perché non ti sta succedendo nulla, non vuol dire che non stia succedendo nulla", cit).

Jane Fonda, intervistata dalla BBC, ha incitato al cambiamento invitando la politica "a fare qualcosa" attaccando Trump per aver "incoraggiato e fomentato atti di razzismo". E poi, Naomi Campbell "disgustata e stanca di essere triste" nel vedere gli afro-americani "morire senza motivo", Kylie Jenner, Madonna, Lady Gaga, Lupita Nyong'o, Céline Dion che parla senza mezzi termini di "tragedia", Natalie Portman, Jamie Foxx, Sarah Jessica Parker, Timothée Chalamet e molti altri (vedi sotto). L'influencing che fa (del) bene.

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