Un’estate Anni 60 in Versilia: sulla spiaggia di Forte dei Marmi s’incrociano le vite di alcuni giovani. Al ritmo delle canzoni dell’epoca viviamo le loro avventure sentimentali: Paolo (Angelo Cannavacciuolo) si invaghisce dell’inglese Susan (Karina Huff), che però sta insieme a Felicino (Christian De Sica), che è fratello di Luca (Jerry Calà), che ha una passione per Marina (Marina Suma); mentre Gianni (Gianni Ansaldi) è fidanzato con Selvaggia (Isabella Ferrari) ma si prende una cotta per l’amica di sua madre, Adriana (Virna Lisi). Tra flirt, delusioni, scherzi e balli, 41 anni dopo, l’estate di Sapore di mare è ancora dolce e fa sognare.

Dal 29 agosto l’indimenticabile commedia del 1983, scritta da Enrico Vanzina con il fratello regista Carlo (scomparso nel 2018), torna al cinema in versione restaurata (grazie a FilmClub Distribuzione, in collaborazione con Minerva Pictures e Leone Film Group). Un appuntamento imperdibile per rivivere gli spensierati anni del boom economico, con una punta di malinconia e rimpianto.

Enrico Vanzina, il film chiude sulla canzone di Riccardo Cocciante Celeste nostalgia.

Col senno di poi questo era più un film sentimentale che una commedia e quella canzone dice tutto. Cocciante era stato un mio compagno di scuola e stavamo insieme agli scout: era molto simpatico, ma rompeva i timpani con un piccolo sax che teneva sempre in bocca. Mai avrei pensato che diventasse un genio della musica.

Rilanciò la carriera di Virna Lisi.

Aveva 46 anni, che oggi non sono niente, ma all’epoca erano tanti. Il suo fu un caso, perché non era interessata: il ruolo era stato scritto per Catherine Spaak – con cui avevo già lavorato, con mio padre Steno, in Febbre da cavallo – che non poté farlo. Virna si fece convincere dal figlio che aveva letto la sceneggiatura e le disse: “Mamma, sei scema se rifiuti”. Le cambiò la carriera. La meraviglia di Virna (scomparsa nel 2014, ndr) fu di essere bella a tutte le età e di saper mischiare la presenza fisica con l’anima: una fuoriclasse.

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Courtesy IMDb

Invece Christian De Sica non lo volevano i distributori.

Aveva già fatto tanti film, ma non aveva sfondato. Però era mio amico e la scommessa fu di fargli interpretare il milanese sbruffone. Il suo vero successo è arrivato qualche mese dopo, grazie ad Aurelio De Laurentiis, che venne alla prima.

Come andò?

Ci invitò al ristorante e ci propose un film d’inverno ambientato negli Anni 80: così è nato Vacanze di Natale (uscito sempre nel 1983, ndr). Firmammo il contratto su un tovagliolo. In Vacanze di Natale, Christian fa il romano e trova la sua dimensione perfetta. In quel momento storico la commedia all’italiana aveva perso un po’ il suo Dna, slegandosi dalla realtà. Invece noi, con leggerezza, siamo tornati a osservarla, lanciando una nuova generazione di attori.

Come Isabella Ferrari.

L’aveva notata Carlo, che se ne era invaghito. Era perfetta, con Sapore di mare piacque a tutti, uomini e donne, grandi e piccoli: divenne un mito di bellezza per un’intera generazione. Altro che Miss Italia! Poi fece alcuni film simili, ma non eccelsi e per anni ha odiato Selvaggia, finché è riuscita a fare il salto di qualità che le ha portato la Coppa Volpi a Venezia (nel 1995, ndr). Di recente ha rivalutato l’importanza di quel ruolo, che aveva lanciato la sua carriera e nel 2020 per Netflix abbiamo girato insieme Sotto il sole di Riccione, che è stato un grandissimo successo.

La differenza è che allora avevate molti meno soldi.

Infatti nonostante fosse ambientato a Forte dei Marmi, Sapore di mare fu girato in gran parte a Fregene e il famoso bagnino che parlava toscano e diceva “non si pole” (non si può, ndr) fu doppiato.

I ricordi più belli sul set?

Quelli umani, come l’incontro con Karina Huff, l’inglesina trapiantata in Italia, ingenua ma anche furba, che poi ha fatto con noi pure Vacanze di Natale. Quando ho saputo che era morta di cancro (nel 2016, ndr) è stato un dolore atroce.

Una sbandata per un’attrice?

Mai. Mia moglie (Federica Burger, ndr) che mi ha sempre visto partire con le ragazze più belle del mondo, non si è mai data pensiero. Se invece andiamo al supermercato si preoccupa, perché sa che sono attratto dalle cassiere e dalle commesse, le donne della vita vera.

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Courtesy photo Medusa Distribuzione

Le piace ancora il suo lavoro?

Sì, sto preparando un film per il cinema da girare l’anno prossimo. Come diceva il grande sceneggiatore americano Neil Simon: “Chi scrive commedie ride prima” e a volte, rarissimamente, mi faccio gli applausi da solo. Per esempio, quando Guido Nicheli è a letto con Virna Lisi e lei cerca di portarlo su argomenti intimi, gli dice con dolcezza: “Ti ricordi quando parlavamo in macchina...”. E lui risponde: “Sì, ma ero alfista o lancista?”.

Con le musiche di Edoardo Vianello, in Sapore di mare si balla alla Capannina sulle note dei Watussi, che oggi non si può più cantare...

Era una canzone carina e fuori da ogni contesto di discriminazione razziale. Oggi si può ancora fare tutto se ci si mette la faccia e senza intenzioni offensive. Perché la vita continua e il cinema deve rappresentare la realtà. Un giorno Ettore Scola mi disse: “La commedia non può essere moralista. E deve rispettare le ragioni degli altri, anche di quelli che non ci piacciono”. Se si lavora con grazia, tutto è possibile: non è che puoi evitare di raccontare come stanno le cose, poi chi guarda può elaborare il suo giudizio. Se vai in una scuola oggi – e io ci vado spesso – e senti come parlano i ragazzi, c’è da mettersi le mani nei capelli. Però è la realtà. Tutti ci dicono come dobbiamo esprimerci, invece il cinema, come la letteratura e l’arte, deve essere oasi di libertà.

Come la grande commedia all’italiana.

Che era scorretta, proprio come la vita. Per questo aveva tanto successo.


Questo articolo è originariamente apparso su GENTE N.34 in edicola dal 23 agosto 2024

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