Ormai sembra che tutti siano esperti di alimentazione. Chiunque ne parla. Sui social, che sia Instagram o Tiktok, ciclicamente compare qualcuno che dispensa consigli su cosa sia meglio mangiare, ma spesso lo fa a sproposito. Influencer senza alcun titolo, se non appunto quello di influencer che “Vi spiego cosa mangio io a colazione per dimagrire. Ecco il mio pranzo per non ingrassare”. E via di albumi, gallette, proteine in polvere, tè dalle fantomatiche proprietà dimagranti, varie ed eventuali… Ma una dieta non è tutto questo.
Troppo spesso la parola dieta è associata a privazioni, costrizioni, restrizioni. Ma per dimagrire dobbiamo veramente privarci di tutto quello che ci piace? Per dimagrire è davvero necessario soffrire? La risposta è: no. Con sempre maggiore fermezza i nutrizionisti ci mettono in guardia sugli “effetti collaterali” di diete “punitive”, improvvisate e che non servono a nulla.
Dieta, in greco, significa “modo di vivere”. Quello che quotidianamente portiamo a tavola influisce sulla nostra vita e sulla sua “qualità”. La dieta, intesa come alimentazione bilanciata in tutti i suoi nutrienti, dovrebbe essere uno stile di vita e non un menu settimanale attaccato al frigorifero. Dobbiamo abituarci a mangiare bene e in modo semplice. Oggigiorno non sappiamo più mangiare in modo naturale, ci risulta difficile persino riconoscere quando siamo sazi, confondiamo il senso di sazietà con quello di pienezza. Siamo circondati da talmente tante informazioni dettagliate, perlopiù corrette, anche se spesso non sono comunicate nel modo giusto, al punto che ci concentriamo su piccolissimi dettagli nutrizionali e non sul mangiar sano, in modo equilibrato, semplice. “Una dieta bilanciata deve non solo garantire il giusto apporto di nutrienti, ma anche la giusta varietà nella scelta degli alimenti, lascando un minimo di libertà nei confronti di ciò che consumiamo. Senza troppe paranoie. Mangiare è un momento da gustare e godere. Se diventa un’ossessione, ciclicamente ci costringeremo a rinunce e privazioni”, spiega Sara Olivieri, nutrizionista.
Le regole
Durante una dieta infrangere alcune regole non è un errore o una colpa che dobbiamo espiare, affamandoci il giorno successivo allo sgarro. “Se il lunedì non abbiamo rispettato alla lettera il piano alimentare, il giorno seguente non dobbiamo fustigarci nutrendoci di soli finocchi lessi! Decidere sulla base del nulla di non mangiare un determinato cibo un errore molto grave”, commenta la nutrizionista. Se la dieta proibisce di consumare un particolare alimento, quello diventerà un’ossessione. “Non faremo altro che desiderarlo e alla fine cederemo alla tentazione nella maniera più sbagliata, abbuffandoci di quel cibo che è diventato un chiodo fisso. Se invece la dieta comprende tutti gli alimenti, in porzioni ragionevoli, desiderarli è un diritto. E mangiarli anche. Sapere che sono accessibili non ne ingigantisce la loro presenza nella nostra testa e sposta il piano decisionale da “lo voglio a ogni costo” (perché non mi è concesso) a “mi va davvero?””. A questo interrogativo possiamo rispondere in due modi. “Se ne abbiamo davvero voglia lo potremo consumarne senza sensi di colpa e senza viverlo come uno sgarro. Altre volte, invece, potremmo scoprire che non ci andava veramente, ma eravamo solamente fuorviati da altro e, quindi, potremmo decidere altrimenti”.
In linea generale è vero che una dieta, per funzionare in termini di perdita di peso, deve apportare meno calorie rispetto a quante ne consumiamo. Ma con ogni probabilità, se ci concentriamo su come avere un’alimentazione tutto sommato equilibrata, alcuni dei problemi di peso potrebbero rientrare spontaneamente negli argini. Attenzione, quest’ultima frase non è una promessa. “Ognuno deve sperimentare, mettersi in gioco e diventare parte attiva del processo di elaborazione della propria dieta”, conclude la dottoressa Olivieri.
Solo in questo modo le diete non diventeranno (nuovo) tabù.