Buone notizie in ambito prevenzione del tumore al collo dell’utero. Secondo uno studio condotto dal Kenya Medical Research Institute e pubblicato su Nejm Evidence, anche una singola dose di vaccino contro il Papillomavirus (HPV) può fare la differenza, in particolar modo quando l’accesso alla vaccinazione e ai richiami è complicata.
Il tumore alla cervice uterina (o al collo dell’utero) ha rappresentato, a livello mondiale, la più diffusa forma di cancro per le donne, ma negli ultimi anni la situazione è profondamente cambiata. Secondo i dati diffusi da Fondazione Airc questa neoplasia si colloca al quinto posto tra i tumori femminili più comuni (al primo posto troviamo quello al seno) e rappresenta il 4,6% di tutti i tumori diagnosticati alle donne. Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della cervice è l'infezione da Papillomavirus umano (HPV), che si trasmette soprattutto per via sessuale. Ecco perché alcune misure che limitano le possibilità di infezione, come il preservativo e il vaccino, proteggono contro questo tipo di cancro. Ma attenzione: il preservativo non protegge completamente dall'infezione poiché il virus può essere trasmesso anche tramite il contatto di zone della pelle non coperte dal profilattico. Un inizio precoce dell'attività sessuale e partner sessuali multipli possono aumentare il rischio di infezione.
Se in Italia ogni anno si registrano circa 2.400 nuovi casi, ma la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 68%, il tumore al collo dell’utero, al mondo, è responsabile della morte di una donna ogni due minuti soprattutto in quei luoghi dove il vaccino contro il Papillomavirus (HPV) è poco accessibile (solo il 15% delle donne è vaccinato). La maggior parte dei decessi di cui parliamo avviene in Africa, Paese dove è stato censito l’80% dei casi di tumore alla cervice uterina.
Lo studio del Kenya Medical Research Institute ha analizzato gli effetti di una singola dose di vaccino contro l’HPV su 2.275 donne tra i 15 e 20 anni sessualmente attive nel Paese. Alle donne, divise in tre gruppi, è stato somministrato un trattamento vaccinale. Il gruppo primario ha ricevuto il vaccino contro il meningococco, il secondo quello bivalente, che copre i ceppi 16/18 di HPV che rappresentano il 70% dei casi, il terzo il vaccino che copre 9 ceppi di HPV che costituiscono il 90% dei casi. I ricercatori, dopo 18 mesi, hanno analizzato il livello di protezione nei tre gruppi. I ceppi di HPV 16/18, il vaccino bivalente e quello a copertura dei 9 ceppi si sono rivelati efficaci al 97,5%. Da sottolineare come quest’ultimo possa proteggere, all’89%, anche contro gli altri ceppi. “I risultati sono una svolta nella lotta al cancro della cervice attribuibile all’HPV e dimostrano come la vaccinazione HPV a dose singola sia un intervento di salute pubblica di alto valore e alla nostra portata,” ha commentato Sam Kariuki, direttore generale ad interim del Kenya Medical Research Institute.
HPV, prevenzione e vaccino
“Nel mondo occidentale il numero dei casi e quello dei decessi continuano a diminuire grazie soprattutto al pap-test e alla successiva introduzione del test per la ricerca del DNA di Papillomavirus, due esami molto efficaci per la diagnosi precoce”, afferma Sandro Pignata, oncologo e ricercatore di Fondazione Airc. Arma efficace contro il Papillomavirus è un vaccino in grado di tenere lontani i due tipi più frequenti di HPV responsabili della maggior parte dei tumori della cervice (HPV16 e HPV18) e anche altri meno frequenti. “In Italia il vaccino è raccomandato e offerto gratuitamente a ragazze (dal 2007) e ragazzi (dal 2018) nel dodicesimo anno di età prima che diventino sessualmente attivi e siano esposti al rischio di contagio. Negli ultimi anni alcune Regioni hanno esteso l’offerta anche ad altre fasce d’età ” prosegue l’oncologo. Anche i maschi traggono vantaggio dalla vaccinazione, perché vengono protetti dai condilomi anogenitali e da alcuni tumori correlati all’infezione, come quelli del pene, dell’ano e della base della lingua. Vale la pena ricordare che non tutte le lesioni precancerose da Papillomavirus danno origine a un tumore. In molti casi esse regrediscono spontaneamente e senza alcun trattamento. Prevenire la formazione di tali lesioni o diagnosticarle e curarle precocemente permette, senza dubbio, di ridurre e quasi di eliminare l'insorgenza del tumore al collo dell'utero.