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7 brand di costumi da bagno (sostenibili e bellissimi) di cui innamorarsi

Tra beachwear dal sapore couture, suggestioni tra il romantico e il tennistico e giochi di sottrazione glamour. Con un minimo comune denominatore: una produzione sostenibile che non faccia sconti allo stile

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7 nuovi brand di costumi da bagno da conoscere
Courtesy press office

Bikini o interi, minimalisti o couture, con tessuti lisci oppure operati. Tra stampe all-over e crochet, tra fantasie etniche e floreali, tra texture iridescenti e bordature rétro. Il beachwear del 2026 sarà un valzer di stili e suggestioni. Romantico come in una ruche di tulle che profila un top, estroso come una body chain che accende di glamour la spiaggia, seducente come una mano scintillante che avvolge il corpo di trame lurexate. Con un filo rosso, ossia una vestibilità che lusinghi tutte le silhouette e una produzione lenta e sostenibile che si avvalga di una filiera corta, così come di materiali di recupero.

Poiché l’obiettivo è superare le stagionalità, progettando costumi da bagno attenti alle estetiche eppure durevoli, versatili nel loro essere combinabili in infinite soluzioni, eclettici nello styling con capi fuor d’acqua che assicurino una portabilità all day long.

Marchi giovani e realtà invece più consolidate che abbiamo incontrato a Maredamare 2025, la più grande fiera europea di settore che lo scorso luglio, nella cornice della Fortezza da Basso a Firenze, ha tratteggiato le linee guide del beachwear che verrà. Qui ve ne proponiamo alcuni, in una selezione di 7 brand di costumi da bagno di cui innamorarsi, instant crush al profumo di salsedine da scoprire tutte in scroll down.


Raffaella D’Angelo

7 nuovi brand di costumi da bagno da conoscere
Courtesy press office

Fiori e righe, in una sinfonia visiva tennis-chic che seduce l’estate oltre il perimetro della spiaggia, tra materiali pregiati e stampe esclusive autenticamente “crafted in Italy”. Così sarà la Cruise 2026 di Raffaella D’Angelo, imprenditrice appassionata che nel 2007 e dopo anni trascorsi presso le più note griffe di costumi e abbigliamento mare decide di fondare l’eponimo brand, adottando sin dagli esordi un processo di filiera controllata e lavorando esclusivamente con aziende manifatturiere italiane d’eccellenza. Le stampe provengono da Como, i pizzi da Busto Arsizio, i ricami manuali e la confezione dalla Puglia, le borse e gli accessori dalla Toscana, secondo una produzione attenta che non deroga dallo stile. Poiché l’alta qualità, qui, non appiattisce l’estetica, in alchimie tra romanticismo e arti decorative che cesellano una vera e propria beach-couture. Lo si vede nei giochi visivi di fiori disegnati ad effetto chiné su righe d’ispirazione tappezzeria, sul macramé che sboccia dolcemente sulle trasparenze, o sull’intrigo floreale di paillettes che cattura la luce del sole come in riflessi sull’acqua tersa. Se i fiori scandiscono da sempre le collezioni di Raffaella, fil rouge di un’estetica femminile e garbatamente seduttiva, le righe sono invece una novità della prossima stagione calda, gancio sporty-lux per bikini e interi, così come per felpe, shorts e mini di un match point dello stile ben al di là dei campi di terra rossa. “Per osare infinite combinazioni”, dice Raffaella, e un guardaroba al profumo di sale e iodio che vestirà molte estati.

Sand Bikini

Your body is art, si legge sui cartellini dei costumi di Sand, brand di beachwear e resortwear nato nel 2017 in provincia di Napoli con l’obiettivo di valorizzare il corpo femminile abbracciando le diverse fisicità. Dal lurex, trama scintillante che è signature della griffe, la line-up si è ampliata includendo stili e suggestioni che punteggiano anche capi per il fuor d’acqua, così come look pensati per occasioni d’uso che spaziano dal giorno alla notte. Per il 2026, otto drop per otto temi; dal botanico dei fiori tropicali, tra il rosso dell’ibisco e il verde delle palme, al safari che contempla un grande classico come la stampa animalier, così come il color-block di arancio e nude a mimare un tramonto sulla savana, alla pop rush di tinte vivaci per bikini a costine, ultra-sgambati e impreziositi da catene di pietre che sublimano l’euforia degli anni Ottanta. Immancabile, in un brand napoletano dalla manifattura tutta italiana e artigianale, il flirt con l’estetica costiera rintracciabile in una passamaneria che borda i costumi da bagno, echeggiando il savoir faire delle nonne, così come le ispirazioni pelagiche da tradurre in dettagli di conchiglie e toni sablé. Infine le texture iridescenti del lurex si fanno polverose, tra latte e menta e viola candy per pool party über chic, mentre per il primo sole, spazio al minimalismo di modelli coi laccetti, da appaiare a camicie in viscosa e parei per total look che servono la causa della spiaggia fino al tramonto.

Isabel Beachwear

Il più iconico è lui, quello che vedete in foto, tra ruches delicatissime che sono onde che si infrangono sul corpo, tra metri di tulle rigorosamente plissettato e assemblato a mano da artigiani italiani. Si chiama Isabel ed è il due pezzi da cui è cominciata l’avventura dell’omonima griffe, fondata nel 2017 dalla visione della giovane designer Flavia Isabella che, dopo una laurea in economia, ha deciso di assecondare la propria passione per il bello e per l’Alta Moda. In effetti, definire “costumi” i bikini e gli interi di Isabel, è riduttivo. L’approccio, qui, è couture tra pizzi raffinatissimi e una lycra perlacea che strizza l’occhio alla seta non perdendo nel tempo la sua lucentezza. “È un beachwear pensato per chi vive la vacanza a 360° – ci racconta la fondatrice –. Per donne viaggiatrici del mondo che abbiano voglia di indossare qualcosa di unico e speciale. Costumi atemporali che durino molto più di una sola stagione”. Dietro ad ogni collezione c’è un piccolo, grande viaggio fatto di ricerca e dedizione, dagli schizzi alla scelta dei tessuti, dall’assemblaggio alle cuciture per una bain couture che contempla anche il resortwear di caftani e parei, di mini, abiti e accessori che sono chicche à porter. Come i deliziosi micro-secchielli in rafia disegnati di cristalli, da sfoggiare pieds dans l’eau e non solo.

Laetitia Beachwear

“Crediamo in una moda più lenta, più etica e più vera. Vestire i nostri costumi o abiti significa scegliere uno stile che racconta qualcosa in più: un'idea di bellezza che include rispetto, attenzione e libertà”. Così si racconta Laetitia Beachwear, griffe dal gusto bohémien nata sette anni fa dall’intuizione di Mahinder e Arash. Mamma e figlia originarie dell’India; la prima addetta al ricamo, la seconda al design di costumi che sono pezzi unici e interamente Made in Italy. Perché nessun uncinetto sarà mai uguale all’altro, così come nessuna delle vivaci fantasie che prende forma sui tessuti è replicabile. Ogni capo, prodotto in piccole quantità, nasce con l’intento di coniugare estetica ed etica attraverso, ad esempio, l’utilizzo di Nilo, una microfibra di poliammide rigenerata, morbida e resistente, elastica e delicata sulla pelle, ottenuta da materiali di recupero e pensata per garantire comfort e durabilità nel tempo. Per modelli dallo stile rétro che guardano agli anni Settanta, in un mélange di influenze artistiche ed esotiche di un beachwear senza compromessi e che, soprattutto, rispetti i tempi lenti di un artigianato di qualità. Folk chic e circolare.

mi.ma

mi.ma., come il Milano Marittima della prima, storica boutique aperta. mi.ma., come il mix and match che contraddistingue da sempre il brand. Tra stampe folk e psichedeliche, tra vezzose ruches e lurex cangianti, tra top bandeau e triangoli, tra brasiliane e culotte da modulare a piacimento. Per una donna di carattere dalle attitudini multiple, come del resto è la designer Monica Solzi, da otto anni alla guida creativa del brand cremonese, ex ragazza gipsy con un passato in studi in architettura e una perenne passione per il design oggi confluita nell’estetica di una griffe che mantiene interna tutta la produzione, controllando l’intera filiera, in un impegno verso la sostenibilità che non sia solo di facciata. Bikini e one piece dal DNA gitano e non solo, cui aggiungere oggi lo spin-off del brand Moki b; ready to wear che scippa il soprannome della creativa, guardaroba cittadino dal gusto boho di cui si ha in fiera qualche anticipazione per la Primavera Estate 2026. Tipo un maxi bomber ricamato che sarebbe piaciuto a Talitha Getty e si preannuncia must.

O Niki Bikinis

Cosa succede se non si trova mai il bikini che fa al caso proprio? Lo si brevetta da sé. Almeno così ha fatto Neelu Ameen, designer originaria di Bangalore ma australiana d’adozione essendosi trasferita a Sidney per completare un master in comunicazione che, appena lo scorso anno, ha deciso di fondare O Niki con l’obiettivo, in un mercato fondamentalmente saturo, di progettare costumi da bagno che comunichino innanzitutto unicità. Due pezzi donanti e sexy, prodotti in drop limitati per evitare la sovrapproduzione e flessibili, se è vero che da un solo modello possono nascere fino a otto combinazioni diverse per indossarlo. Due le particolarità che rendono i bikini del brand immediatamente riconoscibili; tra stampe in palette decise che traggono le mosse dal tessuto indiano bandhani, ossia un tie-dye ottenuto pizzicando la stoffa con le unghie a creare originali motivi decorativi, e i laccetti lunghi che assicurano al corpo reggiseni e slip, derivazione della chiusura del choli, ossia il tipico top comunemente indossato dalle ragazze indiane a corredo del sari. Per un beachwear appositamente progettato per adattarsi (e lusingare) le diverse corporature e che, disegnato in Australia e fatto in Indonesia, è sposalizio riuscito di tradizione e contemporaneità.

Organic Basics

Copenaghen, ormai si sa, è una garanzia. Di coolness e sostenibilità. Anche per il beachwear, come dimostra Organic Basics, nato dieci anni fa come progetto start up per offrire un’alternativa sostenibile nel mercato dell’intimo, poi ampliatosi anche ad un beachwear sottrattivo ma non lacunoso di giocosità. Dai bikini appena accennati, agli interi asciutti e coprenti, ai set slip e t-shirt cropped, tutti disponibili in una palette vivace che spazia dal corallo al celeste, dallo scarlatto al bronzé dalla texture luminosa, passando per l’intramontabile nero, l’atlante dei costumi è denso ed eclettico, pensato per essere scomposto, abbinato e stratificato a piacimento in infinite combinazioni che resistano a voghe e stagioni. Il filo conduttore continua ad essere una produzione a basso impatto di cui si può tenere traccia sul sito del brand, di fatto un manuale limpido e dettagliato che mostra certificazioni, luoghi di produzione, materiali utilizzati e, non da poco, rende pubblico ogni anno un esaustivo Impact Report con i successi ottenuti e le nuove ambizioni. C’è il glamour di un bikini da indossare con una mini pronte per uno dei tanti summer festivals che animano la stagione, e c’è la trasparenza di un’etica genuina di cui nella capitale danese sono maestri. Il plus, oltre alla versatilità, è un glamour gioioso, irriverente e democratico, con prezzi accessibili che permettano a tutti (specialmente le più giovani) di vestire uno stile sostenibile, e con taglie che arrivano fino alla XXXL abbracciando il corpo e risaltandone le sue naturali forme. Mica male…

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