9 look indimenticabili di royals e celeb in udienza da Papa Francesco aka quando l'abito fa il monaco
Dress code Vaticano. Tra rigorosi neri e lunghezze consone, parsimonia per gioielli e decorazioni. Il bianco? Consentito, ma solo alle regine cattoliche. Un rituale vestimentario che, tuttavia, si è addolcito col passare del tempo.

Protocollo vaticano; tra capi coperti e velature di visi, gramaglie scure e tagli sobri, lunghezze adeguate e vezzi che giocano di sottrazione. Così, in origine, il dress code da udienza dal Santo Padre, cerimoniale vecchio secoli poi tramandato per tradizione, formalità dalle origini rintracciabili nel pragmatismo della diplomazia e ben al di là di bizzarre teorie sui panni (dimessi) di penitenti o tentatrici. Insomma, norme non poi così vincolanti come dimostra del resto il carosello di celebrità e reali che negli anni si sono succedute nel baciamano al compianto Papa Francesco, pontefice illuminato e riformatore venuto “dalla fine del mondo”, Papa degli ultimi che stupì con gesti inattesi come la lavanda dei piedi a due donne o i viaggi in utilitaria, per cui figuriamoci se, in fondo, prestasse poi così tanta attenzione a vesti e imbelletti vari.
Se l’etichetta prevede(va) total black o palette scure, schedulate tra maniche lunghe e gonne sotto al ginocchio d’ordinanza, nessuna impudica scollatura e parsimonia nello sfoggio di gioielli e decorazioni, nel tempo è stato fatto più di uno strappo alla regola. Si veda, ad esempio, il privilegio concesso ad alcune nel mostrarsi di bianco vestite, licenza riservata a regine cattoliche o consorti cattoliche dei re, deroga del rito dalla genesi negli anni della Controriforma che premiò le case regnanti rimaste fedeli al Papato e che spiegò, ad esempio, una principessa Maria José di Savoia abbigliata come una sposa al cospetto di Papa Pio XII.
Oggi, questa concessione alla di norma più scura liturgia è accordata solo alla regina Letizia di Spagna, alla regina Mathilde del Belgio, alla granduchessa Maria-Teresa di Lussemburgo, alla regina Sofia di Spagna, alla regina Paola del Belgio e alla principessa di Napoli, con estensione alla reale monegasca Charlene di Monaco, la cui dinastia era stata da tempo esclusa del privilegio.
Tuttavia, si diceva, il protocollo ha notevolmente smussato le sue rigidità vestimentarie, e probabilmente oggi non farebbe più di tanto notizia una Raisa Maksimovna Gorbačëva, first lady sovietica moglie di Michail, che nel 1989 si presentò in udienza da Giovanni Paolo II in rosso scarlatto creando scandalo. No, in tempi recenti si fa perlopiù leva sul buon senso di star e royals, per un’etichetta vaticana che impedisca allo stile di soccombere alla sobrietà. La riprova? La gallery con i look di celebrità e reali in udienza da Papa Francesco nel corso degli anni, tra colori pastello e tailleur griffati Saint Laurent, abitini in pizzo e sciccosi turbanti, al bando obsolete norme. La classe, versione liturgica.

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