Un incontro fortuito. O quasi. Accompagnò un’amica ad un provino (il lemma casting, era ancora di là da venire) al numero 10 di Avenue George V, tra la folla di trecento ragazze con in tasca il sogno. Aveva addosso pantaloni stampati con la bandiera a stelle e strisce che suscitarono l’ilarità dell’integerrimo couturier. “È la moda Monsieur”, rispose lei con un misto d’innocenza e ardore giovanile che fecero breccia nel sarto del nero e dei tagli prodigiosi che, oltre ad essere maestro di un’eleganza aristocratica che vestì di bellezza le donne, non era certo lacunoso di senso dell’umorismo. Così Danielle Slavik, parigina di origine ceche, bionda e sottile, gli occhi celesti di uno sguardo tutt’altro che glaciale e il portamento di un cigno che incontrò alla perfezione la severità degli show del "Picasso della moda", divenne musa di Cristóbal Balenciaga. “Un uomo molto benevolo e generoso”, come lo ha descritto più volte la modella scomparsa la scorsa domenica all’età di ottantun anni dopo una carriera al servizio di alcune delle più grandi maison. Per Balenciaga calcò le pedane dal ‘64 al ‘68, anno del ritiro di Cristóbal insofferente all’ascesa di un prêt-à-porter con cui non sentiva affinità.



Una musa per Balenciaga, tra abiti iconici e minimalismo couture

Scatti storici in bianco e nero portano la fantasia ad un’epoca irripetibile della moda: lei, il viso acerbo e il busto fasciato da una giacca in divenire su cui il maestro traccia i segni di tagli e cuciture, lei sposa couture in un abito bianco monumentale dal volto ombreggiato da una falda larghissima, o ancora lei, tra le volute in gazar di un cocktail dress floreale, Lolita in bianco e rosa per una delle ultime creazioni del couturier. Eppure tra tutte quelle opere di sartoria eccelsa, Danielle rimase colpita dall’apparente semplicità di un tubino nero in velluto, due rose in boccio sulle spalle e un filo di perle ad ornarle il décolleté.

È morta la modella danielle slavik, musa di cristóbal balenciagapinterest
courtesy of Balenciaga

Era un abito della collezione Haute Couture per l’Autunno Inverno del 1966, poi acquistato da Grace Kelly e indossato per il suo quarantesimo compleanno in quel di Monaco.

La sfilata del 2023 e il legame con Demna

Un distillato di raffinatezza sottrattiva che chissà se avrebbe mai immaginato di re-indossare con il viso segnato da qualche ruga in più e il corpo svettante che pareva ancora quello di una giovanissima top. “No, non è possibile, sono troppo vecchia”, fu la sua risposta all’appello di Demna che la voleva in passerella per l’Alta Moda del 2023. “Non posso mostrare le braccia, non posso mostrare le gambe”, continuò lei ben conscia di un’industria che ha campato per anni sull’equazione giovinezza/bellezza. “Ma lui insistette – ha raccontato Danielle –, e capì che si trattava di rendere omaggio a Monsieur Balenciaga, quindi accettai, nonostante la mia angoscia”.

Ed eccola ancora una volta sul palcoscenico della moda, con l’abito preferito di tutta la sua carriera che, in uno scambio sartoriale ed emotivo, entrò poi finalmente nel suo guardaroba, con la complicità di un rule breaker che del resto ha revisionato il concetto di bellezza, progettando défilé inter-generazionali al bando segni d’età e posture meno impettite, gettando un ideale ponte tra passato e presente, nonché un legame profondo con una protagonista che ha vissuto un capitolo importantissimo di quel luogo mistico in cui si fabbrica la couture. “Mi ha detto le cose più belle sul mio lavoro e sulla mia creatività, e sui legami che vedeva tra me e Cristóbal Balenciaga, e ha in uno certo senso giustificato nel mio essere lì – ha raccontato Demna a postilla del suo ultimo spettacolo per la maison di Avenue George V –. Così tutto l’odio e tutti i paragoni sono diventati insignificanti rispetto a lei. Devo dire grazie a Danielle per questo, e le sarò per sempre grato. È stata la persona più bella che abbia incontrato in questi 10 anni qui. Ha davvero cambiato la mia vita professionale e anche personale”. Che orgoglio deve essere stato per lei, ritrovare quell’empatia che del resto contraddistingueva anche Cristóbal che, un giorno, vedendola mezza svenente dopo una dieta ferrea, le portò una bistecca Chateaubriand e patatine fritte. “Queste diete. È il mio dovere farti sembrare perfetta!”.

Tra Givenchy, Grès e Chanel: una carriera da icona

Altri tempi, quelli di una carriera passata tra i défilé di alcune delle più importanti maison. Poiché Danielle Slavik fu musa per Balenciaga, ma camminò anche per Givenchy che l’assunse proprio su suggerimento del grande sarto, e poi ancora per Chanel che, negli anni Settanta e poco dopo la morte della fondatrice, le richiese un taglio corto per sfilare che la modella rifiutò. Andò allora da Madame Grès dove rimase fino al ritiro nel 1979. E a trentatré anni s’imbarcò in un’altra avventura ancora, lontana dal luccichio della moda, abbracciando la causa di alcune associazioni per i diritti degli animali, nonché quella della Fondation Claude Pompidou, creata nel 1970 dalla Première Dame Claude Pompidou per aiutare anziani, malati e bambini disabili.

Rimane la sua bellezza. D’aspetto e non solo. Quella sì, davvero senza tempo.