Duran Lantink è il nuovo direttore creativo di Jean Paul Gaultier, ed è stato scelto da JPG in persona. 38 anni, l’epifania per la moda a otto davanti alle vetrine della boutique Fred van Vordragen dell’Aia, già vincitore di un carosello di premi – quello speciale dell’Andam nel 2023, quello Karl Lagerfeld di LVMH nel 2024, nonché l’International Woolmark Prize di appena una settimana fa –, creatore di memorabili look per star di peso come Janelle Monáe e Beyoncé, e un’estetica upcycle che aggiorna le silhouette tra protesi gonfiabili e graffi di audacia selvaggia, come nell’ultimo défilé parigino di stampe predaci e provocazioni in silicone. Il seme dell’irriverenza, dell’umorismo, della spregiudicatezza condita d’ironia, c’è tutto e non stupisce che trovi oggi conferma un pettegolezzo che, come è ormai prassi, serpeggiava nell’ambiente già da qualche settimana. Duran Lantink è il nuovo, permanente direttore creativo di Jean Paul Gaultier - dopo il ritiro dalle scene di Jean Paul Gaultier e una serie di collaborazioni con direttori creativi ospiti - e la sua nomina pone fine all’era collaborativa della griffe del gruppo Puig.
“Vedo in lui la stessa energia, audacia e spirito giocoso che avevo all’inizio della mia carriera – è infatti il commento del fondatore della maison che consacra il giovane creativo a suo degno erede –. È il nuovo enfant terrible della moda. Benvenuto, Duran”.
Una gioia che traspare anche dalle parole di Lantink che esprime gratitudine a quel talento manipolatore di generi e sovvertitore dello status quo che fu Gaultier: “Considero Jean Paul Gaultier un genio e parte di una generazione che ha distrutto le barriere, in modo che le persone come noi possano attraversarle liberamente ed essere ciò che sono senza scuse. Passare ora al ruolo di Direttore Creativo è un vero onore”.
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Se ci sono scelte che, alle volte, lasciano con qualche perplessità, quella di Lantink alla guida di Gaultier ha invece perfettamente senso, con le indagini sul corpo, il ripensamento dei volumi, lo scardinamento dei binarismi di genere, le provocazioni che sbigottiscono il pubblico assopito di una moda spesso carente di frisson, gli sberleffi mai fini a se stessi quanto più mezzo su stoffa per rivendicare il sacrosanto diritto alla libertà di abbigliarsi ed essere, sono tratti comuni dell’estetica di questi due autori divisi dal tempo.
La nomina poi, segna il ritorno del prêt-à-porter di Jean Paul Gaultier, chiuso nel 2014 dopo la decisione dello stilista di dedicarsi solo a quell’Alta Moda che, dal 2020 del suo ritiro dalle scene, è arrivata in pedana sotto l’egida di creativi di volta in volta diversi, in un progetto di mecenatismo su passerella che, un po’, mancherà.
“C'è una vera e propria domanda per Jean Paul Gaultier, soprattutto i giovani sono in sintonia con i suoi valori – ha raccontato a Business of Fashion il managing diretctor della maison Antoine Gagey –. Ma per condurre il business di moda al livello successivo sarà necessario un approccio più stabile. Siamo in una fase in cui abbiamo bisogno di maggiore coerenza tra le categorie e le stagioni”.
Una continuità estetica che spetterà oggi al laureato della Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam Duran Lantink che, per concentrarsi maggiormente sul nuovo ruolo allo scranno di JPG, sospenderà momentaneamente l’attività della sua omonima griffe che in poche stagioni è riuscita nella magia di accordare pubblico e critica. La decisione, spiega a BoF il talento olandese, è dettata proprio dal lavoro su entrambe le linee – sia prêt-à-porter che Haute Couture – che occuperà le attività di Lantink. “Ho molto rispetto per il signor Gaultier e per la sua eredità couture, e voglio prendermi il tempo necessario per concentrarmi davvero sul savoir-faire delle persone incredibilmente talentuose dell'atelier”.
Il debutto del nuovo enfant terrible? A settembre con la collezione per la Primavera Estate 2026. E noi, rimaniamo in trepidante attesa.
