Patchwork di sottoculture, eclettico hot spot della moda noto in tutto il mondo, epicentro di tendenze stravaganti e laboratorio creativo dalla fervida immaginazione, Harajuku ha un’idea di vintage che non resta confinata nel passato. Remake, remix, upcycling, chiamatelo come preferite, è questa la condicio sine qua non per qualsiasi fashionista di fashionista di Tokyo. Vintage sì, ma con un twist – a meno che non si tratti di grandi classici, ma per fortuna in questa parte di Shibuya si trovano anche quelli.

Sebbene negli anni altre aree si siano affermate come fashion hub locali, si viene ad Harajuku per captare le macro-tendenze del momento: è qui che estetiche agli antipodi si incontrano e convivono, dando vita a un mix eclettico dove le gothic lolita dirette a fare acquisti al piano interrato di Laforet svettano sulle loro Mary Jane di fianco a un gruppo di punk modaioli in fila da Vivienne Westwood, dove gli sneakerhead a caccia di edizioni limitate si scambiano con gli appassionati del dekora kei in cerca di ciondoli, nastri e appliqué per dare un tocco speciale al guardaroba, dove i nostalgici dello stile Y2K si mischiano con i VIC delle case di moda più affermate. È un luogo che cambia forma continuamente senza mai snaturarsi, cogliendo le tendenze e facendole proprie, rimescolandole con gli elementi della cultura pop giapponese che rende tutto unico; un luogo in cui sentirsi liberi di adottare qualsiasi stile ci faccia sentire rappresentati, un luogo che celebra l’eccentricità come riflesso di originalità, che ruota intorno all’espressione personale in tutte le sue forme.

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Francesca Milano Ferri
Un negozio su Takeshita-dori

Una giungla urbana che (sovra)stimola tutti i sensi, a pochi passi dal silenzio rilassante del parco di Yoyogi, dove si erge il celebre santuario Meiji, la porta di accesso al quartiere di Harajuku è Takeshita-dori, tra le strade più caotiche dell’universo, costantemente solcata da un flusso inarrestabile di persone, costellata di creperie, café con animali di tutti i tipi (inclusi lontre e mini maialini), negozi di gadget, abiti stravaganti e accessori ora kawaii ora eccentrici, dalle scarpe pazze con maxi plateau ai fiocchi per capelli. Gli altri poli centrali sono poi Cat Street, dove sorgono diverse catene di vintage perfette per fare affari, e Omotesando, dedicata ai marchi di lusso. La vera magia, però, si trova lontana dalle strade principali e nei vicoli che ospitano boutique indipendenti di designer locali e negozi di vintage e remake assolutamente unici nel loro genere, dove provare look d’archivio e capi “nuovi”, realizzati a mano partendo dal second-hand. Dal remake alla moda lusso, in questa puntata di Tokyo Takeover vi proponiamo 5 indirizzi vintage da non perdere.

Panama Boy

La vera chicca per cui merita visitare Takeshita-dori. Panama Boy è un piccolo microcosmo, un armadio delle meraviglie che rappresenta un po’ un concentrato di Harajuku: c’è l’Amekaji – “American casual” – con felpe grafiche e tanto denim; c’è il lezioso cottagecore, con gli abiti in stile casa della prateria di Gunne Sax, un vero cimelio della San Francisco Anni ‘60 e ‘70; c’è il layering di divise sportive e leggiadre camicie da notte in tulle e ci sono gli accessori, da quelli rétro e stravaganti ai più classici. Ma tutto (o quasi) è reinterpretato. E allora spuntano orsacchiotti di peluche sulle gambe dei jeans, toppe e tessuti a contrasto sulle gonne, ruches svolazzanti sotto felpe o camicie a quadri da boscaiolo, maxi colletti in pizzo e sangallo a decorare il girocollo delle felpe. Sono capi “remake” e tutto è realizzato a mano, in questo negozio che si trova nella stessa location dal 1979. L’atmosfera è davvero particolare, con scoiattoli di ceramica che pendono dal soffitto e bambole di pezza che fanno capolino tra gli scaffali, in un dialogo tra lo streetwear contemporaneo e una nostalgia naïf che rende tutto delizioso.

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Francesca Milano Ferri
Panama Boy Harajuku

Bed

Psichedelia, colori acidi e sfere strobo. Immaginatevi di entrare in un sogno Anni ‘70. L’idea dietro Bed, come ci spiega la sua proprietaria Miki, è proprio quella di ricreare l’effetto onirico di quando, dopo una giornata faticosa e stancante, ci si stende finalmente a letto: “il luogo dove rilassarsi e sognare”. In una policromia di stampe e accessori, l’accuratissima selezione prende forma: si tratta di pezzi vintage, alcuni anche di designer visti in passerella, capi second-hand e anche prodotti nuovi. L’ispirazione si nasconde dietro i viaggi all’estero di Miki e i festival di musica techno, di cui è grande fan. Da tutti questi elementi, nasce un mix eterogeneo che ripercorre decenni iconici di storia della moda prediligendo tutto ciò che risulta ancora super attuale. Alla domanda se la scena fashion di Harajuku sia molto cambiata rispetto al passato più “folle” che ancora vive nell’immaginario collettivo, Miki risponde con semplicità: “ad Harajuku tutto ruota intorno allo street fashion e questo non è mai cambiato”. In qualsiasi direzione evolvano i trend del momento, sarà sempre nel labirinto di vicolini che si dipanano da Cat Street che si troveranno le loro declinazioni più cool.

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Francesca Milano Ferri
Bed Harajuku

Codona de Moda

Anche qui, ci troviamo davanti a un “select shop”, una formula che va molto in Giappone e che si avvicina all’idea di concept store: la proposta è una selezione molto curata, frutto di ricerca costante, che include vintage di qualità, novità che si amalgamano bene nel mix e capi remake – in questo caso, una combinazione di prodotti scovati in altre parti del mondo e altri realizzati in-house. Tra giacche di pelle effetto graffiti, maxi jeans cargo trattati con mille lavorazioni e scoloriture diverse, gonne e top Y2K, maglioni grafici ispirati ai manga, non mancano scarpe sgargianti, accessori pazzi e designer pieces. In pieno stile Harajuku, è lo streetwear la costante fonte di ispirazione.

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Francesca Milano Ferri
Codona de Moda Harajuku

ILPKS

La prima volta che sono entrata in questo posto, sono rimasta profondamente affascinata per l’originalità. Scendendo sotto terra in questo antro curioso, si ha proprio l’idea di trovarsi nel laboratorio di una sarta, sommersi da scampoli di tessuto. In effetti, ILPKS non è una semplice boutique ma il paradiso del thrift-filp: ogni creazione nasce da un capo vintage o di seconda mano, trasformato in qualcosa di nuovo e particolare dalle mani di Yumi, la proprietaria, designer autodidatta che ha aperto il negozio 15 anni fa. I suoi primi esperimenti erano stati con gli accessori, anche questi in vendita, tra pupazzetti schizzati di vernice, ciondoli kawaii e richiami punk, e poi sono arrivati i vestiti, che spaziano dal sartoriale al teatrale. Le cravatte sono alla base di tutto: diventano fiocchi che arricchiscono vecchi kimono trasformati nella loro funzione oppure abiti leziosi pieni di balze e ruches, cinture che pendono dalle minigonne a quadri, nastri colorati che profilano i gilet e le giacche da uomo. Vale assolutamente una visita.

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Francesca Milano Ferri
ILPKS Harajuku

QOO Vintage

Oltrepassando Omotesando, la strada principale che attraversa Harajuku e forma, si può dire, un’area a parte, il vibe cambia drasticamente e i negozietti dall’aria intima lasciano spazio a boutique raffinate, tra i flagship store delle grandi maison e rivenditori di vintage di lusso super selezionato. Uno di questi è QOO, che vale una visita anche solo per la bellezza degli interni. Se cercate una borsa firmata di una qualsiasi collezione passata, è molto probabile che si nasconda qui, tra mobili d’epoca e pareti tappezzate di cornici sofisticate. Per i cultori di Chanel, poi, c’è una sorpresa: al piano inferiore rispetto all’ingresso principale, esiste una boutique unicamente dedicata al marchio francese. Borse, accessori e abbigliamento si presentano in condizioni immacolate, in un contesto molto chic di tappezzeria e tende drappeggiate. Tutto contribuisce a creare un’esperienza speciale e rafforzare l’idea di trovarsi in mezzo a veri e propri tesori, da toccare con i guanti – letteralmente, dato che all’ingresso ve ne forniranno un paio.

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Francesca Milano Ferri
QOO Vintage Harajuku
GLI ESSENZIALI
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