Anticonformista, ironico, eccentrico e dall’occhio lungo. Poiché molto prima che fosse in voga quell’unisex oggi genderless, lui sovvertì generi e regole graffiandole di provocazione e twist pop. Del resto è passato alla storia della moda come enfant terrible, l’unico e solo Jean Paul Gaultier che reinventò corsetti rimpiazzandone l’allure costrittiva con dosi massicce di sex appeal ed empowerment, e svecchiò il bon ton delle righe marinière, facendo indossare ad aitanti lui peccaminose magliette bretoni. Défilé popolati di varia umanità – tra virago e sinuose mannequin, nani, tatuati e drag queen –, poiché il mantra era (ed è), uno e soltanto uno: “Siate voi stessi, qualunque siano le caratteristiche che la natura e l’educazione vi hanno dato!”. Un mito di cui oggi alcuni facoltosi fortunati potranno aggiudicarsi opere couture, poiché è notizia di qualche ora fa che Maurice Auction batterà all’asta, il prossimo 25 novembre, 41 insiemi d’Alta Moda firmati Jean Paul Gaultier, appartenuti alla socialite e grande estimatrice della griffe Mouna Ayoub. “Lascio andare questi straordinari pezzi soprattutto perché non li indosso più – ha raccontato l’Ayoub a WWD –. Li ho indossati una sola volta e ho il principio di conservare i miei capi di Alta Moda in condizioni immacolate”. Nel carnet di estrose e artigianali mise, i cardini dell’estetica Gaultier tra echi marittimi e stile gender-fluid, citazioni ai Roaring Twenties e irriverenti sperimentazioni mai fini a se stesse, a conciliare un pizzico di kitsch con una sopraffina sartorialità.
Tra jeans e piume di struzzo: l’abito L’écume des Jours va all’asta
Abiti come opere d’arte, soprattutto se si indugia sul look numero 49 che molto prima di quel mermaidecore targato TikTok, portò in pedana una Sirenetta di jeans vestita e plumage di struzzo applicato a mano. Ore di lavoro necessarie alla confezione? 64, tanto servì per la creazione dell’abito L’écume des Jours, parte della collezione Divine Jacqueline della Primavera Estate del ’99 suggestionata dal cigno Jacqueline de Ribes, e con un valore stimato oggi tra i 25 e i 35mila euro. “Sono rimasta inorridita quando ho perso una piuma, così l’ho tolto immediatamente – ha raccontato la socialite libanese a WWD –. Dopotutto è un pezzo destinato al museo e merita di essere trattato come tale”. Sfumature dégradé di fluttuanti fili di piume a simulare la schiuma delle onde e un atto punk a rendere la tela più democratica della storia della moda in un manufatto da grande soirée. Quell’impenitente e leggendaria ironia che da sempre contraddistingue l’estetica Gaultier poi, arrivò anche sul nome dell’abito, a riprendere il titolo del romanzo del ‘47 di Boris Vian intrecciandolo alla semplice suggestione marittima traslata su stoffa indigo.
Un po’ meno del siren dress – tra i 12 e 15mila – varrà invece il set del lotto numero 2 che appaia un bomber ad un kilt scozzese che kilt, in realtà, non è. Capo unisex, poiché l’enfant terrible è stato tra i primi a mettere le gonne anche a lui, inganna la vista con un finto check in lana, celando un intrigo di perline di vetro ricamate a mano e meticolosamente assemblate dalla maison Lesage in motivi a quadri su organza di seta. Peso specifico del finto kilt della collezione Parisian Elegance dell’Autunno Inverno 1998 1999; 10 chili a non spaventare minimamente Mouna Ayoub che sempre a WWD ha rivelato: “Sorprendentemente, non mi ha dato molto fastidio. È una prova del savoir-faire francese e dell'incredibile qualità della lavorazione di Jean Paul Gaultier”.
Racconto adattabile anche al look Bastringue del lotto 25, ovvero un tailleur pantalone in organza ricamata con soutache, pezzo di resistenza della mitologica Punk Cancan che, nella Primavera Estate del 2011, portò in pedana anche la ballerina del Crazy Horse, Psykko Tycco, impegnata in spaccate verticali a mostrare surrealiste fantasie di gambe sotto la gonna. Il completo, che sul retro della giacca riporta la scritta “Gaultier Paris”, “rappresenta una quantità di lavoro pazzesca e una competenza ineguagliabile, con chilometri e chilometri di filo di seta. Un miracolo”, come ha commentato la sua ormai ex indossatrice Mina Ayoub, sulla mise dalle 200 ore di lavoro e il prezzo d’asta stimato tra i 5 e i 7mila euro. Infine, non è da meno anche Le Smoking del lotto 21; un ibrido tra un completo a giacca e un ball gown, con pantaloni Le Cabaret in raso nero e un top bustier ad allungarsi in tulle e balze per una bad girl parigina che sfili dagli Champs-Elysées a Pigalle, in stile Ze Parisienne, come era il nome dell’iconica collezione della Primavera Estate 2002. E beate le fortunate – ma noi confidiamo nei musei – che si aggiudicheranno queste sperimentazioni del ragazzaccio (sorridente) della couture…