Indossando trame e trasformazioni dell’arte performativa drag, come una seconda pelle in continua evoluzione, capace di connettere e dividere platea e comunità, nella sede del primo museo del design scozzese, Cheddar Gorgeous veste e investe quello della couture Tartan di Liquorice Black e Owen Edward Snaith, insieme a fascino e potere del tessuto che intreccia da secoli le trame di tradizione e modernità, con la sua incessante e sovversiva evoluzione. Il suo physique du rôle da regina delle sfide, con outfit e performance, investe (e travolge) quelle rivolte dal quinto anniversario del V&A Dundee, al tessuto di contraddizioni perse tra storia e mito, a partire da quelle che legano le origini sfuggenti del tartan 'solo' alla Scozia. Tutte le sfide del primo progetto espositivo che porta il nome e le affascinanti potenzialità del tessuto più noto al mondo, in mostra nella sede scozzese del Victoria & Albert Museum, progettata dall’architetto contemporaneo Kengo Kuma, per integrarsi alla natura e cultura del luogo (e del lungomare di Dundee). Un viaggio nell'essenza a scacchi di ordito e trama, segnati da migrazioni, rivoluzioni e connessioni. Tessuti, indossati e amati da regali e influencer, radicali e conservatori, punk e ribelli, stilisti di alta moda e stili in costante evoluzione, come il mio o il tuo.
Evoluzione e rivoluzione tartan: la mostra al V&A Dundee
Il progetto espositivo, curata da Jonathan Faiers, Kirsty Hassard, Mhairi Maxwell e James Wylie, esplora la natura ed evoluzione del tartan, districando da storia e mito la sequenza di fili colorati intrecciati ("sett"), per produrre strisce verticali e orizzontali incrociate, capaci di rendere ogni tartan unico e la sua origine sfuggente. Sin dal nome, che si presume derivi dal gaelico tarsainn, dal francese tiretaine (o tertaine), o dallo spagnolo tiritana, tutti riferiti ai tessuti di lana a quadri. In modo analogo, il percorso deliberatamente non cronologico della mostra, abbraccia per tematiche, vitalità e modernità del tessuto, rinominato, reinventato e riscoperto da culture e generazioni diverse, non solo in Scozia, dalla Cina dell'Età del Bronzo ai Maori della Nuova Zelanda. Alla linearità che tocca le interazioni del design con l'architettura, l'arredamento, la performance e l’arte, contribuisce la selezione di texture e colori della griglia 'più semplice da tessere e rivoluzionare' dell’allestimento espositivo, realizzato dal duo di designer Brian Studak e Lauren Scully, fondatori e direttori del londinese Plaid Studio.
Lungo il percorso, la selezione di oltre trecento oggetti in arrivo da ogni angolo del mondo, riprende il viaggio movimentato e accogliente del tartan, offrendo uno sguardo nuovo a trame antiche. Una soffiata d’aria fresca investe così le reliquie delle rivolte giacobite, insieme a quelle che ne hanno tratto ispirazione con la collezione The Widows of Culloden e la controversa The Highland Rape di Alexander McQueen, come ha fatto negli anni '60 l’architettura ecclesiastica del monaco benedettino olandese Hans van der Laan, ispirata dal motivo scozzese Grey Douglas, o continua a fare il design e il fashion contemporaneo che ne decostruisce e riassembla i motivi, ripartendo anche dai tessuti indigeni, come il Madras dell'India o lo Shuka dell'Africa occidentale, mentre si sperimentano produzioni e connessioni, sempre più globali e sostenibili.
Il potenziale di resistenza, rivolta e innovazione, sperimentato dal fashion design di Chanel, Dior o Comme des Garçons, copre solo una parte del viaggio, insieme alla sottocultura punk degli anni ’70, fatta a pezzi e riassemblata da Vivienne Westwood, insieme all'allora marito Malcom McLaren, partendo dalla mise dei Sex Pistols (fondati e gestiti da McLaren), progettata per la loro boutique, Sex. Il potenziale esplosivo del 'tessuto' di stili e identità che i designer contemporanei continuano a sviluppare. Partendo anche dalla rielaborazione radicale di abiti tradizionali, per la collezione di tartan couture dello scozzese Owen (Edward) Snaith, come il féileadh-mór (plaid con cintura) realizzato con il suo tartan "Incentive", esplorando l'esperienza personale di crescita queer in una piccola comunità, insieme all’eredità dei pescatori della costa orientale scozzese della sua famiglia. La gonna è ispirata alle raffigurazioni delle pescatrici di Newhaven, esposte vicino ai modelli tartan in mostra, mentre Cheddar Gorgeous ne veste l'energia nel servizio fotografico scattato da Studio QN (di Holly Quinn), tra quella delle architetture contemporanee del V&A Dundee.
L'energia del tartan in continua trasformazione, anima anche l'esplorazione disinibita dell'espressione di sé radicata nella queerness punk di Charles Jeffrey LOVERBOY, con il tessuto progettato e registrato per la sua Spring/Summer 2022 collection, o quella Autumn/Winter 2023 di Nicholas Daley, partito da trama e colori delle sue radici giamaicane e scozzesi, aggiunte al registro ufficiale dei tartan che ne conta oltre 11.000. In modo analogo, la commissione creata appositamente per la mostra da Olubiyi Thomas, nato a Lagos e cresciuto a Glasgow, fonde i colori della bandiera nigeriana con quelli della squadra di calcio del Celtic, per il tartan della sua Intersectional Family, realizzato con un micro-mulino scozzese, utilizzando telai e tecniche di tessitura tradizionali.
Spaziando con agilità tra l’umile artigianato delle Highland e il superbrand globale, l'abito in seta di Madame Elise per la regina Alexandra (1870 circa) e la Spring Summer 2021 di Adidas, il kilt dei reali britannici e quello per tutti degli influencer giapponesi, la mostra copre e annienta grandi distanze spazio-temporali. Calzando per giunta scarpe comode, tra un paio di stivali da donna che arrivano dal 1850 e gli oltre sei decenni degli anfibi Dr. Martens e se vi viene fame.. c'è anche l'umile ma iconica scatola di biscotti, ovviamente in tartan. Un viaggio capace di spaziare tra la gamma di coloranti naturali, verdi, marroni, rossi e gialli di tartan Glen Affric, forse il più antico (del XVI secolo), rinvenuto negli anni ottanta un una torbiera scozzese, a quelli prevalentemente neri e verdi mela che ricoprono il controller wireles della Xbox. Trama ispirata a pixel e colori al neon dell’universo digitale, disegnata da Gordon Nicolson Kiltmakers a Edimburgo, tessuta nel mulino scozzese di Lochcarron a Selkirk, con una commissione di Microsoft del 2002, per celebrare il 20° anniversario del debutto della console di gioco in Scozia.
La gamma tematica del percorso, ripartendo dalla costruzione e l’utilizzo del tartan (della sezione Tartan and the Grid) che annovera regole da infrangere e il nastro scozzese protagonista della prima fotografia a colori del 1861, riconfigura completamente gli spazi del museo scozzese con l'evoluzione in tartan di design, arte e mercato. Dedicati con continuità alla sua innovazione sempre all’avanguardia, le complessità che sposano quelle dell’identità, tra il tartan indossato dalla modella scozzese di origine nigeriana Eunice Olumide e quello di Lord Mungo Murray (1668-1700) dipinto da John Michael Wright. La capacità di conformare e sconvolgere con la stoffa del potere, politico, regale, militare, senza indebolirne la simbologia abbracciata da rivolte, sottoculture e nuove identità. Incarnate da principio da Bonnie Prince Charlie e la sua mise scozzese, riprodotta in ritratti su tabacchiere e stoviglie.
La sezione aperta agli aspetti più trascendental del tartan, spalanca la mostra a nuovi orizzonti e possibilità, per design e arte, cultura popolare e performance contemporanee, tra l'attore Alan Cumming dipinto da Christian Hook, l'ex stella del rugby Scotland International Doddie Weir OBE ritratto da Gerard Burns, o la pratica yoga in tartan di Finlay Wilson. Spingendosi ben oltre l’orizzonte coloniale del cinematografico 1745 di Gordon Napier, con la corsa delle due sorelle rapite in Nigeria e vendite come schiave in Scozia. Ben oltre il frammento di Tartan MacBean, portato a bordo dell'Apollo 12 nel novembre 1969, dall'astronauta americano Alan Bean.
Il progetto espositivo si arricchisce anche del contributo del pubblico, incoraggiato a contribuire alla sezione di ricordi personali di People's Tartan, tra i cappelli 'See You Jimmy' indossati alle Paralimpiadi di Sydney del 2000, o il cestino da picnic che completa gli interni tartan di una rara auto Hillman Imp Caledonian. Alle installazioni audiovisive che costellano la mostra, si aggiunge anche l'area interattiva analogica Design Your Own Tartan per i visitatori invitati a creare i propri tartan, utilizzando acrilico colorato su una superficie retroilluminata. Plaid ha anche progettato un Tailor’s Touch Table, per gli oggetti che gli ospiti possono toccare, come campioni di tessuto scozzese ed esempi di particolari pieghe del kilt.
La mostra cavalca la storia e "l’invenzione vittoriana" del tartan, insieme alla creazione del mito che continua a giocare un ruolo fondamentale sull'impatto e il fascino esercitato a livello planetario dal tessuto e la sua fiorente industria. Una vera e propria mitologia, costruita dai famigerati fratelli Sobieski Stuart (falsi discendenti di Bonnie Prince Charlie), insieme all'idea che diversi clan degli altopiani indossassero tartan diversi. Tra questi, per gli storici, anche la natura del tentativo di vietare il tartan e altre forme di abbigliamento delle Highland, dopo la sconfitta di Bonnie Prince Charlie nella battaglia di Culloden. Al resto ha provveduto il tartan adottato come abito nazionale scozzese; il suo status reso popolare dopo la visita nella Edimburgo del 1822 di re Giorgio IV indossando il kilt (su suggerimento di Sir Walter Scott); il "ritiro scozzese" della regina Vittoria nel castello e la tenuta di Balmoral, mentre l’ideale romantico della Scozia cresceva insieme al suo turismo. Il progetto espositivo di 'Tartan' e il libro omonimo (Bloomsbury, 2022) del professor Jonathan Faiers che l'ha ispirato, fornendone la struttura contestuale, toccano per la prima volta, almeno negli ultimi tre decenni, la storia delle potenzialità di un tessuto per tutti che ha la stoffa per conquistarsi un futuro duraturo.
How to: Tartan, Victoria & Albert Dundee (1 aprile 2023 - 14 gennaio 2024) - www.vam.ac.uk/dundee/whatson/exhibitions/tartan