Ultimamente si è parlato molto di quiet luxury, quella tendenza che vuole la moda scevra di orpelli e più memore del suo patrimonio storico: sì a loghi e monogrammi, seppur con parsimonia, no alle decorazioni eccessive. Il messaggio, così come la silhouette, deve essere essenziale e dritto al punto, in un ritorno al lusso fine a sé stesso, alla funzione primaria della moda: quella di vestire con classe, senza provare a cogliere e anticipare il tempo (che oggi pare indecifrabile e difficile da fermare) né soffermarsi troppo sul significato. Il modo più semplice ed efficace per farlo? Per le maison storiche è senza dubbio ripescare dai propri archivi, una fonte inesauribile di ispirazione. Attenzione, però, perché se rileggere la propria storia sembra la missione di tutti i marchi al momento, le vie da percorrere sono potenzialmente infinite. C'è chi riesce a sviluppare una coerenza estetica e concettuale tra passato e presente, chi invece si limita a riprendere gli emblemi del tempo che fu, annettendoli al capo del momento.

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Jacopo Raule//Getty Images
Fendi Primavera Estate 2024

Tra i più abili nel riscrivere il futuro partendo dal passato c'è senza dubbio Kim Jones, che dall'inizio della sua tenure presso Fendi si è sempre preoccupato molto di mantenere vivo il patrimonio culturale del marchio, integrandolo con una visione decisamente contemporanea. Basti pensare a tutto il focus sull'iconica borsa Baguette, re-interpretata in più modi e celebrata, in occasione del 25° anniversario, con una mega sfilata a New York, ma anche ai continui rimandi ai successi raggiunti negli Anni 90 dal suo predecessore Karl Lagerfeld. Perfino la collezione Primavera Estate 2024 attingeva dalla collezione PE 1999 disegnata da Lagerfeld, ma sempre nella propria cifra stilistica, quella dell'eleganza senza sforzo, moderna e facile da immaginare indosso all'alta società di oggi, che non ha a che fare con il dare spettacolo o l'essere guardati, ma piuttosto con la realtà tangibile degli abiti, fatti per essere indossati.

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Pietro D'Aprano//Getty Images
Versace Primavera Estate 2024

Altro esempio di un incontro felice tra maison storica e nuovo direttore creativo è quello tra Ferragamo e Maximilian Davis, che alla sua terza collezione alla guida del marchio ha dichiarato lo volontà di "assicurarsi che l'eredità fosse ancora lì" ma anche di essere "nella posizione di sperimentare e divertirci", con silhouette fluide e color block mischiate ai codici di Ferragamo, che si ritrovano soprattutto nella palette della collezione, nelle scarpe e borse più classiche.

Guardando oltre alla questione quiet luxury, la questione dell'heritage ha guidato tutta la Primavera Estate 2024: Versace continua a esplorare i propri archivi Anni 90, in un delizioso richiamo allo stile Mod introdotto da Gianni nella collezione Autunno Inverno 1995.

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Daniele Venturelli//Getty Images
Prada Primavera Estate 2024

Anche Prada ha sempre un gusto molto coerente nell'esprimere la sua dualità tra forma e concetto, profondità e leggerezza, e per questa fashion week ha deciso di andare ancora più a ritroso nel tempo, riprendendo dai propri archivi una pochette ideata da Mario Prada nel 1913 – infatti, la Primavera Estate 2024 celebrava i 110 anni del marchio. Tra frange e lustrini abbinati a silhouette rigorose – in pieno stile Prada – si staglia questa borsetta in nappa e Re-Nylon (tessuto trademark della maison) che reinterpreta un design in seta moiré proveniente direttamente dagli archivi che ci mostra come questa contraddizione, questo mix di alto e basso, irriverenza e spirito borghese, abbia sempre fatto parte del DNA Prada fin dalle origini. La chiusura della borsa è infatti rappresentata da "un elemento intagliato a mano che ritrae una figura mitologica, riflette l’entusiasmo contemporaneo per le estetiche e gli stili artistici storici orientali che hanno influenzato a livello mondiale le arti decorative e le belle arti tra la fine del Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo secolo" e che, più attuale che mai, sembra riflettere l'ironia sprezzante di cui ci armiamo oggi per far fronte alle difficoltà.

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Daniele Venturelli//Getty Images
Gucci Primavera Estate 2024

E poi, naturalmente, c'è stato Sabato De Sarno da Gucci. La sua idea di heritage ha molto a che fare con quella fu di Frida Giannini, glam senza sforzo, molto semplice da capire e reinterpretare, decisamente commerciale: siamo certi che venderà. Attingere dagli archivi della maison non è un concetto nuovo, lo si fa da decenni ed è stato essenziale anche nella costruzione dell'universo massimalista di Alessandro Michele. Il modus operandi però, così come i codici e momenti storici a cui si decide di attingere, non potrebbero però essere stati più diversi: da una parte c'è stata una rilettura in chiave molto personale, dall'altra stiamo assistendo a una ricostruzione identitaria "da laboratorio", studiata a tavolino, dove la spinta del merchandising sembra prevalere nettamente su quella creativa. Si punta molto sulle borse che hanno fatto la storia del marchio, dalla Jackie alla Bamboo – già tra le linee "Beloved" in cui investiva l'ultimo Gucci di Alessandro Michele – e silhouette semplici, che fanno già parte del nostro lessico quotidiano.

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Marc Piasecki//Getty Images
Saint Laurent Primavera Estate 2024

Anche a Parigi si continua sull'ondata heritage, basti pensare al Saint Laurent di Vaccarello, che per questa stagione ha proposto un mix ben bilanciato di tagli fluidi e silhouette più strutturate e androgine, che richiamano l'audacia calibrata del fondatore del marchio. Insomma, la riscoperta del proprio heritage passa attraverso design e accessori che hanno fatto la storia della moda, ma c'è modo e modo di farlo e, senza dubbio, per quanto adesso ci piaccia l'approccio più impersonale che la moda sta prendendo, prima o poi la necessità di commistione tra l'universo interiore del designer e il mondo narrativo di una maison si fa sentire. Forse, anche per questo, chi gestisce al meglio il proprio patrimonio culturale è chi l'ha vissuto per generazioni, chi segue un'impronta ben definita, cercando una continuità (che poi si traduce in coerenza stilistica) tra tutte le varie fasi ed evoluzioni del marchio cui si trova a capo.

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