Un’edizione da record (più di 2.400 i candidati) che è un’attestazione di rilevanza: il premio LVMH compie oggi dieci anni e si conferma vetrina di massimo prestigio per i giovani talenti della moda. L’award più ambito, l’LVMH Prize for Young Fashion designer, va quest’anno a Satoshi Kuwatan di SETCHU, brand dall’animo ibrido, con una produzione tutta italiana. Premiati con il Karl Lagerfeld Award, invece, Bettter dell’ex fashion director di Vogue Ukraine, Julie Pelipas e Luca Magliano, enfant prodige del Made in Italy che commenta commosso: “It’s a beautiful feeling to be seen”. Un palmarès che omaggia (finalmente) anche i talenti nostrani, assenti dalle finali dell’award dal 2014 di Gabriele Colangelo. A decretare oggi i vincitori, nella cornice della Fondation Louis Vuitton, una giuria composta da tutti quelli che contano: Jonathan Anderson, Maria Grazia Chiuri, Nicolas Ghesquière, Marc Jacobs, Kim Jones, Silvia Venturini Fendi, Nigo e Stella McCartney, nonché i manager Delphine Arnault, Jean-Paul Claverie e Sidney Toledano.

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Un look della collezione Autunno Inverno 2023 2024 di SETCHU

A SETCHU va la somma di 400mila euro, oltre che un tutoraggio su misura ad opera di un team dedicato di LVMH, mentre a Magliano e Bettter, vincitori del secondo premio del contest, spetta la cifra di 200mila euro e, anche in questo caso, un anno di coaching ad opera del colosso francese del lusso. Ma al di là della ricompensa finanziaria, il Premio LVMH è probabilmente il più autorevole del settore e anche il solo passaggio in finale o semifinale vale come trampolino di lancio verso il mercato di media e buyer (in passato, tra i non vincitori, ci sono stati Virgil Abloh e Jonathan Anderson, per dirne due), consentendo ai giovani brand di destreggiarsi in un mercato altamente competitivo e irto di concretissimi ostacoli, tra crisi delle materie prime e difficoltà nella commercializzazione delle proprie collezioni.

Chi è SETCHU, il vincitore dell’LVMH Prize for Young Designer

Di base a Milano, ma con la mente sempre rivolta a quell’Oriente che gli ha dato i natali. D’altronde SETCHU non è un termine buttato lì a caso. Deriva da WA-YO-SETCHU, parola propria dell’architettura, ad indicare l’unione dello stile giapponese con quello occidentale. Oggi alla sua quinta collezione, il brand fondato da Satoshi Kuwata è espressione del multiculturalismo del suo designer che, dopo aver vissuto tra Londra, Parigi, New York e Milano (oltre al suo natio Giappone), ha fondato un’etichetta capace nel remix di minimalismo e sperimentazione, funzionalità e sartorialità. Il capo feticcio del brand? Per stessa ammissione di Satoshi, la giacca Origami, fusione tra un kimono e un blazer, crasi su stoffa di Est e Ovest. Oltre all’identità ibrida, nel DNA di SETCHU non manca l’approccio sostenibile, ben rappresentato dal termine “mottainai” (tradotto: che spreco!) con capi pensati per essere continuamente (ri)aggiornati- da applicazioni, dettagli, accessori- ripensati in vista di un futuro più longevo possibile, da tradursi all’insegna, perché no, del cambiamento di stile. Insomma, dopo la vittoria, nel luglio 2022, del premio "Who is on Next" di Vogue Italia e Altaroma, l’LVMH Award è un altro, meritatissimo traguardo raggiunto da un talento che ha fatto di etica e inclusività (le collezioni sono genderless) il tratto distintivo del suo lavoro.

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Un look della collezione Autunno Inverno 2023 2024 di SETCHU

Magliano e Bettter: Italia e Ucraina sul podio del Premio LVMH

Ci speravamo e così è stato. Dalla sua amata periferia a Parigi, in un viaggio (di successo) di sola andata. Luca Magliano, Luchino per i più intimi, si aggiudica, primo italiano nella storia dell’award, il Premio Karl Lagerfeld. E adesso sarà più semplice “essere visto”, per lui che, nonostante gli ultimi successi e il plauso generale, continua a vivere nella sua amata Bologna, producendo nella piccola Faenza le sue collezioni, fatte sfilare in una Milano inusuale, lontana da lustrini e compagnia. “Questa finale è una finale che vale come una vittoria, chi conosce il premio lo sa: se mi guardo indietro mi viene una vertigine tenerissima per essere arrivato qua senza lasciare indietro nessun pezzo di me”, aveva commentato Luca alla proclamazione dei finalisti dell’LVMH Prize. E chissà la sensazione che starà provando ora, che quel premio l’ha vinto. Classe 1987, dopo gli studi alla Libera Università delle Arti di Bologna, lavora da Alessandro dell’Acqua prima e da Grifoni poi, fino a quando non decide di dedicarsi totalmente al suo progetto: Magliano. Che è pensato per l’uomo ma veste anche la donna, così come giovani e meno giovani, indipendentemente da genere e nazionalità, rappresentando autenticamente la diversità, oltre gli slogan, oltre gli show.

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Un look della collezione Primavera Estate 2023 di Magliano

A pari merito con Luca Magliano, Julie Pelipas, un passato da fashion editor, un presente da creative director per il suo marchio Bettter, un concentrato di tailoring über-sofisticato, da realizzarsi rigorosamente secondo la tecnica dell’upcycle. Modella dei suoi stessi prototipi (è stata per anni regina incontrastata dello street style, declinando capi che contenevano in realtà il seme di Bettter), ha fondato l’etichetta con a mente una sostenibilità oggi imprescindibile. Ogni capo dei diversi drop del brand, infatti, è realizzato a partire da tessuti deadstock o proveniente da mercatini di seconda mano, rendendo le collezioni di Bettter, oltre che elegantissime, anche assolutamente etiche.

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