“Il mio necrologio dirà: Birkin, come la borsa”, ci scherzava su l'icona Jane in un’intervista, consapevole che la fama dell’accessorio Hermès, precedesse la sua. Perché le chiami per nome - Jackie, Kelly - in una reciproca popolarità dove non capisci quale delle due sia la più iconica. Lo status symbol con manico o, come Coco Chanel pensava la sua 2.55, tracolla, per liberare le donne dall’impiccio di avere le mani costantemente occupate.
Cosa definisce una borsa una it-bag?
Una it-bag non è una borsa qualunque: è quella leggendaria, immediatamente riconoscibile e dannatamente costosa, legata a doppio filo con celebrità e jet set, aliena al tempo che passa e al mordi e fuggi di micro o macro tendenze. È il termometro di modi e mode: negli anni '60 la Jackie di Gucci eleva la maison a simbolo internazionale di Dolce Vita, mentre nei Novanta il nuovo feticcio è lo zainetto in nylon di Prada, it-bag dall’allure urbana e fintamente rinunciataria, con il cartellino a riportare svariati zeri, oggi come allora. E poi la Fendi Baguette, 25 anni di storia celebrati in un maxi show lo scorso settembre, mini borsetta da portare a spalla, che giunge ad assestare il colpo di grazia al minimalismo di fine secolo, introducendoci ai Duemila più sfacciati e decorativi.
Gli elementi distintivi di una it-bag
Cos’ha reso queste borse così celebri? Prezzo, esclusività e fattura impeccabile: è questa la triade d’oro che decreta una borsa “it”, i valori rincorsi dai gruppi del lusso consapevoli che borse e gioielli fatturino più di abbigliamento e orologi, in un’industria dov’è la performance (ahinoi) a contare più di tutto. Parametri di prestigio che elevano l’accessorio feticcio di ogni donna a mito della moda o, almeno, così era fino a qualche anno fa…
Telfar e Uniqlo: le “it-bag” dei tempi moderni
Ce le ricorderemo? Saranno inserite nei manuali di storia della moda alla pari delle “gemelle” di Chanel, Hermès, Gucci o Fendi? Probabilmente no, manca l’aura mitica così il come il design unico e prestigioso. Eppure piacciono e se tra i parametri che rendono una borsa “it” c’è la popolarità, loro ce l’hanno, eccome. Una addirittura, è stata ribattezzata dai fan come Buschwik Birkin, allusione al quartiere creativo di Brooklyn, base operativa degli street artist che qui sono emigrati dalla troppo borghese Williamsburg. È la shopper del designer Telfar Clemens, stilista liberiano-americano fondatore dell’omonima etichetta, che al grido di “It’s not for you, it’s for everyone”, ha raggiunto il sold-out in un tempo rapidissimo. Talmente rapido da costringere il brand, nel 2020 del lancio sul mercato della borsa, ad adoperare una 24 ore di “Bag Security Program”, in sostanza un piano a tutela dei clienti che permettesse loro di aggiudicarsi comunque l’accessorio, senza necessariamente dover ricorrere ai reseller gonfia prezzi. Pratica e minimale, non ha né un design unico, né tantomeno un prezzo elitario. Ma è una borsa per il qui e ora: vegana, genderless e funzionale, è bastato che Beyoncé la preferisse alla Birkin nel testo di Summer Renaissance e Alexandra Ocasio Cortez la sfoggiasse sotto braccio, per farne il vessillo di una minoranza, il simbolo di appartenenza ad una comunità in un momento storico in cui, anche la moda, ha volto lo sguardo a temi non più possibili da trascurare. Perché il successo, oggi, non basta e alla fama deve coincidere un’interpretazione calzante dello zeitgeist che, in tempi di inflazione e crisi economica, corrisponde a tutto fuorché all’ostentazione di uno status privilegiato.
Costa 14,90 euro la borsa di Uniqlo diventata viralissima la scorsa estate su Tik Tok. Assolutamente anonima, in nylon e dalla forma a mezzaluna con tracolla regolabile, è il normcore all’ennesima potenza. E se sul social bastione dei giovani Gen Z raggiungono spesso milioni di visualizzazioni i famosi dupe, repliche a basso budget dei prodotti di lusso, la borsa hobo dell’Estate 2022 piaceva per l’esatto contrario: per la natura democratica e assolutamente senza pretese. E infatti continua a piacere, a vendere e a essere un nuovo carry over del marchio giapponese al pari dei suoi pull in cashmere.
Come ha spiegato Ceanne Fernandes-Wang, CEO e fondatrice della piattaforma di resell Cocoon, all’edizione americana di Harper’s Bazaar: "nell’era dei social media, le tendenze si muovono così velocemente che i clienti riescono a malapena ad entusiasmarsi per un nuovo trend prima che questo venga sostituito da un altro, ma il fatto di diventare virale su Instagram o Tik Tok può comunque portare una borsa a raggiungere lo stato di it-bag".
Come a dire che, oggi, ad andare a segno è l’algoritmo, con i giovani consumatori che snobbano l’ultra lusso per la tendenza. Insomma, rispondere alla domanda su quali siano le caratteristiche che definiscono una borsa “it”, è oggi estremamente difficile. Di sicuro però catturare la nostra attenzione per qualche stagione non basta. Come d’altra parte, non è più strettamente rilevante nemmeno il fattore luxury e la partita si gioca rimanendo in bilico tra design accattivanti e capacità di fiutare con intuizione lo spirito del tempo. Un’impresa difficilissima che vedremo se e come i designer dell’oggi sapranno affrontare.