È senza dubbio il diamante più famoso della storia del cinema eppure è anche quello più ammantato di mistero. Sul Cuore dell'oceano, pegno d'amore al centro della trama di Titanic sono nate le più bizzarre leggende, complice la fantasiosa ricostruzione offerta da Cameron, che lo fa risalire addirittura al re di Francia Luigi XVI. Eppure pochi conoscono l'origine di questo gioiello immaginario, ispirato a una collana realmente esistita. Nel racconto Rose DeWitt Bukater alias Kate Winslet lo riceve come dono di fidanzamento da Caledon Hockley e lo indossa nella celebre scena di nudo con Jack Dawson (Leo DiCaprio). Dopo il naufragio, Rose se lo ritrova per caso nella tasca del cappotto che Cal le aveva dato per coprirsi e lo conserva per tutta la vita finché, ormai centenaria, dopo avere raccontato la propria storia alla nipote e al cacciatore di tesori Broke Lovett, non decide di gettarlo in mare, esaurendo così la maledizione che portava con sé.
Una storia commovente che non a caso è valsa al film 11 premi Oscar, ma che nasconde un fondo di verità, poiché si lega a un diamante realmente esistito, l'Hope, anche detto Blu di Francia. Il primo proprietario è il commerciante francese Jean-Baptiste Tavernier, che ne entra in possesso grazie a un furto – l'oggetto era stato infatti rubato dall'occhio di una statua della dea Sita a Golconda, in India, a metà del XVI secolo. La leggenda vuole che per vendicarsi, la divinità punì con la morte il ladro, ma nel frattempo il diamante da 112 carati aveva raggiunto l'Europa. La sua fama giunge alle orecchie di Luigi XIV che, stregato dalla sua bellezza, si affretta ad acquistarlo. Nel 1668 il Re Sole lo fa lavorare da Jean Pittan, un gioielliere di corte che impiega due anni per ultimare la commissione, arrivando a una dimensione di 67,5 carati. Nel 1749 è montato su una spilla chiamata "Il vello d'oro", ma la pietra viene soprannominata "Blu di Francia" per il colore vivo e nell'inventario dei gioielli della Corona viene stimata 1 milione di sterline. Il legame tra la famiglia reale francese e la pietra si infrange nel 1792, durante il saccheggio dell'Hôtel du Garde-Meuble a Place de la Concorde, dove erano custoditi i gioielli della corona. Il diamante scompare e i suoi proprietari, Luigi XVI e Maria Antonietta, vengono giustiziati l'anno dopo.
Vent'anni dopo la sua scomparsa, si hanno di nuovo notizie della celebre gemma blu, che viene documentata come appartenente al banchiere londinese Lord Henry Philip Hope, ma c'è un problema: nel 1812, il diamante è di soli 45 carati contro gli oltre 67 carati del 1792. Anche il suo nome è stato cambiato in "Hope", dal nome del suo nuovo proprietario e in molti si chiedono se sia davvero il gioiello della Corona. Confermata la provenienza, il diamante resta alla famiglia e passa, di generazione in generazione, al discendente Henry Francis Hope Pelham-Clinton, che nel 1902 lo vende per pagare i propri debiti. Viene acquistato dal broker americano Simon Frankel, ma quest'ultimo va rapidamente in bancarotta. Nel 1908, un commerciante e collezionista turco lo acquista, ma si separa da esso un anno dopo cedendolo al gioielliere francese Rosenau.
Nel 1909, Rosenau vende la pietra a Cartier per 50.000 franchi. Pierre Cartier, nipote del fondatore Louis-François Cartier, è certo di poterla vendere a una ricca ereditiera americana, ma comincia a circolare la notizia circa la presunta maledizione. "The Hope Diamond ha causato problemi a tutti coloro che lo hanno posseduto" titola il Washington Post. A sfidare la sorte nel 1912 è la miliardaria Evalyn Walsh McLean, moglie di un discendente della famiglia proprietaria del giornale. Il gioiello viene venduto, ma a una condizione: Cartier si impegna a riprendersi il prezioso nel caso in cui una disgrazia colpisca la famiglia McLean nei 18 mesi successivi.
Premesso che la pietra non salirà mai sul Titanic, il destino si accanisce contro la famiglia. Nel giro di pochi anni il figlio di nove anni muore investito da un'auto, la figlia di 25 anni muore di overdose, suo marito diviene un alcolizzato e la lascia, e Evalyn viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Alla fine il gioiello maledetto passa al gioielliere Harry Winston nell'aprile 1949.
Nel 1953 viene messo in mostra all'esposizione The Court of Jewels, cinque anni più tardi è allo Smithsonian National Museum of Natural History di Washington, dove è tuttora visibile. Ogni anno attira sei milioni di visitatori ed è considerato il secondo oggetto d'arte più visitato al mondo, dopo la Gioconda. Ma i più romantici lo identificano ancora con il Cuore dell'oceano di Rose.