Il suo colore più iconico è il verde olive, ma il Barbour è un capo così riconoscibile da piacere anche in versione blu navy, marrone o nero. Fodera in tartan, cotone cerato, cerniera, tasconi, polsini interni in maglia. In 128 anni di storia questa giacca è diventata così riconoscibile che ogni suo dettaglio rimanda a un certo modo di vivere il tempo libero, con eleganza, disinvoltura, ma anche un grande senso pratico. Lo sapeva bene la regina Elisabetta, che per i suoi lunghi soggiorni a Balmoral, spesso piovosi, la preferiva a qualsiasi altro capo in quanto "il giubbotto migliore per il tempo peggiore", come recitva un celebre slogan di un tempo. In un certo senso si può dire che la fortuna del Barbour, quantomeno nella royal family, si debba far risalire proprio a The Queen che, appassionata di cavalcate a cavallo, passeggiate in campagna e attività all'aria aperta, trovava che fosse il capospalla ideale per le sue giornate con i figli, specialmente nella versione smanicata. Proprio come avrebbero fatto anni dopo la principessa Anna, Lady Diana e poi Kate Middleton, che in tante scelte di stile sembra voler tener vivo il suo ricordo.

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Tim Graham//Getty Images
La regina Elisabetta con il suo inseparabile Barbour al Royal Windsor Horse Show del 2006.

E pensare che in origine, quando John Barbour apre nel 1894 la sua azienda, la produzione riguarda solo cerate e indumenti protettivi per marinai, pescatori e lavoratori portuali del Mare del Nord, tutte stoffe che vengono vendute sulle bancarelle dei mercati di Simonside, a South Shields, a prezzi popolari. Questi tessuti da lavoro, corrispettivi in un certo senso dei nostri jeans – per chi non lo sapesse il nome deriva dal francese bleu de Gênes ovvero "blu di Genova" perché i primi esemplari si diffusero proprio a partire dal XVI secolo dalla Repubblica Marinara –, piacciono così tanto che gradualmente hanno una diffusione su ampia scala. A poco a poco la fortuna di questo capo cresce e nel 1908 Malcolm Barbour, figlio del fondatore, fa stampare il primo catalogo di vendita per corrispondenza. Nel 1917 il catalogo rappresenta quasi il 75% dell'attività di Barbour, compresi gli ordini internazionali provenienti da Cile, Sud Africa e Hong Kong. I prodotti dell'azienda hanno varcato i confini nazionali e si preparavano a conquistare il mondo.

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Max Mumby/Indigo//Getty Images
Kate Middleton nel 2017.

Una prima svolta arriva nel 1936 quando Duncan Barbour, unico figlio di Malcom, da appassionato motociclista qual era, introduce una linea per rider con delle tute speciali che fino al 1977 diventano la divisa indossata praticamente da qualsiasi squadra internazionale, quando poi esce dal mercato. Nel frattempo nel 1939 Duncan viene chiamato alle armi, così Malcom e la nuora Nancy assumono la gestione dell'attività, sviluppando la tuta Ursula, che viene adottata dai membri del Servizio Sottomarino Britannico. Il nome deriva dal sottomarino di classe U, Ursula, il cui comandante, il capitano George Philips, fu determinante nella produzione e diffusione di queste tute.

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Barbour ha ricevuto tre Royal Warrent dalla famiglia reale.

La fama della giacca Barbour raggiunge anche Buckingham Palace, tanto che l'1 aprile 1974 riceve il primo Royal Warrant dal Duca di Edimburgo, Filippo. Si tratta del prestigioso riconoscimento concesso alle attività commerciali o alle aziende che per almeno 5 anni consecutivi hanno fornito servizi alla royal family. Otto anni più tardi, nel 1982, ne arriva un secondo, stavolta dalla regina. Intanto l'azienda diversifica molto la sua offerta, lanciando anche la sua prima giacca corta da equitazione, il Bedale per la gioia di Elisabetta. Nel 1987 arriva il terzo Royal Warrant dal principe del Galles: la consacrazione è completa. Pratica, funzionale e versatile, da allora questa giacca è stata e continua a essere la fedele compagna di tante avventure della royal family. Trovarne una vintage sulle bancarelle dell'usato potrebbe essere la prossima sfida di quest'autunno.

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