Antidoto al presente: in questo lungo periodo di lockdown sempre più marchi e case di moda hanno aperto virtualmente le proprie porte per opporsi alla chiusura forzata, seppur necessaria, imposta dall'emergenza Covid-19. Quello che in molti casi era un mondo inaccessibile, per ironia della sorte si è trasformato in un universo vicino, in cui poter entrare, per vederlo dall'interno, nel suo dietro le quinte più nascosto. E lo stiamo vivendo giorno dopo giorno assieme alle tante, numerose e disparate iniziative social dei brand per essere sempre più vicini ai propri follower e clienti.
Il fashion system sta cominciando a fare riflessioni importanti sul futuro e su come evolversi alla luce dei cambiamenti dirompenti che questa pandemia sta portando e porterà nelle nostre vite (abitudini, stili di vita, valori e consumi). E se da un lato è guidato da concetti come new normal, disruption e innovazione (o vere e proprie rivoluzioni) e sta cominciando a mettere in discussione le vecchie logiche di sistema, dall'altro lato continua a guardare al passato, alla storia e all'heritage della moda come un faro che continua a brillare per illuminare la notte. E la rotta.
Tornare al passato per costruire il futuro, utilizzando tutti gli strumenti più innovativi a nostra disposizione oggi? Sembra essere questa la strategia messa in atto da Dior che dopo aver lanciato la serie di podcast Dior Talk, dopo aver reso disponibile gratuitamente l'autobiografia in versione digitale del libro Christian Dior & moi e dopo aver riaperto virtualmente al pubblico di tutto il mondo le porte del Musée des Arts décoratifs di Parigi con la mostra Christian Dior: Designer of Dreams (tenutasi nel 2017), adesso ci regala una nuova preziosissima chicca proveniente dall'archivio (delle meraviglie) del brand. E ci porta nel cuore dell'Haute Couture e dell'atelier parigino. Ci porta alle sue origini, direttamente da Monsieur.
La Maison ha infatti pubblicato sul proprio canale Youtube The world of Monsieur Dior in his own words ovvero il film Haute Couture diretto Henri A. Lavorel nel 1949. Un breve documentario visibile a tutti che racconta l'universo di Christian Dior e le sue ispirazioni: il regista ci conduce con la sua telecamera nella quiete della campagna de Île-de-France dove Christian Dior amava rifugiarsi per disegnare i suoi bozzetti, e poi nell'atelier di Avenue Montaigne all'opera mentre drappeggia i suoi celebri abiti a corolla - ancora una toile blanche - e le sue "rivoluzionarie" creazioni, ribattezzate dalla stampa americana New Look. Possiamo ammirare i suoi fitting sulle mannequin da cui nascono soluzioni geniali con quell'immediatezza e quella spontaneità concesse solo a talenti extra ordinari. Lo vediamo a lavoro e a pranzo - un pasto elegantemente allestito durante una pausa in atelier - con le sue fidate collaboratrici, all'opera per completare la collezione Haute Couture Autunno Inverno 1949. Collezione che poi sfilerà sotto gli occhi della ricercata ed esigente clientela dell'epoca, tra le stanze di 30 Avenue Montaigne che accolsero le donne più eleganti e importanti del mondo, dalle principesse inglesi alle star di Hollywood.
Una visione deliziosa offerta dalla maison al suo pubblico proprio con l'intento di donare un po' di leggerezza in questi tempi difficili, e allo stesso tempo di farci conoscere in maniera ancor più approfondita il mondo dello straordinario couturier. 3,2,1, Ciak si parte! In questi giorni che ci è proibito viaggiare, facciamolo con la fantasia e prepariamoci a un meraviglioso viaggio a ritroso nel tempo e nella storia della moda.
Nel 1947 Dior aveva lanciato la sua celebre linea a corolla e l'haute couture francese si preparava a vivere un'epoca di grandissimo fulgore dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, con Monsieur che restituì alla donna la sua femminilità, vestendola in abiti dalla vita assottigliata e dalla silhouette delineate. La sua moda fu definita una rivoluzione (seppur si trattasse - per ammissione della voce narrante Isabelle Kloucowsky - non di una vera rivoluzione ma di un "ritorno alla norma, al buon senso: il desiderio di vedere le donne cambiare stile per vestire una silhouette che fosse davvero femminile") e quegli anni un periodo di grande rinascita. La stessa che ci auspichiamo oggi, o meglio domani, in cui tutto il mondo della moda sarà chiamato a una nuova rivoluzione, come quella che Monsieur fece all'epoca. Sarà forse in questo "ritorno alla norma e al buon senso" la formula segreta per ripartire? Guardare e meditare. Il passato insegna sempre.