10 colori che detteranno tendenza per la moda 2025

“Io credo nel rosa”, affermava Audrey Hepburn con spirito ottimista. Ebbene, ci credono anche le passerelle di stagione che sulla golosità del rosa candito hanno investito così tanto da rendere la nuance tra le più forti del 2025. Indimenticabile la nuvola di zucchero filato della passerella di Alaïa, impareggiabile, il coat dal piumaggio in pelle confettata di Bottega Veneta. E se è vero che la dolce tinta invita a tirar fuori la lady candy che è in noi – si vedano i sublimi set cannettati di Jil Sander –, nulla vieta di tinteggiare di un velo rosé anche il suit dalle grandi spalline (Erdem), per un business look goloso come un bonbon. Alla faccia del colore “debole”.

Altrimenti ribattezzato – da Pantone – Mocha Mousse; il colore definitivo del 2025 che “sostenuto dal nostro desiderio di piaceri quotidiani, esprime un livello di ponderata indulgenza”. Una tinta dunque, ma anche un guilty pleasure, lo stesso peccato di gola che si commette ordinando in pasticceria quella bevanda calda al latte e cioccolato che è ghiotta anche su tessuto. O su pelle, come mostrano le tante pedane – Ferrari, Gabriela Hearst, JW Anderson – che così hanno declinato la nuance, ingolosendo gli abiti di un marrone gourmandise e parecchio raffinato. Una tonalità calda e armonica che pacifica anche con la natura, rappresentando la “sintesi del nostro benessere mentale, spirituale e fisico”. Cosa che avverrà certamente indossando il completo composto di smanicato e gonna plissé di un elegantissimo Tod’s. Scorpacciata di eleganza con polvere di cacao.

Rosso come i frutti proibiti dell’Eden, rosso come quello brevettato dall’Ultimo Imperatore. Una lacca di fiamma gialla dal cuore blu che, del resto, è raro salti una stagione. Vivido, passionale, pericoloso, seducente, fiammante. Ode al rosso che il 2025 vorrà perlopiù nella sua gradazione scarlatta, a mo’ di tonico ricostituente per look e umore. “Se siete tristi, mettete un rossetto o un abito rosso”, sentenziò a suo tempo Coco Chanel impartendo una lezione che, a quanto pare, è arrivata forte e chiara ai creativi di oggi che, in passerella, hanno sfoderato red flag di grande charme. Da Balenciaga a Louis Vuitton, da Philosophy a Prada, da Stella McCartney a Tommy Hilfiger; sferzate chili pepper su pelle e cotone, fascinosi velluti e sofisticati rasi, pizzi macramè e impalpabili organze. Tipo quelle plissé che impreziosiscono l’abito Valentino, che è il signature look d’altri tempi che ci meriteremmo. Aveva ragione Christian Dior, “il rosso è il colore della vita”.

Neutrale come la Svizzera, ma con un quid in più. E sorprendentemente abbinabile a tinte audaci, si veda il delizioso color-blocking di Prada che combina il soprabito giallo burro al collant violaceo e alla borsetta verde brat. Pas de Bourrée di delicati butter yellow per composizioni sofisticate che comprendano giacche anti-vento in pelle (Tod’s), chemisier da educanda (Miu Miu), sagomati trench (Loewe), o preziosissimi abiti (Valentino). Una grammatica di burro di raccordo, perfetti tanto per la palette estiva, quanto per quella invernale.

Raffinato in inverno sulle lane bouclé e travolgente in estate, dove tinteggia un guardaroba ultra-vivido, al bando la banalità dei bianchi e dei neri. Il tangerine, ossia un arancio mandarino con sfumature di allegria e vitalità, è l’alternativa dirompente alla gamma dei pastello. Tante, tantissime le griffe che hanno puntato su questo vitale colore: Etro lo ha impreziosito di ricami e paillettes per un bomber desiderabilissimo, Ferrari ha invitato a dosarlo sul mini dress da portare in combo con il chiodo cioccolato, mentre Saint Laurent ha optato per accostamenti stridenti e quantomai riusciti, appaiando la blusa in pizzo mandarino alla gonna millefoglie viola e blu cobalto. Da Loewe, invece, era incrostato di paillettes sull’abitino scultoreo, e da Burberry sul long dress svolazzante che ha ripensato il trench in chiave ultra-estiva. E in segnaletico tangerine.

Dice un antico detto che “chi di verde si veste della sua beltà troppo si fida”. Chissà se sarà vero anche per quel menta piperita addolcito da un goccio di latte che furoreggerà nel 2025. Poiché è tra i colori pastello più gettonati, e si è visto un po’ ovunque: in guisa di delizioso degradé con il rosa candy sui completi in seta di Jil Sander, sui ferri cortissimi di shorts e bralette crochet di Ermanno Scervino, sui pull vagamente metallici di Rabanne e sugli abiti satinati di un urbano Coach. Per la giacca latte e menta (o il cappello da marinaretto, o il trench), rivolgersi invece a Marni che nel suo pazzo (e favoloso) teatro demi-couture ha usato la nuance per colorare più di un capo. Alla faccia di Piet Mondrian che trovava il verde un colore inutile.

Che sempre quella massima autorità che è il Pantone ha definito Moonbeam, ovvero una tinta che incanta e seduce proprio come un raggio di luna. In sostanza, un grigio siderale che rischiarerà l’inverno di raggi freddi, e addolcirà la primavera con il supporto di una palette che dal glicine vira all’acqua. Nonostante il sottotono glaciale, la cromoterapia suggerisce d’indugiare sul grigio quando si necessita di momenti di stacco e contemplazione e chissà, forse è anche per questo che le passerelle del 2025 hanno investito sul Moonbeam. O più semplicemente, ad ammaliare i designer è l’eleganza insita nel colore che, ad esempio, ha portato Alberta Ferretti a concepire così gli eterei plissé dei suoi mini dress, Fendi i suoi abiti da flapper da indossare sopra i pantaloni, o Boss i suoi completi sartoriali da stratificare a felpe col cappuccio. Sofisticato, brillante e avvolgente, potremmo leggere il grigio Moonbeam come l’ultima tinta evocativa di quiet luxury: per una raffinatezza che non esclami bensì sussurri.

Come quello che “gocciolava” dall’abito da contemporanea vestale di Prabal Gurung, come quello che ha garantito la giusta dose metallica al rosé di seta e pizzo del midi dress plissé di Rabanne. Poiché non è detto che l’oro (ma anche il suo “cugino” argento) serva unicamente alla causa dei lustrini, e se è vero che spesso è tutta una strobo di ricami con glitter, strass e paillettes, è altrettanto vero che esiste anche l’oro liquido di Bottega Veneta o quello metallizzato di Roberto Cavalli spalmato sull’abito in pelle e alquanto urbano. Metallic effect, ma dal piglio metropolitano.

Un Klein con sfumature pervinca, come se i muri delle case di Jodhpur fossero stato innervati di una vena violacea. Un mood indigo dai riverberi elettrici che stando alle previsioni di WGSN e Coloro sarà la nuance del 2025. In effetti, uno sguardo alle passerelle per la prossima stagione calda che verrà, sembra dare loro ragione e nel mare magnum delle tonalità, tra le tinte più decise, oltre al rosso, emerge il colore che le due agenzie di trend forecasting hanno ribattezzato Future Dusk. “Questo sarà un anno di immaginazione strategica, in cui la creatività individuale e collettiva sarà sfruttata per generare nuove soluzioni economiche ed ecologiche. Future Dusk si allinea con questo tema, collocandosi tra il blu e il viola e portando un senso di mistero ed evasione attraverso le sue qualità oscure e lunatiche. Questa tonalità surreale e ultraterrena ha anche un carattere celestiale e futuristico ispirato all'emergere della seconda era spaziale”. E un po’ Space Age è stata effettivamente la giacca tecnica di Coperni o il tailleur geometrico di Cardin, eppure il più puntale, cromie parlando, è stato Re Giorgio Armani che per il suo Emporio, ha fornito la perfetta suggestione su come indossare il Future Dusk. Con giacca in tweed, pantaloni Jodhpur e cravattino mezzo sciolto rubato a lui. Per una sinfonia orientale in palette elegantissima.

WGSN avrà anche pronosticato un 2025 a tinte dark eppure, côté moda, le passerelle si permettono anche di dissentire, si osservino i guizzi segnaletici comparsi in più di una pedana. Una sinfonia di giallo neon arrivata sulle camicette in pizzo di Philip Lim, sugli abiti da grande soirée di Bach Mai, sui coprispalle e le bralette fourrure di Casablanca, sui trench vinilici di Iceberg. Vale la regola del rosso e in giornate opache, sfoderare la grinta di un abitino in pelle neon griffato Gucci. Vabbè tasche permettendo, ma questa è un’altra questione.