A prima vista, non c’è molto fascino in una corda di paglia o pelle intrecciata, magari un po’ logora o sfrangiata come se fosse passata attraverso un frullatore. Eppure, questo aspetto un po’ trasandato un po’ alla marinière rappresenta la quintessenza logora della Primavera Estate 2025. Gli abiti tenuti insieme da corde – che risalgono almeno all’epoca di Enrico VIII – possono essere una raffinata espressione di lusso e sottigliezza. Lo sono diventati, in effetti, con designer come Martin Margiela, Sonia Rykiel e Rei Kawakubo di Comme des Garçons, responsabili di aver quasi feticizzato la visualizzazione di tessuti grezzi, orli, cuciture e dettagli “volgari” nel senso di poco nobili. Come le corde, per l’appunto. Allora, tali espedienti rappresentavano un deliberato abbandono di vecchie identità, di una moda che ci voleva belli e perfetti.
Oggi, l’uso della corda è più mitigato, meno socialmente impegnato: potremmo dire rientri nell’alveo di quell’estetica del naufragio ben rappresentata dalla sfilata di Elena Velez lo scorso febbraio a New York, con reti, corde, tessuti simili a schiuma del mare e tesori luccicanti come appliques in passerella. O anche – altro esempio recente – Le Naufrage, ultima collezione couture firmata da Ludovic de Saint Sernin per Jean Paul Gaultier dove, in un pericoloso flirt con gli abissi, hanno calcato la passerella abiti tenuti insieme da fili pendenti, stringhe e, ancora, corde.
È così che la moda è scivolata nella Primavera Estate 2025 con vele a brandelli, una bussola impazzita, un equipaggio un po’ malconcio, inviluppata in un intreccio di reti. C’è chi l’ha definita una sorta di miseria dickensiana – definizione che mantiene comunque un suo fascino – chi una moda anti-algoritmo – una certa Miuccia Prada, per essere precisi. È un’estetica trasandata, riflessiva – un preppy disilluso, se vogliamo – quella delle corde. Piace perché riflette il nostro tempo: come ci si aspettava, e come sempre, dalle passerelle è già approdata nei siti dei grandi retailer.
Qui, alcune derive più formali e rassicuranti hanno trasformato l’oggetto della tradizione marinara in capi glam: sandali, it-bag, caftani e pantaloni jodhpur capri. L’usura fittizia della corda viene così legittimata.