Lessico familiare, o meglio lessico pradesco. Miuccia Prada e Raf Simons portano in passerella una nuova sintesi dello stile secondo Miuccia, un’opera omnia che racchiude i codici più significativi della signora della moda Italiana e sfila in passerella accompagnata dalle note di walzer “il Danubio blu”. Qualcuno - tradotto: la seguitissima pagina IG @stylenotcom - l’ha già battezzata “The Prada Opera”. E tant’è in tutti i sensi. Una composizione creativa che racchiude le tante galassie dell’universo pradesco e lo restituisce in una collezione in cui ci si ritrova e ci si riconosce. Una summa del perfetto guardaroba Prada, borghese, essenziale, minimale, rigoroso, austero e bon ton, ma sempre con quel piccolo twist “dissonante”, ribelle e di rottura: come i ricami di fiori bianchi 3D che sbocciano su tutte le gonne o l’effetto puffy in stile cuscino che crea inediti volumi su longuette e micro dress dalle linee asciuttissime.
E poi ci sono i pull girocollo dalle proporzioni ideali, le mini ricamate, le pencil skirt al polpaccio che sembrano un giardino in fioritura tono su tono, i cardigan sottilissimi, portati a pelle, i colletti a punta dalle tonalità acide e a contrasto visti nell’ultima stagione, le micro gonne con il maxi volant come un nastro che si srotola e si fa quasi strascico, le skater skirt al ginocchio e le giacche dal fit essenziale. E infine la declinazione dell’uniforme Prada, che trova la sua massima espressione in quel grigio che solo Prada sa rendere sublime. I volumi e le silhouette si combinano tra loro alla perfezione. Tutto è così Prada. Molto Prada, super Prada, totally Prada.