Sospese sullo specchio d’acqua del West Lake, al calar del giorno, le modelle di Chanel incedono lente, indossando abiti color del sole, della luna e del tempo. La fotografia arriva dalla sfilata dei Métiers d’Art, a Hangzhou, in Cina, e da ora nelle boutique di tutto il mondo: questa cornice è l’esatta riproduzione di un paesaggio inciso su uno degli antichi paraventi di Coromandel che decoravano l’appartamento di rue Cambon di Mademoiselle Coco. E i cui dettagli - le decorazioni vegetali, le increspature dell’acqua, gli abiti dei mandarini - sono stati il punto di partenza di questa coreografia di moda. Ogni anno, Chanel compone una sfilata a fianco della maison artigianali che gravitano nella sua orbita ormai da molti anni: le ha riunite nel 2021 in una maestosa sede che richiama una foresta di sequoie, tra Parigi e Aubervilliers, nel 19° arrondissement, il 19M.

métiers d'art 2024/2025 di chanelpinterest
Courtesy of Chanel
La giacca in satin di seta con risvolto e impunture a contrasto, e bottoni gioiello, sotto al braccio maxi pochette in seta.

Un nome che sembra una formula magica. Lo si pronuncia con il fiato in bilico, quel "em" aspirato che lascia planare un’aura di mistero. M come i Métiers d’art e 19 come l’arrondissement, ma anche come numero caro a Coco. In questo affascinante edificio di 25.500 mq firmato da Rudy Ricciotti, con ballatoi che collegano le diverse aree, 600 artigiani operano alla confluenza delle epoche. Lavorano per le collezioni del futuro su strumenti centenari, con tecniche rimaste immutate da lustri. Separati tra loro eppure fluidamente in dialogo, questi micro-mondi si allacciano sulla passerella, dove i diversi savoir-faire si incontrano per dare vita alle sfilate dei Métiers d’Art Chanel. L'ultima andata in scena in Cina ha visto alternarsi abiti, calzature, gioielli in uno sfolgorio di ricami preziosi, decorazioni floreali in 3D, perle e passamanerie, restando tuttavia molto portabile, in un registro di modernità.

Per arrivare a questo risultato, gli atelier hanno imbracciato aghi e ceselli molti mesi prima. In costante contatto con i designer dello Studio di Creazione, gli artigiani di Chanel hanno offerto la più bella «materia prima» su cui costruire il racconto della sfilata. «È un grande orgoglio per me veder portate le creazioni che escono dall’atelier - afferma Christelle Kocher, la giovane direttrice artistica della maison Lemarié (specializzato nelle piume, il plissé e i finissaggi) - quello che realizziamo qui è una vera specificità francese, un’eccellenza unica al mondo, che noi perpetriamo con un slancio contemporaneo». Indica dei tessuti che sembrano fatti di schiuma color pastello, decorati con camelie a rilievo, nati su telai che hanno visto passare generazioni di mani. Poi, si sofferma su un plissé combiné Lognon.

Ci sono voluti 20 metri di stoffa per realizzare uno spettacolare abito bianco che scende con sfaccettata verticalità sul corpo: per ottenere queste piegature bisogna moltiplicare per tre le dimensioni del tessuto. «Richiede un’expertise maturata sul terreno, almeno tre anni di pratica in atelier perché non esiste nessun insegnamento di plisseur in Francia» continua. Le sfumature hanno opalescenze molto asiatiche: giada, azzurro e bianco come le porcellane cinesi, e poi nero e rosso lacca. «Ogni dettaglio conta - ripete Christelle Kocher, seguendo con lo sguardo la sagoma di un fiore che si staglia su un bolero - la mano è al centro del nostro lavoro, ma ci vuole anche la curiosità per aprirsi a nuove tecniche. Anche se ci rifacciamo a un know-how ancestrale cerchiamo sempre di aggiornarci sui gusti per continuare a far evolvere questi métiers» aggiunge la direttrice creativa. In altre parole, al 19M la dimensione del tempo sembra avere una curva che il mondo esterno non conosce. «È stimolante lavorare qui, e se un tempo l’artigianalità legata a queste lavorazioni veniva poco sottolineata, da qualche anno il pubblico ha imparato ad apprezzarla, l’ammira, la richiede. Il nostro carnet de commandes è pieno, la domanda è in aumento». E l’atelier Lemarié cresce in parallelo: vi lavoravano 15 persone quando Christelle è arrivata, nel 2010. Oggi, sono un centinaio. Le giovani generazioni si affacciano a questi percorsi come abbracciando un nuovo challenge. Lo sottolinea la designer Priscilla Royer, formatasi alla Central Saint Martin di Londra, oggi alla direzione artistica della «cappelleria» Maison Michel, un altro dei tesori del 19M. «Lavoriamo con 12 artigiane, ma riceviamo molte candidature. Il nostro atelier è l’unico al mondo capace di orchestrare la genesi di un cappello dalla A alla Z. Per creare un copricapo ci vogliono savoir-faire diversi in sinergia». Acquisita da Chanel nel 1997, questa storica azienda fondata nel 1936 ha portato come «dote» degli strumenti di lavoro che hanno più di 100 anni. «Li utilizziamo ancora, certo, come è successo per questa sfilata, non sono oggetti da museo. Ma in parallelo sperimentiamo nuove tecniche, nuovi materiali, c’è un principio di trasmissione che non esclude la ricerca».

métiers d'art 2024/2025 di chanelpinterest
Courtesy of Chanel
Uno dei look simbolo di collezione in pelle d’agnello ricamata indossata su pantaloni capri, per un effetto dorato splendente.

Ogni sfilata rappresenta una nuova sfida: «Quando i creativi ci indicano l’impulso di partenza, la storia da raccontare, è il mio momento preferito - dichiara, sorridente, Priscilla - parliamo di forme, di movimento, di luoghi, e questo fa subito scoccare delle scintille nella mia testa. Per Hangzhou le parole chiave erano viaggio onirico ed esploratrice. Queste idee ci hanno condotti a proporre dei cappelli di foggia un po’ maschile, in pelle, per coordinarli agli stivali (realizzati, anche questi con tecniche artigianali da Massaro, classe 1894, un altro dei Métiers di Chanel) e senza cuciture sui bordi per renderli meno sofisticati. Allo Studio sono piaciuti molto e ce ne hanno chiesti anche di feltro. E abbiamo realizzato anche dei bonnet di tweed, era la prima volta».

I cappelli della Maison Michel si posano come uno statement di femminilità e di forza su abiti ricamati con motivi floreali dalla leggendaria maison Lesage. Le camelie (come avrebbero potuto mai mancare?), i fiori di loto, dei ramages ne esaltano i contorni; fiori di cristallo, con una sovrapposizione di perle e strass, sono opera degli Atelier Montex (fondati nel 1949) e riprendono i motivi dei paraventi di Coromandel con minuzia. « Quest’abito nero - sottolinea Christelle Kocher indicando un fluido dress - è un mosaico su cui sono tessute 1400 perle». Una giacca matelassé ha richiesto il know-how di un’altra storica azienda, fondata nel 1880, il plumassier Lemarié, grande esperto delle piume. Ma anche capace di creare quei fiori a rilievo lavorati su stampi, i gaufroir (o goffratori), che ricalcano le nervature di autentici petali.

Sui duffle coat, si notano le passamanerie a effetto 3D realizzate dalla maison Paloma, sulle quali scendono le collane-sautoir firmate dal gioielliere Goossens, il cui fondatore, Robert, lavorò a lungo con Mademoiselle Coco Chanel.

Si capisce rapidamente che la donna elegantissima che sta sfilando su questo sfondo fiabesco è un’avventuriera. Non c’è solo il cappello a larghe tese a indicarlo, ma le grandi borse scamosciate, gli stivali, quell’allure sicura di chi conosce le strade del mondo. E naturalmente i tweed, portati come armature di glamour, tessuti dal ricamatore Lesage per riprodurre le increspature dell’acqua e i riflessi della luna sul lago incisi sui Coromandel. Tweed che si ammantano di un fascino notturno su preziosi abiti da sera (ce n’è uno che ha richiesto 800 ore di lavoro).

métiers d'art 2024/2025 di chanelpinterest
Courtesy of Chanel
La seducente lavorazione della maglieria in un completo sfumato con cardigan in cashmere e seta.




«Per i Métiers d’Art avere questa passerella è molto importante, perché dà visibilità a quelle lavorazioni e a quegli accessori che altrimenti resterebbero nell’ombra. È un momento in cui la creatività incrocia il pragmatismo dei materiali, che siano tessuti, metalli, pelle o filati per dar vita a pezzi unici che ci rendono fieri» spiega Priscilla Royer.

E Christelle Kocher non può che essere d’accordo. «È un momento magico, che mi fa battere il cuore, che ci fa sentire parte integrante del mondo di Chanel, mostrando come sappiamo interpretare i codici della maison al massimo livello. In certi casi, questi abiti sono delle forme d’arte».

métiers d'art 2024/2025 di chanelpinterest
Courtesy of Chanel
L’abito morbido in lana, impreziosito dalla manchette smaltata e dall’anello che sboccia tra le dita dalla collezione Métiers d’Art 2024/2025 di Chanel da giugno nelle boutique della Maison.