Ultimamente in Italia se si parla di sanità lo si fa soprattutto per un problema che sta diventando urgenza, e cioè quello delle infinite liste d'attesa che ingabbiano il Sistema Sanitario Nazionale. E proprio sulla questione delle liste d'attesa nella sanità pubblica, è in corso un braccio di ferro tra governo e Regioni: da un parte il ministro della Salute Orazio Schillaci che ha perso la pazienza di fronte all'immobilismo di diverse Regioni certificato anche da una recente indagine dei Nas che ha scoperto come quasi in una Asl su tre (il 27%) si verificano «irregolarità gravi» come agende chiuse e liste di galleggiamento, dall'altra ci sono le Regioni che vedono in questo provvedimento una invasione di campo tanto da aver bocciato lo scorso 26 marzo all'unanimità l'ultima versione del decreto inviata dal ministero e rilanciando con altre modifiche. Da mesi, insomma, governo e regioni litigano su questo provvedimento, ma nel frattempo va peggiorando il problema tra i più sentiti dalle persone, alle prese con tempi lunghissimi per farsi visitare.

Quanto lunghi? Ce lo dice l'Istat: nel 2023, il 7,6% della popolazione ha dovuto rinunciare alle cure mediche a causa di problemi economici, liste d’attesa o difficoltà di accesso, in aumento rispetto al 7,0% dell’anno precedente. Questo incremento corrisponde a 372.000 persone in più, portando il totale a circa 4,5 milioni di cittadini. L’aumento – in base a quanto sostenuto dall’Istat – è dovuto principalmente alle liste d’attesa troppo lunghe: nel 2019, prima della pandemia, poco più di 1,5 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure per questo motivo, mentre nel 2023 questo numero è quasi raddoppiato, arrivando a 2,7 milioni di cittadini.

Una premessa, questa dell'emergenza delle liste d'attesa nella sanità pubblica, d'obbligo, anche se al centro dell'attenzione è una notizia che sta all'opposto, e che parla, invece, delle eccellenze italiane in campo medico e sanitario.



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Piron Guillaume
La classifica dei migliori ospedali d’Italia in cui andare a farsi curare: quali sono i fattori che determinano la qualità di un ospedale

I 21 super ospedali italiani

Nello specifico, è uscito l'elenco dei cosiddetti "super ospedali", ovvero quelle strutture pubbliche o convenzionate col SSN, che curano più pazienti e gestiscono i casi più complessi attirando italiani dalle altre Regioni.

Secondo l'ultima mappa aggiornata messa a punto dai tecnici del ministero della Salute utilizzando tra le altre cose gli ultimi dati delle Sdo, le schede di dimissioni ospedaliere al 2023, su 21 “super ospedali” tra pubblici e convenzionati con il SSN, soltanto due sono al Sud, ben 12 al Nord e 7 al Centro.

In cima alla lista c'è la Lombardia, con ben cinque strutture, di cui tre con i punteggi più alti e cioè il Galeazzi, l'Humanitas e il San Raffaele tutti di Milano, mentre dopo l'emiliano Sant'Orsola di Bologna (unica struttura presente in classifica per una Regione che un tempo si distingueva nel settore, ma che evidentemente negli ultimi tempi ha perso dei colpi, nda) spiccano anche i tre ospedali veneti (Aou Verona, Sacro cuore Don Calabria e Aou Padova); seguono i tre toscani (Aou pisana, Aou senese e il Careggi di Firenze), e i tre ospedali di Roma (Gemelli, Campus Biomedico e San Camillo) oltre ai due piemontesi (Mauriziano e Aou di Alessandria).

A Sud della Capitale, invece, si segnalano solo due super ospedali tra quelli con più dimissioni ospedaliere, che eccellono in base al mix di due indicatori, ovvero la complessità dei casi trattati per DRG (Diagnosis Related Groups) e l'attrattività, e questi sono l'azienda ospedaliera dei Colli di Napoli e la Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo in Puglia.

Uno sbilanciamento, questo tra un Nord che offre tanto e un Sud nel quale l'eccellenza scarseggia, che incentiva per forza di cose i cosiddetti “viaggi della speranza”, vale a dire lo spostamento cioè di centinaia di migliaia di pazienti che ogni anno si muovono soprattutto dal Sud (isole comprese) al Nord in cerca delle cure specialistiche di cui hanno bisogno. Un fenomeno, questo, che solo nel 2023 ha sfiorato i 3 miliardi per valore dei ricoveri fuori Regione.

Ecco perché il ministero della Salute vuole correre ai ripari riequilibrando questa sproporzione con una attesa riforma confermata nei giorni scorsi dal ministro Orazio Schillaci a Radio24 che parla di un "restyling del SSN", che partirà proprio dalla rete ospedaliera per arrivare alla riforma dei medici di famiglia e che potrebbe vedere la luce subito dopo l'estate sotto la forma di un Ddl delega: l'obiettivo è creare una rete di «ospedali nazionali di riferimento» una qualifica che si tradurrà nell'acquisizione di una sorta di status speciale avendo mani più libere su assunzioni e tecnologie con fondi specifici dedicati compresi quelli dell'edilizia ospedaliera in modo da poter garantire un livello elevatissimo di cure che dovranno spaziare su tutte le specialità più importanti e complesse come la cardiochirurgia, la neurochirurgia o l'oncologia pediatrica.

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Christian Bowen
La classifica dei migliori ospedali d’Italia in cui andare a farsi curare

Le eccellenze italiane: cosa rende “super” questi ospedali?

Ma tornando ai "Big 21", quali sono le specificità riconosciute ad alcune di queste strutture? Innanzi tutto, partiamo dal migliore, che parrebbe essere l'ospedale Niguarda di Milano, numero 1 d'Italia e il 37mo al mondo, secondo la classifica annuale "World's Best Hospitals" del settimanale Newsweek che prende in esame più di 2.400 ospedali di 30 Paesi.

Specializzato nel trattamento di malattie di media ed elevata complessità e punto di riferimento per il trattamento delle malattie cardiovascolari, delle malattie neurologiche e neurodegenerative, dei grandi traumi, di emergenze come ictus e infarti, nonché tra i principali centri trapianti in Italia, il Niguarda da anni tiene ben saldo il suo primato.

A Roma è il Gemelli il più blasonato anche all'estero, ed è particolarmente rinomato per la sua facoltà di medicina e le sue specializzazioni. A Rozzano, quartiere di Milano, l'Humanitas è la struttura che combina ricerca, assistenza e didattica, con un focus su oncologia, trapianti e chirurgia avanzata. Il Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna eccelle in diverse aeree, ma in particolare nella cura dell'obesità e delle malattie metaboliche. Il Sant'Orsola si distingue anche per la sua competenza nella cura di tumori, in particolare linfomi, e per la sua attività di trapianto di rene.

Il Careggi di Firenze raggiunge una qualità molto alta in quattro ambiti: cardiocircolatorio, respiratorio, gravidanza e parto e nella chirurgia generale. Infine l'Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, che comprende gli ospedali Monaldi, Cotugno e CTO, nel trattamento delle meningoencefaliti e dell'insufficienza epatica acuta, e nella cura delle patologie respiratorie. È anche un centro di riferimento per la prevenzione e cura dell'HIV e per la traumatologia ortopedica.