Il rapporto degli italiani con l'automobile ha dei tratti di morbosità. Fateci caso. Fateci caso, per esempio, la prossima volta che andrete in un piccolo centro, di quelli in cui, a voler stare larghi, da casa al bar sono dieci minuti a piedi, oppure uno in macchina. Il fatto che attorno al suddetto bar sia tutto un via vai di macchine e motorini fa capire per quale delle due opzioni sono più propensi i locali. Va così un po' dappertutto, lungo lo Stivale, e infatti l'Italia ha uno dei tassi di motorizzazione più alti d'Europa, con circa 700 auto ogni 1.000 abitanti. La maggior parte degli italiani utilizza l'auto quasi tutti i giorni, con una percentuale significativa che la usa quotidianamente o più volte a settimana. E, ancora, l'auto rimane il mezzo di trasporto preferito per moltissimi, per un fattore che potremmo definire "culturale", ma anche perché i mezzi pubblici funzionano peggio che altrove.
Cosa (non) stanno facendo le istituzioni italiane per migliorare l’aria
Tutto questo ha un costo molto pesante in termini di inquinamento dell'aria: il biossido di azoto, uno degli inquinanti più pericolosi legati al traffico e alle attività industriali, ha infatti causato 1600 morti nel 2019 solo nell’area urbana pertinente a Milano. Ma è tutta la Pianura Padana ad essere maglia nera d'Europa in fatto di inquinamento. Tanto che, soprattutto per la situazione gravissima di quest'area, la Commissione Ue aveva stabilito nel maggio 2022 che il nostro Paese era venuto meno agli obblighi previsti sulla qualità dell'aria.
Come evidenziava il documento redatto dalla Corte di Giustizia Ue, l'Italia si è di fatti resa colpevole di un inadempimento "sistematico e continuativo" del valore limite annuale fissato per il biossido d'azoto, a discapito della qualità di vita dei cittadini".
Eppure le politiche ambientali scarseggiano, tanto che ha fatto notizia Bologna, che ha introdotto il limite di velocità dei 30 chilometri orari in città, e, a un anno dal provvedimento, oltre ad essere dimezzato il numero di morti causati da incidenti stradali, anche la qualità dell’aria ne ha beneficiato.
Oltralpe, invece, il tema ambientale è stato preso molto sul serio, in particolare a Parigi, una delle metropoli più popolose d'Europa (la sua area metropolitana conta circa 12 milioni di abitanti, contro i poco più di 3 di Milano), che grazie alla sindaca Anne Hidalgo, eletta nel 2014, è riuscita a ripulire la propria aria e a diventare un riferimento per le politiche green, che si sono distinte per la straordinaria quantità di accortezze attuate per ridurre il loro impatto ambientale.
Parigi ha dimostrato che ridurre l’inquinamento atmosferico è possibile e lo ha fatto puntando su politiche che favoriscono la mobilità sostenibile: più trasporto pubblico, più zone a basse emissioni e ZTL nel cuore della città, più aree pedonali, più chilometri di piste ciclabili, più zone con limiti di velocità a 30 km/h e tariffe di parcheggio più care per chi si sposta in SUV. L’insieme di queste misure ha fatto sì che il traffico automobilistico all’interno di Parigi sia diminuito del 50%, mentre il traffico ciclistico sulle piste ciclabili è aumentato di oltre il 71%.
L'idea del comune di Savona
Da noi chi guarda al modello parigino è Savona, che, dopo cinque mesi di sperimentazione, ha dato il via libera al progetto “Distretto Smart Comunità Savonesi: A scuola in bici / Al lavoro in bici”, grazie al quale dal primo luglio ogni chilometro percorso in bici nel tragitto tra casa e lavoro verrà rimborsato con 20 centesimi, fino a un massimo di 25 euro al mese a persona.
L’obiettivo di questi progetti, attivi fino a fine anno, è promuovere modalità di trasporto ecologiche e alternative ai veicoli privati a combustione, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO₂ (1 kg circa ogni 7 km percorsi) e al miglioramento della salute, sicurezza e benessere psico-fisico dei partecipanti. "Con A scuola in bici e Al lavoro in bici dimostriamo che la sostenibilità è un'opportunità per migliorare il benessere collettivo e la qualità della vita", ha dichiarato Pierangelo Olivieri, Presidente della Provincia di Savona. "Incentivare l’uso della bicicletta significa promuovere un cambiamento culturale e costruire comunità più sane e consapevoli".
Non si parla di "cambiamento culturale" a vanvera, in questo caso, ma con razionalità, perché abbiamo capito, sperimentandolo in questi tre anni di ritorno alla normalità dopo il lockdown (che era stato una manna per la qualità dell'aria, avendo costretto molti allo smart working) che i provvedimenti emergenziali (tipo la limitazione della circolazione diurna ai veicoli euro 0 e 1 e per quelli a gasolio) non sono e non saranno mai sufficienti, poiché puntano continuamente a rimandare la gestione strutturale della crisi climatica.
I governi e le amministrazioni locali sono, purtroppo e nonostante i costi altissimi che paghiamo (in Italia sono circa ottantamila i morti all’anno collegabili all'inquinamento atmosferico) costituzionalmente propensi al mantenimento della condizione attuale. Per sovvertirla, perché si attivino bisogna che la situazione sia fuori controllo. Secondo questo schema fallace, leggi autenticamente stringenti per la salvaguardia ambientale non vengono emanate perché risulterebbero sfavorevoli all’economia delle nazioni, ai cittadini, ai loro soldi, ai loro risparmi, ai loro conti in banca. Ed è anche per questo che il Comune di Savona ha pensato di parlare direttamente, come si dice in questi casi, al portafoglio die suoi cittadini, offrendo una ricompensa in cambio di un comportamento virtuoso ed ecologico.
A scuola in bici
L’iniziativa legata alla scuola è aperta agli studenti dai 16 anni in su residenti o frequentanti scuole superiori e università nei comuni del Distretto Smart Comunità Savonesi (Albissola Marina, Albisola Superiore, Bergeggi, Celle Ligure, Quiliano, Savona e Vado Ligure). Attraverso l’app Wecity, i partecipanti potranno registrare i propri tragitti casa-scuola in bicicletta, formando squadre legate ai propri istituti. La CO₂ risparmiata verrà conteggiata per una classifica che premierà i tre istituti più virtuosi con riconoscimenti legati alla mobilità sostenibile, come rastrelliere per biciclette.
Al lavoro in bici
"Al lavoro in bici" è invece dedicato ai lavoratori che risiedono o operano nei medesimi Comuni sopra indicati. Dopo una prima fase di test, in cui gli utenti potranno calcolare la CO₂ risparmiata e sfidarsi in classifica, in primavera verrà attivata una seconda fase che prevederà l’erogazione di incentivi economici: 20 centesimi per ogni km percorso in bici nel tragitto casa-lavoro, fino a un massimo di 25 euro al mese per partecipante. Anche in questo caso i partecipanti formeranno squadre aziendali e potranno monitorare i progressi tramite l’app Wecity.
Come funziona l'app Wecity
Basta scaricare l’app (disponibile per iOS e Android). Inserire il codice DCS25SCHOOL per gli studenti o DCS25WORK per i lavoratori. Attivare l’app prima di ogni tragitto casa-scuola o casa-lavoro e disattivarla all’arrivo. In ogni momento sarà possibile verificare sull’app i tragitti effettuati in bici, calcolare la CO2 risparmiata e visualizzare in tempo reale le classifiche delle squadre partecipanti. “La tecnologia è un alleato prezioso quando si parla di ambiente”, ha sottolineato Paolo Ferri, CEO di Wecity. “Ma da sola non basta: servono progetti concreti, partnership locali e un’amministrazione attenta. A Savona, tutto questo c’è. Ora tocca ai cittadini cogliere l’opportunità e fare la differenza, un viaggio alla volta.”