L'amministrazione Trump ha annunciato mercoledì 9 luglio, tramite un comunicato emesso dal segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che stava per emettere delle sanzioni contro un funzionario indipendente incaricato di indagare sulle violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi. La persona in questione - non a caso - è Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e Gaza, e questo è solo l'ultimo sforzo degli Stati Uniti di punire i critici della guerra di Israele contro Hamas, che nella striscia di Gaza ha portato in 21 mesi all'uccisione di 60mila persone (e tra queste circa la metà è composta da donne e ragazze, nda). Un'azione molto più che simbolica che arriva dopo che la recente campagna di pressione - sempre da parte degli Stati Uniti - per costringere l'organismo internazionale a rimuoverla dal suo incarico: è fallita.



Albanese, un avvocato per i diritti umani, è stata tra le voci più insistenti nel chiedere la fine di quello che descrive come il "genocidio" che Israele sta compiendo contro i palestinesi di Gaza. L'attacco contro Albanese è arrivato una manciata di ore dopo il grottesco siparietto avvenuto durante la visita di Stato a Washington, la terza quest’anno, del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha pensato bene di candidare il presidente statunitense Donald Trump al premio Nobel per la Pace.
Netanyahu, accusato dalla Corte penale internazionale di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ha consegnato una busta con la proposta di candidatura per il premio, che nel 2009 andò a Barack Obama, in favore del suo alleato storico, Trump, che, sembra un meme ma non è, insieme a lui ha appena bombardato uno Stato sovrano com'è l'Iran.

In una sorta di corto circuito parossistico, la stessa Francesca Albanese ha ricevuto la candidatura al Nobel per la Pace, su proposta dell'eurodeputato socialdemocratico Matjaž Nemec. A supporto della candidatura il ruolo di "prima voce degli orrori contro il popolo palestinese, che soffre terrore e disumanizzazione di proporzioni inimmaginabili a Gaza e in Cisgiordania da un anno e mezzo".

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Francesca Albanese, avvocato per i diritti umani e relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e Gaza

Di cosa è accusata Francesca Albanese?

Nel comunicato che annuncia le sanzioni, Rubio ha accusato Albanese di antisemitismo e ha detto che Albanese sta portando avanti "una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele". Rubio ha anche definito "illegittimi e vergognosi gli sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte penale internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani".

Il riferimento è al più recente rapporto realizzato da Albanese per l’ONU, in cui sono elencate le aziende private che sostengono direttamente o indirettamente l’esercito israeliano e l’occupazione dei territori palestinesi. Il rapporto, che si intitola Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio ed è stato presentato al Consiglio dei diritti umani la settimana scorsa (benché fosse disponibile già da prima), cita più di 45 aziende che, secondo Albanese, "fanno profitti sulla distruzione di vite innocenti". Nè gli Stati Uniti né Israele - ha ricordato Rubio - sono parte dello statuto di Roma, "il che rende la sua azione una grave violazione della sovranità di entrambi i paesi".

Il comunicato del dipartimento di Stato non fornisce dettagli, ma è probabile che finché le sanzioni saranno in vigore Albanese non potrà entrare negli Stati Uniti. Il primo commento di Albanese è stato un messaggio a un giornalista di Al Jazeera in cui ha scritto: "No comment sulle tecniche di intimidazione in stile mafioso". Ha poi partecipato nella giornata del 10 luglio a una conferenza stampa a Lubiana.

"No comment sulle tecniche di intimidazione in stile mafioso".

Qual è stata la reazione di Francesca Albanese alle sanzioni Usa

“Sto davvero mettendo in gioco tutto quello che ho. Se ci riesco io, allora tutti possiamo resistere a questa pressione. E insieme possiamo davvero uscire da questo genocidio con la speranza di un mondo migliore”, sono queste le prime parole di Francesca Albanese. Le sanzioni individuali imposte dall'Amministrazione Trump - che includono il divieto di ingresso negli Usa e il congelamento dei beni – solitamente sono riservate a leader di Paesi considerati ostili, non a funzionari delle Nazioni Unite o giudici internazionali. “È un record”, ha commentato ironica, “sono la prima persona dell’Onu a cui è successo. Per cosa? Per aver denunciato un genocidio? Per aver documentato un sistema? Mi sanzionano, ma non mi hanno mai contestato i fatti”.

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Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi, durante la conferenza stampa a Lubiana il giorno dopo la notifica delle sanzioni da parte degli Usa.

Chi è Francesca Albanese?

Ma chi è Francesca Albanese? Nata in Campania, è cresciuta tra studi giuridici e una visione del mondo che ha sempre messo al centro i diritti umani. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si trasferisce all’estero per specializzarsi in diritto internazionale e umanitario alla SOAS di Londra. Una scelta che le permette di entrare nel cuore di un sistema complesso, fatto di trattati, convenzioni, ma anche persone, storie, crisi che spesso non arrivano sui notiziari.

Per anni lavora, tra gli altri, con l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, occupandosi di migrazione e protezione dei diritti fondamentali in contesti spesso dimenticati. Collabora anche con l’UNRWA, l’agenzia ONU dedicata ai rifugiati palestinesi, seguendo da vicino le condizioni di vita nei territori occupati e accumulando un’esperienza diretta che, con il tempo, affina la sua voce critica e le permette di firmare diverse pubblicazioni. Dal 2022 ricopre l’incarico di relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. È un ruolo indipendente, scomodo, che prevede il monitoraggio delle violazioni, la produzione di rapporti ufficiali e la denuncia delle ingiustizie sistemiche. Questa prominenza pubblica ha fatto di Albanese un oggetto delle critiche e delle ritorsioni di Israele e, più di recente, dell’amministrazione statunitense di Donald Trump.

Nel febbraio del 2024 Israele ha vietato ad Albanese l’ingresso nel paese. Più di recente la task force del dipartimento della Giustizia statunitense contro l’antisemitismo aveva chiesto che fosse rimossa dal suo incarico. "Dobbiamo fermare questo genocidio, il cui obiettivo a breve termine è completare la pulizia etnica della Palestina, approfittando anche della macchina per uccidere ideata per eseguirlo", ha detto Albanese in un recente post su X: "Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro".

"Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro".