Abbiamo, infine, contezza di quello che contiene la riforma dei programmi scolastici voluta dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. E le novità non mancano. A partire dall’introduzione del latino negli ultimi due anni delle medie oppure dal riferimento dalla Bibbia e agli altri classici (ad esempio l’Iliade o l’Odissea) per la Storia in prima elementare. «Back to the future. Ora il latino diventa curriculare, ma opzionale», ha spiegato Valditara al Corriere della sera. Ovvero: «un’ora alla settimana in più, che le scuole decideranno come inserire nell’orario. Farà parte del curriculum e quindi metteremo a disposizione le risorse umane necessarie. Sarà certamente valutato». Al quotidiano Valditara ha spiegato che il latino torna «per quattro motivi: è una palestra di logica e abitua al ragionamento; come diceva Gramsci, abitua a studiare; aiuta a capire la grammatica e la sintassi italiana e a esprimersi meglio; è la testimonianza di una civiltà che ha condizionato la civiltà occidentale, la nostra». Il programma di Storia invece sarà basato ancora più di quanto non sia già sull’Occidente: «Perché è fondamentale capire chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Dedicheremo due interi anni delle elementari a studiare i greci e i romani e l’impatto del Cristianesimo sul mondo classico». Si cambia anche prospettiva: gli egizi, i fenici, i sumeri «si studieranno come civiltà del Mediterraneo in terza elementare, dove si contrae la parte dedicata ai dinosauri e alla preistoria. E poi sarà raccomandata un’attenzione alla parte più recente della storia: dalla Seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso». Sulla carta, in terza media si dovrebbe arrivare a studiare anche la fine della prima Repubblica in Italia e l’esperienza di Mani Pulite.

Una delle fonti storico-letterarie, inoltre, insieme a Iliade e Odissea sarà la Bibbia: «La Bibbia, come l’Iliade e l’Odissea, è una grande testimonianza culturale. Penso all’ Ulisse di James Joyces come a un esempio di quanto vitale sia questa tradizione nella cultura europea. La Bibbia è a fondamento di molta parte della nostra arte, della nostra letteratura e della nostra musica. L’insegnante leggerà e commenterà con i bambini alcuni passi». Su questo, un pensiero: se proposto in modo laico e critico, lo studio della Bibbia a scuola sarebbe semplicemente studio di uno dei grandi classici della nostra cultura. Classici dei quali Italo Calvino diceva essere "quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato". (Perché leggere i classici).

Si ritorna, rimanendo sulla riforma Valditara, anche alla calligrafia e al corsivo: «Mi sono capitati candidati all’esame di avvocato che scrivevano in stampatello perché non conoscevano il corsivo. Una realtà purtroppo molto diffusa fra i giovani. Lo stampatello è la calligrafia di chi urla, il corsivo di chi riflette. Le poesie servono per la memoria, che nell’epoca di internet e delle tecnologie digitali noi trascuriamo sempre di più. Gli studenti impareranno a esprimersi meglio e a confrontarsi con le emozioni altrui. Poi io tengo molto al riassunto: serve ad andare al cuore dei problemi, è una forma di rispetto nei confronti dell’altro». Il liceo classico, in crisi di iscrizioni, va invece «valorizzato, nella sua modernità. Può dare ancora molto ai nostri giovani». Cambieranno anche i Pcto, la vecchia alternanza scuola lavoro: «Saranno sempre più valorizzati nei nuovi percorsi del 4+2, la riforma sperimentale dell’istruzione tecnico-professionale. Gli cambieremo nome: si parlerà di Formazione scuola-lavoro». Quante classi di questo percorso ci saranno? «Le iscrizioni sono cresciute di due volte e mezzo. Abbiamo oltre 6.400 richieste, 10 mila iscritti al primo biennio».

Un altro aspetto su cui la commissione insiste riguarda le nuove tecnologie. Intese non solo come discipline tecnico-scientifiche (Stem) da diffondere, ma anche come l’intelligenza artificiale, che potrà essere «utilizzata a integrazione degli approcci tradizionali» anche nell’insegnamento della lingua e della letteratura italiana alla secondaria di primo grado. Per ora si tratta solo di una proposta messa a punto dalla commissione incaricata della redazione del nuovo testo delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione e guidata da Loredana Perla, professoressa ordinaria di Didattica e Pedagogia Speciale all’università “Aldo Moro” di Bari. Sul documento si svolgerà una consultazione pubblica. L’obiettivo è partire nel 2026/27, quando saranno trascorsi 15 anni dall’ultimo restyling, che risale, infatti, al 2012.