Vorrebbero lavorare di più le giovani madri italiane. Invece, a causa degli eccessivi carichi di cura dovuti alla mancanza di servizi e politiche adeguate (come asili nido, nidi aziendali, congedi paternità, smart working, ecc) sono costrette a rinunciare a una parte del loro orario di lavoro. Questa situazione, che incide sui divari retributivi di genere, viene chiamata child penalty, penalità salariale e di carriera che affligge le donne con figli. In Italia, dopo 15 anni dalla nascita del primo figlio, la retribuzione delle madri è circa la metà di quella delle donne senza figli, proprio a causa dell’inferiore numero di ore lavorate. Non stupisce che l’Italia occupi l’ultimo posto nella classifica europea per il tasso di attività delle giovani madri: metà di quelle che hanno figli in età scolare rimane fuori dal mercato del lavoro, mentre a livello europeo la media è del 30%.
Queste istantanee sulle difficoltà a trovare un equilibrio tra la vita privata e il lavoro sono dell’Osservatorio Elle Active! che ha compiuto per ELLE una grande ricerca sull’occupazione giovanile che verrà presentata in occasione del Forum Elle Active! in programma il 9 e 10 novembre a Milano presso l’Università Cattolica. Noi ne abbiamo già anticipato alcune parti che riguardano l’attrattività del mondo del lavoro, come avviene il passaggio scuola-lavoro, come vanno le remunerazioni.
Dipendenti che lavorano abitualmente da casa (%)
Nei paesi europei, i tassi di occupazione femminile e la flessibilità nell’organizzazione del lavoro sono direttamente proporzionali. Quello che succede in Italia è che alle donne questa flessibilità non è concessa: nel campione di giovani che sono stati oggetto dello studio dell’Osservatorio di Elle Active! emerge che la possibilità di organizzare il proprio lavoro in modo più flessibile, ad esempio lavorando da remoto almeno un giorno a settimana oppure scegliendo in modo indipendente il proprio orario lavorativo, sia maggiore per gli occupati con la laurea, soprattutto per gli uomini.
Giovani occupati che lavorano da remoto o con orari flessibili (%)
Dunque, la flessibilità che servirebbe davvero più alle donne in una certa fase della vita viene data agli uomini! È proprio ora di mettersi a discutere e di elaborare proposte serie per rivedere i modelli tradizionali di organizzazione del lavoro e permettere quindi alle donne di rimanere attive.
Il lavoro delle madri con figli in età scolare (0-14 anni)
Se è indubbio che i contratti a tempo parziale sono uno strumento molto utilizzato per permettere alle donne con figli piccoli di continuare a lavorare, questa opzione dovrebbe essere una libera scelta delle donne e non un obbligo perché non si riesce a trovare un’occupazione a tempo pieno. Solo nei paesi del Sud Europa, e in modo particolarmente accentuato in Italia, più della metà delle madri è occupata a tempo parziale in modo involontario.
Madri con figli in età scolare che vorrebbero lavorare di più
Per misurare le opportunità di conciliazione tra vita e lavoro è stato costruito un indicatore che considera sia la possibilità di lavorare con orari flessibili, e di lavorare da remoto, sia la percentuale di giovani occupati con contratti part-time in modo involontario: l’indicatore varia da 0 (impossibile conciliazione) a 100 (conciliazione perfetta).
I risultati mostrano che anche nella conciliazione vita-lavoro il conseguimento della laurea fa la differenza: si osservano infatti punteggi superiori a 50 per uomini e donne laureati in ogni area geografica, proprio perché i lavori accessibili grazie alla laurea spesso offrono modalità di lavoro da remoto, maggiore flessibilità oraria, e opportunità di impiego a tempo pieno per chi lo desidera. Al contrario, i giovani non laureati, in particolare le donne delle regioni del Centro-Sud, trovano più difficile conciliare vita e lavoro e si trovano spesso occupati involontariamente in un regime orario a tempo parziale (valore indicatore 10 su 100).