La noia è l'emozione vittima sacrificale del secondo millennio. Abbiamo fatto e continuiamo a fare di tutto pur di distruggerla o quantomeno marginalizzarla più che possiamo. La noia per esistere ha bisogno di vuoto, e ogni cosa progettata e lanciata sul mercato negli ultimi decenni è stata pensata per essere un riempi-vuoto. Gli smartphone con le loro decine se non centinaia di app hanno il potenziale per riempire ogni secondo libero delle nostre giornate, così da evitarci non dico un incontro ma anche solo uno sfioramento con la possibilità di annoiarci. In realtà, poi, saturi e satolli di tutto, ci annoiamo anche scrollando, o giocando, o chattando, ma quantomeno pensiamo di non darlo a vedere. Eppure dalla noia, ce lo insegna anche Inside Out 2, nascono grandi cose, come il sarcasmo, oppure come invenzioni geniali.

Quasi 40 anni prima che Mark Zuckerberg lanciasse Facebook, un altro studente universitario di Harvard sfruttò la propria noia per progettare una tecnologia all'avanguardia che accendesse un po' quella vita monotona da campus di soli maschi.



Un’idea nata da una serata di noia a Harvard

Nel 1965 Jeff Tarr si annoiava parecchio, e grazie a questo creò un rivoluzionario servizio di incontri via computer chiamato Operation Match. Patsy Tarr, di Tarr, racconta oggi la storia di questo papà di Tinder, Bumble, Ok Cupid ecc, in un libro dal titolo Operation Match: Jeff Tarr and the Invention of Computer Dating. Oggi il business delle dating app è pensato per farti rimanere incollato sullo schermo attraverso una gratificazione che crea dipendenza, mentre invece il primo tentativo di matchmaking computerizzato è nato da un sincero desiderio di incontrare partner del sesso opposto. Stanchi dei monotoni incontri organizzati con college femminili e impossibilitati a incontrare ragazze all'interno del campus di Harvard, i compagni di classe Jeff Tarr e Vaughan Morrill sono stati ispirati, dopo una serata di bevute, a provare a scoprire se per un caso un computer potesse trovargli un appuntamento. Paradossalmente l'ambizione di Tarr di incontrare delle possibili partner fu negata proprio dal grande successo dell'Operation Match, che lo tenne per ironia della sorte troppo impegnato per avere degli appuntamenti. Trovò l'amore qualche anno dopo il lancio del progetto, e lo trovò grazie ad un sistema decisamente più analogico: un appuntamento al buio. Ma prima di innamorarsi, Jeff Tarr era, come racconta nel libro Patsy Tarr, soprattutto uno studente "stanco delle bevute tra compagni di corso e di incontri casuali con ragazze con cui aveva poco in comune". Così a lui e Vaughan Morrill venne l'idea di creare un questionario e di far pagare agli studenti tre dollari per far passare le loro risposte attraverso un computer, computer che li avrebbe abbinati ad almeno cinque intervistati compatibili. "Il loro scopo era incontrare donne e fare soldi", scrive Patsy Tarr. "In quest'ordine".

Operation Match: come funzionava la prima dating app

Nei primi giorni di collaborazione, Tarr e Morrill si resero conto che la loro clientela principale sarebbe stata composta da studenti universitari affamati di appuntamenti come loro. Operation Match è stata sviluppata tenendo a mente le loro esigenze e i loro desideri. Al centro del progetto c'era, appunto, un questionario di 75 punti, che riguardava hobby, istruzione, aspetto fisico, razza e, scandalosamente per il 1965, preferenze nei confronti del sesso. Ai partecipanti era chiesto di rispondere due volte, una volta descrivendo se stessi, l'altra descrivendo il loro appuntamento ideale.

Tra principi azzurri e rivoluzioni sociali

Il questionario di Operation Match si adattava ancora a norme che oggi sembrano antiquate, come quando, per esempio, chiedeva alle donne se il loro scopo era incontrare il "principe azzurro" e agli uomini se "avrebbero preferito incontrare una studentessa universitaria obbediente, sexy e non troppo intelligente". Tuttavia, questo antesignano delle dating app era anche un veicolo per il cambiamento sociale. La disponibilità della pillola anticoncezionale da un lato, ma la persistenza delle aspettative tradizionali (matrimonio, figli, casa) dall'altro, significavano che la metà degli anni '60 era un periodo complesso per le giovani donne che cercavano qualcuno da frequentare. Nel loro desiderio di esplorazione, le donne hanno tracciato nuovi percorsi che hanno cambiato anche le pratiche di incontro e corteggiamento. Se il matrimonio non rappresenta più una priorità, se vogliamo trovare partner in luoghi al di fuori della nostra cerchia sociale ristretta, va da sé che e i nostri metodi di matchmaking debbano andare incontro a questi desideri e cercare di accontentarli. "C'è un dibattito perenne sul fatto che le app di incontri riflettano il cambiamento sociale o se siano state esse a guidarlo, e penso che la risposta corretta sia che in un certo senso siano accadute entrambe le cose", ha detto su questo alla CNN il dottor Luke Brunning, che, insieme alla dottoressa Natasha McKeever, dirige il Centro per l'amore, il sesso e le relazioni dell'Università di Leeds. "Per lungo tempo è stata data priorità all'idea che dovremmo essere in grado di trovare qualcuno che sia la corrispondenza perfetta per noi, per creare insieme la vita migliore possibile. Cento anni fa, eravamo più ben disposti ad iniziare una relazione e più felici di fare del nostro meglio per farla funzionare", spiega McKeever alla CNN.

L'Operation Match di Tarr e Morrill ha cercato da subito una mediazione tra nuovi e vecchi desideri, tra istanze più moderne e altre più classiche, quasi in egual misura presenti nella società dei metà anni '60. Tarr e Morrill presero in affitto un computer, allora noto come macchina IBM, delle dimensioni di un'intera stanza, che era un oggetto di profondo mistero per l'americano medio, a cui affidare la domanda: ma una macchina può davvero predire "la scintilla" tra due esseri umani? Per partecipare, dicevamo, i clienti compilavano un sondaggio cartaceo con 75 domande su se stessi e le stesse 75 domande sulle caratteristiche ideali del loro appuntamento. Avrebbero poi spedito il loro foglio delle risposte a Cambridge insieme a una quota di 3 dollari e le loro risposte sarebbero state registrate su schede perforate e processate tramite un computer IBM 1401 Tre settimane dopo, i clienti ricevevano un foglio di carta con i nomi e le informazioni di contatto dei loro sei migliori "match". Una volta finalizzate le domande, Tarr e soci hanno fatto circolare la notizia. Hanno chiamato i giornali delle scuole locali e hanno offerto loro una commissione del 10% per pubblicizzare il loro prodotto. Quello che era iniziato come un progetto parallelo si è rapidamente trasformato in un lavoro a tempo pieno: "Prima ci volevano 10 ore a settimana, poi ci volevano 10 ore al giorno", racconta Tarr nel libro.

Una moda passeggera (che ha cambiato tutto)

Il servizio divenne rapidamente popolare, non solo nel campus di Harvard e nei dintorni di Boston, ma anche nelle scuole di tutto il paese, fino alla Carolina del Nord e a ovest verso la California. "Ogni semestre, lo espandevamo perché la gente voleva farlo: c'era tantissima richiesta", racconta Tarr. Poi, la rivista Look decise di presentare Operation Match sulla copertina di San Valentino del 1966, aumentandone ulteriormente la popolarità. "Nel semestre primaverile del mio ultimo anno di college, avremo ricevuto 100.000 candidature". La carriera universitaria di Tarr vide l'ascesa di Operation Match, ma anche la sua caduta. Poco dopo la laurea del suo inventore, la novità di Operation Match svanì. "Era una moda passeggera, fu una cosa importante per un paio d'anni, ma poi l'interesse per il servizio si spense", spiega Tarr.

Ora, da quel primo tentativo ci sono voluti quasi 60 anni per costruire una vera industria degli appuntamenti online. Operation Match è stata un'ispirazione, una favola pionieristica, ma non solo. Perché nel libro di Patsy Tarr c'è anche un album di famiglia di coppie che si sono incontrate tramite Operation Match e che sono state insieme tutta la vita. Uno di loro scrive: "In un certo senso, Operation Match ha creato quella che è diventata la mia vita. I miei nipoti non esisterebbero senza quel computer grande quanto una stanza".