"Parigi 2024 è il mio sogno che si realizza. Lo avevo da quando ero piccola", racconta Valentina Petrillo al Corriere della Sera, e ancora "Le Olimpiadi sono diventate Paralimpiadi, perché all’età di 14 anni mi è stata diagnostica la malattia di Stargardt, che mi ha resa ipovedente". Per lei, velocista classe 1973, le Paralimpiadi di Parigi sono il punto di arrivo di una vita, per tutti noi sono un momento storico perché Petrillo gareggia come prima atleta trans ai Giochi Paralimpici.
In un'intervista del 2021 la velocista ha parlato di come la corsa sia per lei "un atto di libertà". "Ogni passo che faccio è un'affermazione di chi sono", ha detto. Eppure non sono mancate le polemiche proprio sulla sua identità di genere in relazione alla partecipazione ai giochi nella categoria femminile. Petrillo ha partecipato per la prima volta a una gara femminile nel 2020, un anno dopo aver iniziato il processo di transizione di genere ma le vittorie conseguite hanno portato con loro critiche e attacchi. L’avvocata spagnola Irene Aguiar parlando con Bild qualche giorno fa ha definito "ingiusta" la presenza di Petrillo e usato parole molto dure e transfobiche. "La nostra atleta spagnola Melani Berges", ha detto, "ha perso la possibilità di qualificarsi per le Paralimpiadi per colpa sua". Ci sono anche diverse associazioni femminili e femministe (si parla della cosiddette Terf, "trans-exclusionary radical feminist") che stanno protestando e l’Alliance Against the Erasure of Women ha dichiarato in un comunicato che "Diverse associazioni femminili, consorzi e Ong nazionali e internazionali si sono rivolti al Comitato paralimpico spagnolo per contestare la qualificazione di Petrillo, sostenendo che aveva gareggiato con un vantaggio in una categoria che non corrispondeva alla sua, e per rivendicare quel posto per l’atleta spagnola Berges".
Per la federazione internazionale dell’atletica paralimpica, un’atleta può gareggiare nelle categorie femminili purché la transizione sia stata riconosciuta a livello legale e possa provare che i suoi livelli di testosterone si sono mantenuti inferiori a 10 nanomoli per litro di sangue nei precedenti dodici mesi. Eppure il rischio è che, anche le Paralamipiadi, luogo dove la diversità dei corpi è particolarmente valorizzata, diventino occasione di discriminazione e attacchi violenti proprio come accaduto qualche settimana fa con la campagna d'odio scoppiata contro la pugile algerina Imane Khelif. Petrillo, oltre a essere una campionessa, è anche un’attivista per i diritti LGBTQ+ che utilizza la sua visibilità per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà affrontate quotidianamente dalle persone trans nel mondo dello sport. Difficoltà che lei stessa ha affrontato in passato quando, dopo il suo record italiano sui 200 metri ai Campionati italiani Master indoor di Ancona nel 2023 è stata pesantemente attaccata da altre atlete. Ogni gara diventa quindi una lotta che si gioca sulla sua identità e il suo corpo. "Ogni mia competizione è una vittoria contro l'ignoranza e la discriminazione", ha affermato con orgoglio parlando con Rai Sport in una recente intervista. E oggi che Petrillo indossa la maglia azzurra davanti a tutto il mondo vale ancora di più.