Dopo la strage di Cutro, ci aspettiamo dal Governo verità e iniziativa politica. Soltanto così si potrà restituire un senso a quella tragedia e dignità alle istituzioni. Le domande si accavallano: perché, pur sapendo da 24 ore dell’esistenza di una carretta del mare in navigazione con mare in peggioramento, le autorità preposte non chiesero un intervento di soccorso? Come mai la Guardia Costiera non fu chiamata a intervenire con i suoi pattugliatori inaffondabili? Chi stabilì che un vecchio caicco di legno carico di profughi non meritasse assistenza?
Misurando il calore emesso da quella bagnarola attraverso appositi visori notturni, l’aereo in sorvolo dell’agenzia europea Frontex comunicò a Roma e Varsavia, centri di coordinamento delle emergenze marittime frontaliere, che vi era “significativa risposta termica”. Nella burolingua, significa che vi erano presumibilmente molte persone a bordo, chiuse dentro la stiva. Nonostante il meteo in rapido peggioramento, si mossero, in funzione non di soccorso ma di polizia di frontiera, soltanto due barche della Guardia di Finanza. Le quali non riuscirono neppure a raggiungere il battello a causa del mare grosso. Poi, più nulla. Solo silenzi e rimpalli. E lo schianto del caicco su una secca. Forse non sapremo mai il numero esatto dei morti.
Ma la vergogna, quella non si lava con un Consiglio dei ministri frettolosamente organizzato in Calabria per placare le polemiche. E neppure ripetendo quell’invocazione pelosa e offensiva di chi traveste l’ipocrisia da saggio paternalismo: “Non partite, veniamo a prendervi noi”. Come se fuggire da guerre, regimi e terremoti fosse l’esito di una scelta. No. Su Cutro occorrono un’indagine giudiziaria e una verifica politica. Inoltre, serve restituire alla Guardia Costiera quel ruolo che per decenni ci ha resi un’eccellenza nel mondo: soccorrere in mare, salvare vite. Con autonomia operativa, senza lacci burocratici e bastoni fra le eliche messi apposta dall’inquilino del Viminale di turno.
Infine, aspettiamo un’iniziativa politica degna di un governo europeo: riaprire i flussi regolari per gli immigrati. Rendere possibile l’ingresso in Italia per chi cerca un lavoro. Accade in tutte le nazioni civili. Facciamo dell’Italia un luogo di accoglienza e formazione: ce lo chiedono migliaia di imprese in cerca di manodopera. A Cutro è annegata la pietà. Da Cutro potrebbe partire un’iniziativa politica bipartisan che sappia attrarre finanziamenti europei e trasformare l’immigrazione in un’opportunità.