Forse si sta, lo diciamo timidamente, formando una nuova attenzione nei confronti della scuola italiana, e in particolare per quel che riguarda lo stato della salute mentale di bambini e ragazzi. Dopo, infatti, che il budget del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali sia stato rinforzato per il 2022 con 20 milioni di euro, per poter garantire quell'assistenza e quel supporto psicologico che gli stessi studenti stanno chiedendo da mesi a gran voce, c'è stata l'approvazione da parte della Camera della proposta di legge sulle Competenze non cognitive, anche dette life skills. I ragazzi delle scuole superiori di tutto il paese che hanno a lungo e largamente protestato per chiedere aiuto, dopo il crollo che tanti hanno subìto causa pandemia, sono stati dunque ascoltati, e se il Senato confermerà il parere dell'aula di Montecitorio, saranno già due le manovre messe in campo per sostenere il personale delle istituzioni scolastiche statali, gli studenti e le famiglie.

Ma vediamo, dunque, che cosa sono le life skills: Nel 1993 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ne stilò per la prima volta l'elenco, includendo consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress, comunicazione efficace, relazioni efficaci, empatia, pensiero creativo, pensiero critico, prendere decisioni, risolvere problemi. "All'epoca per fare prevenzione e per mettere in guardia bambini e adolescenti da comportamenti a rischio - dice Stefano Rossi, psicopedagogista e autore ideatore del Metodo Rossi della Didattica Cooperativa - come bere alcolici o fumare, il metodo più usato erano le campagne informative. Ovvero attraverso quelle che si definiscono cognitive skills. Ma ci si è resi conto che questo tipo di metodo non arrivava al cuore dei ragazzi. Così vennero individuate dieci competenze che avrebbero dovuto sostenere bambini e adolescenti durante la loro fase evolutiva e per fare in modo che sviluppassero delle capacità proattive e protettive". Non verrà, tuttavia, introdotta una nuova materia, come è accaduto con l’Educazione civica, né verranno stravolti gli ordinamenti scolastici. L’obiettivo della proposta è quello, si legge, “di migliorare il rapporto con gli studenti”. Dovranno essere i singoli insegnanti a declinare lo sviluppo delle competenze non cognitive all’interno dei propri insegnamenti. Al termine della sperimentazione, il ministero dell’Istruzione stilerà le Linee guida per tutti gli ordini e gradi d’istruzione. Per rendere efficace la sperimentazione a breve partirà un Piano di durata triennale straordinario di azioni formative per i docenti.

Lavorare sull'educazione emotiva di bambini e adolescenti è importante, sempre secondo la proposta di legge pensata da un gruppo di deputati del centro-destra, per "migliorare il successo formativo prevenendo analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica". "Bisogna lavorare su due livelli – spiega ancora Rossi – Il primo è la mente critica. Bisogna allenare bambini e ragazzi a interrogarsi sui miti del nostro tempo. Mentre il secondo livello è quello che io definisco cuore intelligente, ovvero dobbiamo insegnare ai bambini e ai ragazzi a dare un nome alle loro emozioni e a esprimerle in maniera costruttiva. Oggi i bambini fanno fatica a rispettare le regole, gli adolescenti sono in preda all'inadeguatezza, sono spesso in fuga, si ritirano, abbandonano la scuola, sono emotivamente fragili. Mentre in passato sfidavano gli adulti, oggi scappano. La pandemia poi ha sicuramente amplificato le loro difficoltà".

Ma non bisogna pensare che le competenze emotive vadano in contrasto con quelle cognitive: L'obiettivo di questo progetto dovrà essere proprio unire e non separare, le life skills non dovranno amplificare il narcisismo delle nuove generazioni o potenziarne l'io, ma serviranno a imparare a stare insieme, cooperare, sviluppare empatia, capacità di ascolto. Devono insegnare a prendersi cura degli altri e a stare bene in gruppo. Può apparire complesso trasmettere valori di questo tipo mentre si insegna storia o matematica, ma esistono già diversi metodi di insegnamento che integrano alle cognitive skills le competenze emotive. La didattica cooperativa integra nelle diverse discipline le life skills: promuove il pensiero critico attraverso la cooperazione tra bambini e ragazzi, insegna loro a gestire e parlare delle proprie emozioni, stimola riflessioni".

Problem solving, capacità di stare in gruppo, gestione dello stress, pensiero critico, comunicazione efficace, sono tutte competenze che una volta adulti si inseriscono nei curriculum, possono fare la differenze in un colloquio di lavoro, oltre che nei rapporti umani e per questo si rivela essenziale svilupparle sin dall'infanzia. Come insegna Bauman la nostra "è una società liquida". Oggi sono polverizzate tutte le certezze, il presente è incerto e il futuro, lo abbiamo visto con la pandemia, è imprevedibile. Per questo il compito della scuola e della famiglia è formare individui coraggiosi: bambini, ragazzi, giovani che possano navigare e muoversi nell'incertezza con delle abilità. Dotare gli studenti di life skills vuol dire equipaggiarli degli strumenti necessari per affrontare il futuro.

Valentina Aprea, membro della VII° Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, riguardo la proposta di legge ad iniziativa parlamentare ha precisato a Orizzonte Scuola che è un’inesattezza definire queste “competenze non cognitive, in quanto le abilità emotive, relazionali e sociali che rientrano nel concetto di intelligenza emotiva, unitamente a capacità come la creatività, il pensiero divergente e di risoluzioni di problemi, sono tutte in qualche modo cognitive, nel senso che rientrano nell’attività cerebrale/mentale del soggetto. Ogni nuova esperienza di apprendimento, sia di tipo più esperienziale che squisitamente cognitiva, si tradurrà in tracce mnestiche che consentiranno la creazione o la modifica di reti neurali. Le neuroscienze cognitive ci consegnano evidenze scientifiche sull’impossibilità di separare emozione e ragione. Ogni esperienza di apprendimento include aspetti emotivi e cognitivi in modo inestricabilmente inscindibile. Bisogna - spiega sempre Aprea - tenere presente che, essendo entrati nel terzo decennio del nuovo secolo, del XXI secolo, ed essendo cambiate le competenze per vivere e lavorare, anche l’impianto didattico dovrebbe affrontare un processo di cambiamento e ripensamento. Oggi la complessità sociale, piuttosto dominata dalle tecnologie digitali, rende necessaria la messa in campo di abilità, spesso non sufficientemente contemplate dei curricoli e nella didattica".

Il World Economic Forum, infatti, ha individuato già da qualche anno quelle che sono considerate le competenze oggi necessarie: le competenze trasversali e gli strumenti con cui gli studenti affrontano problemi complessi e “le qualità caratteriali” ovvero le modalità con cui gli studenti si relazionano al contesto che muta. La scuola e la scuola italiana in particolare, si è sempre concentrata e soffermata sulla cultura dei contenuti trascurando forse aspetti più trasversali e abilità oggi indispensabili. Quali sono? Aprea ne cita alcune: la capacità di usare conoscenze scientifiche e i modelli per interpretare un fenomeno; l’alfabetizzazione tecnologica e le competenze digitali; alfabetizzazione finanziaria, ossia la capacità di comprendere i concetti economici basilari e applicarli alla vita di ogni giorno; la cultura sociale e civica; il pensiero critico : saper analizzare e valutare situazioni in modo da impiegare informazioni e idee per formulare risposte e soluzioni; la creatività, il saper impiegare modalità innovative per rispondere a domande, riformulare problemi ed esprimere significati; la comunicazione, ovvero saper ascoltare, comprendere e contestualizzare le informazioni; la collaborazione e il saper lavorare in gruppo.

“Ciò che maggiormente lascia un’impronta nell’alunno - conclude Aprea - è l’entusiasmo, la vicinanza, la flessibilità personale, la comprensione, l’empatia, il docente deve stimolare la curiosità e l’interesse dello studente, deve essere un coach , colui che mette a disposizione degli studenti le proprie competenze e conoscenze per aiutarli ad apprendere stimolando la discussione, promuovendo lo sviluppo del pensiero critico e accompagnandoli nell’esperienza sul campo, attraverso un rapporto diretto e un confronto continuo in una dinamica bidirezionale. È fondamentale inserire le soft skills nella valutazione, l’alunno deve essere valutato anche in base alle proprie abilità interpersonali, alle capacità di problem solving alla passione e all’entusiasmo che mostra in quello che fa, abilità che, spesso, fanno la differenza a scuola e nella società”.