E alla fine, sopravvissuta (male) alla DAD, e guadata pure quella zona di mezzo tutta genitoriale del "ci vediamo con i bimbi, ma a distanza" ho addirittura sperimentato le vacanze al mare ai tempi dell'epidemia di Covid-19. E sì, è stato quel genere di esperienza sinistramente a cavallo tra il paradisiaco e l'allucinato. Da un lato, infatti, (e qui purtroppo la gioia dei consumatori si scontra inevitabilmente con lo scoramento dei lavoratori del turismo) io e la mia famiglia siamo riusciti a trovare alloggio in un residence in bassa Maremma solitamente pieno da un anno all'altro, mentre in questo assurdo 2020 era ancora libero a luglio inoltrato, ma dall'altro le non tantissime persone che popolavano spiaggia e pineta erano tese, nervose, sospettose, pronte, com'è spesso poi effettivamente successo, a bisticciare. E proprio questo fenomeno, devo dire ingenuamente inatteso, ha riacceso il dibattito nella chat delle mamme, quelle vacanziere, ma senza il temuto plexiglass, eppure alle prese, per l'appunto, con liti sotto il sole cocente, i pedi cotti da una sabbia infuocata, il sudore del caldo misto a quello della rabbia. Pare di sì, pare che l'estate 2020 è e sarà litigarella come poche. E forse c'era da aspettarselo, che certo rilassati ancora non siamo, ma per chi tifa per il partito del "ne usciremo migliori" è stato l'ennesimo segnale che quel partito lì va bene se arriverà alla soglia di sbarramento.

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Juana Mari Moya//Getty Images

Così, in un'irreale e quasi totale assenza di svedesi, noi italiani ci siamo accapigliati. Nonostante (ma qui, sia chiaro, parlo solo per la mia personale esperienza) le due, al posto delle solite 4 o anche 5, file di ombrelloni, nonostante la distanza a norma tra i lettini, nonostante ci provassero la febbre all'ingresso di ogni struttura del residence, nonostante le mascherine, i gel, i moduli da compilare, siamo scapocciati lo stesso. Nonostante la bellezza, innegabile, di una spiaggia per nulla affollata, abbiamo trovato il modo di litigare. Lo hanno fatto i miei vicini di ombrellone, a lungo e rumorosamente, perché una delle due famiglie potrebbe aver invaso, sul bagnasciuga, lo spazio dell'altra "e insomma, è una questione di rispetto" e via a sbracciarsi, a urlare, a tenere fermi i propri consanguinei, che stavano dando chiaro segno di voler azzerare la distanza di sicurezza per approcciarsi poco pacificamente agli altri. "Ma lo sapete - scrive due giorni dopo una genitrice nella chat delle elementari - che una madre mi ha impedito di far giocare mio figlio con il suo al mare?". Eh sì, lo so eccome.

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Bicho_raro//Getty Images

Lo so perché ci è successa esattamente la stessa cosa, pochi giorni prima: un micro bimbo e la sua sorella maggiore si sono avvicinati al nostro ombrellone, cauti ma evidentemente intenzionati (matti, dopo mesi di reclusione, ma che gli passa per la testa) a fare amicizia con la mia progenie. Noi, alle prese con una seienne che (matta, dopo mesi di reclusione, ma che gli dice la testa) altro non desidera se non la compagnia di coetanei e non sempre e solo del fratello tre-enne, abbiamo lasciato che gli infanti parlottassero e cincischiassero sotto l'ombrellone. Ma dopo qualcosa come 20 minuti di amicizia (che a 6 anni se parli con un tuo pari per 3 minuti di quel cartone/gioco/parco giochi che entrambi amate, siete già bff), la genitrice s'è affacciata sul mio lettino per dirmi che si scusava tanto, "ma mio marito è molto arrabbiato perché non vuole che i bambini giochino insieme". Al che invece di chiederle che cosa lei, e non suo marito, pensasse della faccenda, ho richiamato all'interno della nostra bolla i due infanti, la maggiore dei quali non è riuscita e mai, credo, riuscirà (ciao, capricorni) a farsi una ragione di quanto accaduto. Però succede, ce lo abbiamo sotto gli occhi, ci compare sotto forma di whatsapp in capslock nelle chat come nei messaggi privati, "ma lo sai che ho dovuto litigare con una perché mi ha chiesto di fare il castello di sabbia più distante dal suo", "capisci che ho dovuto rispondergli, a quello, pretendeva che giocassi a bocce sulla sabbia cocente perché così sarei stato a un metro da lui", "guarda, una lite in piscina che non ti dico, un bambino si è messo in testa di giocare con il mio, ma io mica mi fido, e quelli a minimizzare perché eravamo all'aperto". Insomma, ci irrita chi s rilassa troppo, ci dà sui nervi chi è ancora troppo rigido, e non ci resta che litigare. Da qui fino al prossimo lockdown. E allora torneremo a promettere di uscirne migliori.