Dobbiamo parlare di aborto. E forse qualcuno, a questo punto, si chiederà: ma se siamo nel pieno di una crisi sanitaria globale e gli ospedali sono la prima linea nella lotta al Covid-19, c'è proprio bisogno di preoccuparsi degli aborti? La risposta, però, è sì, decisamente sì. Questa pandemia ci mette tutti in enorme difficoltà - tra incertezza e paura reale - ma escludere l'aborto dalle procedure mediche necessarie mette in discussione diritti intoccabili, lasciando le donne (in una situazione già incredibilmente difficile) completamente sole. Quello che stiamo osservando da più parti in questi giorni è proprio il pericoloso meccanismo per cui, nei momenti di crisi, i diritti più a rischio sono esattamente quelli delle minoranze e, in questo caso, delle donne. E, infatti, in diversi Paesi il - già continuamente osteggiato - aborto legale sta venendo meno. In Texas e Ohio il governo ha ordinato alle cliniche di sospendere le procedure mediche di interruzione di gravidanza in quanto considerate "non necessarie". "Non necessarie". Ecco.
Secondo le linee guida federali, infatti, durante la pandemia devono essere assicurati solo gli "interventi chirurgici essenziali", ma il governo dei due Stati, come riporta il The Guardian ha fatto sapere che, secondo la loro interpretazione, gli aborti non vanno affatto considerati tali (tranne evidentemente nei soli casi più estremi di forte rischio per la vita della madre). Così, Ken Paxton, procuratore generale del Texas, ha dichiarato lunedì che i medici che praticano gli aborti sono soggetti a un ordine esecutivo che richiede di "rimandare tutti gli interventi chirurgici e le procedure che non sono immediatamente necessarie dal punto di vista medico". Peccato, però, che l'interruzione volontaria di gravidanza sia esattamente tra quelle procedure che non si possono facilmente rimandare, sia per ragioni legali (le leggi specificano le settimane entro cui è possibile abortire legalmente) sia dal punto di vista medico (senza contare la pressione psicologica sulle donne). La posizione dei procuratori, quindi, sembra a molti un tentativo politico di limitare il diritto all'aborto legale.
Diverse cliniche di entrambi gli Stati, quindi, hanno fatto sapere che continueranno a praticare le interruzioni di gravidanza, nonostante le minacce dei governi di applicare misure sanzionatorie forti. "L'aborto è una forma di assistenza sanitaria essenziale e time-sensitive", ha dichiarato infatti Katherine Hancock Ragsdale, presidente della National Abortion Federation. "Le donne meritano di meglio di uno sfrenato sfruttamento di una crisi sanitaria per promuovere un programma anti-aborto".
Come riporta il Post, le Nazioni Unite hanno espresso la loro preoccupazione per come la crisi sanitaria finirà per pesare in modo particolare sulle donne. La pandemia rischia di esacerbare le disparità e le discriminazioni già preesistenti, aumentando - tra le altre cose - i rischi di una esposizione alla violenza domestica e di interruzioni all’accesso alla salute sessuale e riproduttiva. Le donne rischiano inoltre di trovarsi a prendere decisioni molto difficili per la loro vita e salute in una situazione di emergenza globale e senza l'appoggio del sistema sanitario.
Anche in Italia il dibattito sull'aborto in questi giorni è acceso. Nel nostro Paese, abortire è già di per sé complicato, dato l'alto numero di medici obiettori di coscienza (in certe regioni sono il 90%!), ma la pandemia sta complicando le cose rendendo ancora più difficile l'accesso all'IGV. Inoltre, nella maggioranza delle regioni, l'aborto farmacologico richiede il ricovero, cosa che, in questa fase di emergenza - con gli ospedali allo stremo - può risultare problematica. Vista la situazione, diverse organizzazioni per la salvaguardia dell'aborto si sono attivate per fornire un supporto alle donne. La piattaforma Obiezione Respinta, ad esempio, oltre a mappare le strutture idonee, fornisce su Telegram aggiornamenti continui sugli ospedali dove è possibile ottenere l'IGV anche in questa fase di crisi. La pandemia sta mettendo in crisi il mondo intero, ma non dobbiamo lasciare che ci porti via la nostra umanità e il nostro rispetto per i diritti che, per quanto possibile, vanno tutelati. E i diritti delle donne - ricordiamocelo - sono diritti umani.