Purtroppo alle soglie del 2020, quando anche in Paesi che erroneamente immaginavano ancora arroccati nel conservatorismo si fanno passi da gigante in tema di diritti lgbtq+, ci sono, al contrario, persone che credono che l'omosessualità sia una malattia mentale che si può (deve) curare. Il fatto, però, più allarmante è che talune di queste persone sono politici con incarichi di un certo spessore, come, e qui veniamo all'attualità, la britannica 71enne Ann Widdecombe, membro del Brexit Parrt MEP e neoeletta parlamentare europeo. Già nota per le sue dichiarazioni non troppo velatamente omofobe (nel 2012 era stata aspramente criticata per aver detto che "un omosessuale infelice per la propria condizione dovrebbe, in accordo con gli attivisti gay, essere messo in condizione di indagare su qualsiasi possibilità di essere aiutato a diventare eterosessuale"), Widdecombe qualche giorno fa in un'intervista televisiva a Sky è tornata a ribadire il concetto, ribadendo il suo appoggio nei confronti delle cosiddette "terapie riparative". Nello specifico, la frase che ha maggiormente smosso l'opinione pubblica è stata : "Il fatto che pensiamo che sia ormai impossibile per le persone cambiare la propria (omo) sessualità non significa che la scienza non possa, un giorno, essere in grado di dare una risposta a questa situazione". Tradotto: si dovrebbero poter applicare le terapie di riconversione che ritengono l’orientamento sessuale e il senso della propria identità di genere come il sintomo di un problema nello sviluppo personale che deve essere individuato e “corretto”.
Giusto per fare un breve excursus storico, a fronte delle affermazioni dell'eurodeputata vogliamo ricordare che già secondo Sigmund Freud, nel lontano 1920, "l’impresa di trasformare un omosessuale in un eterosessuale non offre prospettive di successo". E, come ricordava in un pezzo di qualche anno fa il sito Linkiesta, nel tempo l’intuizione del padre della psicoanlisi si è rivelata corretta: "il percorso di “depatologizzazione” dell’omosessualità è iniziato negli anni Cinquanta, ma la vera svolta risale al 1973, più di quarant’anni fa, quando l’American Psychiatric Association decise di eliminare l’omosessualità dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (fino a quel momento era stata considerata prima un disturbo sociopatico della personalità, poi una devianza sessuale).
Ma è nel 1990 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha depennato definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali". Ecco perché, vent'anni dopo, le affermazioni di Widdecombe scuotono così tanto gli animi e adombrano lo scenario europeo, dove, ricordiamo, si sta sempre più cercando di volgere sguardi e animi dei cittadini in direzioni opposte.
Inoltre, l'estate scorsa, il governo ha lanciato un piano d'azione pro diritti LGBT che ha vietato la cosiddetta terapia di conversione. Il rapporto che lo accompagnava afferma senza mezzi termini che, "nel tentativo di far diventare eterosessuali, le terapie possono portare in casi estremi non necessari interventi chirurgici, "stupro correttivo", e per il non portare ad alcun esito possono, talvolta, avere tra gli effetti collaterali ansia, depressione ed in alcuni casi è stato persino dimostrato un aumento degli istinti suicidi". Quanto detto dalla estremista conservatrice del partito pro Brexit nel molto seguito talk "Ridge on Sunday" ha attirato valanghe di critiche su Twitter, anche tra le ali meno progressiste, incluse quelle del deputato Tory Justine Greening, che ha scritto di essersi "completamente vergognato di essere rappresentato da questa donna vile. Essere gay - ha concluso - non è una malattia da curare, Ann Widdecombe continua la sua campagna anti-LGBT malata". L'ex deputato Tory Nick Boles, che ora siede come indipendente, ha accusato la signora Widdecombe di "bigottismo velenoso", mentre il comico Adi Ray ha detto che quei commenti erano "deplorevoli".
Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha dichiarato che Widdecombe "sta vendendo sciocchezze omofobiche". Quasi solo critiche, insomma, tanto che la politica ha aggiunto, in corner, che non immagina per il momento "che il Brexit Party proponga nel suo manifesto una politica sui cambiamenti di sesso nei gay". Lo speriamo anche noi, lo speriamo di cuore.