Ora che fa caldo e che, se si mettessero nudi l’uno di fianco all’altra, potrebbero incollarsi, lui non vuole saperne. Prende tempo, e proprio per questo i messaggi di lei si sono fatti più frequenti. Gli scrive Vieni da me, sono sola, non ho neanche i coinquilini. Le risponde con delle scuse, anche se nei messaggi successivi di solito poi le chiede chi è la più bella. Io! Risponde lei, e lui scrive Sì, sei la più bella. Lei allora gli scrive Anche tu sei bello, e poi lo invita di nuovo. Lui si sente lusingato, eppure non è brutto: ha ricevuto molti inviti del genere, inviti che ha però sempre e solo accettato in inverno, senza il rischio del sudore. Una ragazza l’ha pure lasciato per questo. Gli ha detto Non è normale che tu non sudi neanche quando facciamo sesso. Ma era febbraio, come avrebbe potuto sudare? Ci era rimasto un po’ male.
Però alla fine ha ceduto. È sul terrazzo di lei, sei piani lo separano da terra. Ci è stato solo d’inverno; ricorda il cielo nero, che però ora è viola, come sempre in città d’estate. È di spalle all’orizzonte. Lei gli siede di fronte. Lo guarda dal basso. Parlano di quel che parlano gli uomini e le donne che si piacciono: di niente, perché altrimenti tutto sarebbe imbarazzante e fondamentale.
Sono andati a letto tutto l’inverno, è solo ora che è estate e lui potrebbe sudare e le gocce bagnargli le cosce, inzuppargli i peli, scendere fino al retro delle ginocchia, che non vuole più. Lei forse lo sente. Gli tocca il primo pezzo di coscia lasciato scoperto dai pantaloncini. Lui sussulta. Lei urla Occhio! e lo afferra per la maglia. Lei non ride, ma lui sì, e si volta verso l’orizzonte. Guarda giù. Lo sai che una volta soffrivo di vertigini, dice, Adesso non più. Poi sente la mano di lei sulla schiena, la pelle bagnata che aderisce al tessuto. La sente, e intanto si scosta dal parapetto. Si chiede perché abbia accettato di andare là. Era meglio quando il cielo era nero, quando l’altezza gli faceva paura e lei non aveva toccato il suo sudore con la punta delle dita, pensa. Adesso però è tardi per quel prima, ed è anche ancora presto per capirlo.
Riccardo Meozzi è uno scrittore italiano, il suo romanzo d'esordio, uscito quest'anno, è Addio, bella crudeltà (edizioni e/o). L'immagine che ha ispirato il suo racconto fa parte del progetto Manual of how to become a good girl della fotografa Vanessa Lucrezia Francia, classe 1994. Scatti di famiglia, foto d'archivio, autoritratti e istantanee condivise sui social, accompagnate da didascalie a volte descrittive, altre ironiche o cupe, compongono un percorso di crescita intimo e personale che parte dall'infanzia, quando i gesti sono più liberi e spontanei.